Caro
Rob
Mi ha fatto
tanto piacere leggere la tua lettera. Non ricordo da quanto non ne
ricevevo una scritta a mano, recapitata dalla postina e non dal
computer. Nella parte dove mi chiedi come vanno le cose a Siena, ho
avuto la sensazione d’avere colto tra le righe una vena
d’inquietudine. Non sei un tipo da domande retoriche; per questo
dubito ti accontenteresti della risposta da protocollo: tutto bene.
Ho il sospetto che devi avere ricevuto qualche avvisaglia e per
soddisfare la tua curiosità hai pensato di stuzzicarmi; per
questo temo che sarò costretto a dilungarmi un po'. Non mi rendevo
conto che sono passati sette anni dall’ultima volta che sei venuto
a trovarmi. Mi pare fosse un tuo connazionale, o forse no, che disse
che il tempo si muove in una direzione ed i ricordi nell’altra. Il
tempo passa inesorabile ed è sempre più difficile abbinare un
avvenimento ad una data; tutto si sovrappone e s’attorciglia.
Siena
in questo è un po' complice perché la città sembra rimanere tale e
quale; come se un incantesimo l’avesse tenuta sospesa nel tempo.
Sto parlando della sua parte antica perché la sua essenza sta tutta
dentro le mura; sfido a provare il contrario. Non avrebbero nemmeno
dovuto permettere che quei quartieri accozzaglia, eretti a casaccio
nel dopoguerra, si fregiassero del nome Siena; sono prive d’anima e
progettate senza cuore. Siena è un’altra cosa. Non faccio più
nemmeno tanto caso se gli occhi dei miei interlocutori si spalancano
ed i volti s’illuminano solo perché gli svelo dove vivo.
Menzionando Siena, dagli sguardi percepisco che quelli che hanno
avuto la fortuna di conoscerla, iniziano a rovistare nei cassetti
delle memorie, e dopo avere scelti quelli più belli, si sentono
legittimati ad annoiarmi sciorinando l’elenco delle meraviglie che
hanno visitato; non mi pare che qualcuno abbia mai nominato nulla che
fosse aldilà delle mura o come si usa ancora dire qui, extramoenia.
Le
mura, che ancora oggi avviluppano gran parte della città, una volta
servivano a tenere a bada gli invasori, oggi, marcano il confine
dalle costruzioni antiche a quelle più recenti; volendo essere meno
diplomatici, dalla Siena attraente a quella più sciatta. Sono
cresciute di pari passo con la città; la città s’ingrandiva, così
la cinta s’allargava inglobando i borghi esterni come l’abbraccio
d’una madre. Terminati i conflitti, le porte principali, che una
volta avevano lo scopo d’intimorire, non servivano più. Non per
questo sono state abbandonate a se stesse. Come farebbe una società
civile con i suoi cittadini che hanno servito fedelmente la causa, le
mura sono state accudite e le porte abbellite fino a farle diventare
i varchi accoglienti per i forestieri ed un elemento distinto
dell’arredo urbano. Lo sprezzo è iniziato quando in nome di un
nuovo viale, una parte sono state abbattute ed altre sono state
nascoste dalle palazzine costruite a ridosso. Al resto c’ha pensato
l’incuria, la natura le ha tappezzate con una boscaglia brada
d’edera, cespi di capperi, ed in certi punti, le mura assomigliano
ad una preda lentamente stritolata dal boa che la sta ingurgitando.
Le amministrazioni fanno spallucce e liquidano la faccenda con la
scusa bizzarra che è di proprietà del demanio. Quindi? Alla voce
demanio, il dizionario indica che è un bene pubblico di proprietà
dello Stato.
A
maggior ragione. Da voi Rob avete più senso dello Stato, è
sufficiente menzionarlo o vedere una bandiera sventolante per
risvegliare moti di amor patrio e farvi scattare sull’attenti. Da
noi troppo spesso, suscita l’effetto opposto; la Pinacoteca
Nazionale di Siena è un esempio. Il museo che dovrebbe essere lo
scrigno che custodisce i tesori d’arte di uno dei periodi più
splendenti della Repubblica, è tenuto peggio d’uno sgabuzzino. È
segnalato in modo talmente inadeguato che è possibile passarci
davanti senza accorgersi dell’esistenza. Non sto dicendo di
tappezzare la città con manifesti ma, almeno non sia una scelta
tenerla nascosta, potrebbero indicarla un po' meglio. Quando si
riuniscano in assemblea per cercare di capire le cause di una
affluenza così bassa, qualcuno dovrebbe fargli presente che esistono
cartelli con le frecce che vanno messi agli angoli delle strade ed
agli svincoli. Purtroppo non è quello l’unico motivo per cui il
palazzo costruito nel XIVesimo che custodisce i capolavori del
XIIIesimo secolo, diventato la sede d’esposizione della scuola di
pittura Senese nel XVIIesimo, nel XXIesimo è semi deserto. Entrando
si viene presi da un senso d’angoscia e sdegno per la noncuranza
che regna nelle sale. In una galleria d’arte si presume che lo
scopo basilare sia di mettere le opere nelle condizioni migliori per
essere ammirate. L’illuminazione invece è pessima perché le
lampadine bruciate non vengono quasi più sostituite. Nei mesi
invernali, quando non si può fare affidamento alla luce naturale che
filtra dalle finestre, per vedere le opere d’arte è necessario
sgranare gli occhi. I climatizzatori, non entrano in azione da tempo
rischiando così di compromettere i capolavori del Lorenzetti,
Vasari, Pinturicchio, Duccio di Boninsegna e Simone Martini tanto per
nominarne qualcuno. La ciliegina è la continua assenza del personale
per malattia, forse cagionevole per l’ambiente umido ed insalubre;
per questo, i tre piani non sono mai aperti in simultanea,
aggiungendo ancora un disagio al masochista armato di torcia che
avesse ancora voglia di farne visita. Siamo un paese con un
patrimonio cultuale artistico ereditato dai nostri avi che non ha
eguali al mondo; non solo non siamo capaci di mostrarlo al pubblico,
addirittura rischiamo di mandarlo in malora.
Spesso
mi sono trovato d’accordo con quelli che si lamentano che molti
capolavori italiani sono finiti all’estero; ma se voi siete in
grado di valorizzarli e noi no, non ci vedrei nulla di male se vi
prendeste anche questi.
Sei
arrivato a Siena come fanno molti turisti per restarci solo qualche
ora, ma ne sei rimasto così ammaliato che hai deciso di restarci
qualche giorno in più; da lì è iniziato il tuo sodalizio che ti ha
portato a ritornare con sempre più frequenza. Se non sbaglio le tue
parole esatte erano “Ho avvertito le campane del destino rintoccare
nella mia anima”; era successo passando casualmente davanti
l’oratorio di una Contrada che stava benedicendo il cavallo il
giorno del Palio. Da allora ogni scusa era buona per salire su un
aereo ed attraversare la pozza d’acqua, come scherzosamente
chiamavi l’Atlantico. Lo facevi anche solo per non mancare ad una
cena nella Contrada che ti aveva adottato e poter stare con i tuoi
amici. Quando gli hai dedicato un libro hai cominciato a venire in
tutte le stagioni per periodi anche lunghi; sembrava che non
riuscissi più a staccarti. Di giorno ti piaceva stare in compagnia
ma la notte, Siena era tutta per te; allora non era raro trovarti
solo in giro per i vicoli alla scoperta di qualche particolare che di
giorno ti era sfuggito. Il giorno si tende a tenere lo sguardo
puntato ad altezza occhi ed a controllare i propri passi, di notte,
quando la città è deserta, siamo invitati a sollevarlo ed
improvvisamente si scoprono molti dettagli incogniti. Siena va
percorsa a piedi, non ci sono molte alternative anche perché è
stata tra le prime città a chiudere al traffico. È bello girarla
senza una meta e farsi condurre nei vicoli trasportati dalla luce
della luna che si riflette sulle tegole di cotto o perdersi nei
labirinti di viuzze che si restringono e si rabbuiano, i chiassi che
s’innalzano e s’inarcano, scendono, scorrono sui corsi più
eleganti ed attraversano le piazze ed i sagrati. Siena così ti svela
quel suo lato più celato: le fonti offuscate di giorno che
rilasciano il gorgoglio perpetuo dell’acqua che scorre, le
cappelle, le basiliche che ogni tanto mandano il timbro del suono di
una campana, le chiese minori ed i tabernacoli. La tranquillità
regna con la quasi totalità d’assenza di rumori ma se si è
fortunati, in estate si possono udire gli echi dei canti dei
contradaioli che balzano nell’atmosfera prima di venire assorbiti e
custoditi per sempre nei muri antichi. In inverno il silenzio può
essere inquietante e far venire in mente immagini del passato capaci
di far suscitare desideri ma anche far affiorare una enorme
sconsolata malinconia. Mi raccontavi quanto fosse rassicurante
passeggiare senza doversi guardare le spalle con la paura
d’imbattersi in qualche balordo o fare attenzione a non valicare il
confine di una zona malfamata. Mi ricordo quanto ti divertivi a
sfogliare i quotidiani locali privi di cronaca nera e che riportavano
anche il resoconto della casalinga punta da una vespa ed il
pensionato che per sbaglio si era applicato una goccia di Attak
anziché il collirio.
Non
ti preoccupare Rob. Il traffico dentro le mura è sempre più
limitato e si può ancora girare a tutte le ore senza patemi, semmai
bisogna fare attenzione a non inciampare. Il bel selciato d’una
volta è tutto rattoppato col bitume e trasfigurato in uno zibaldone
amorfo. Non solo, i sacchi della spazzatura s’accumulano, i
cassonetti traboccano e gli spazzini della nettezza urbana, ops,
intendevo gli operatori ecologici della Siena Ambiente, li svuotano
negli orari sbagliati. Pure l’aria è un po’ cambiata; al
gradevole soffritto rilasciato dalle cucine delle trattorie, si è
aggiunto anche quello di wanton, curry e kebab fuoriuscito da quelle
etniche. Molti dei vecchi alimentari sono stati rilevati da Indiani
che li chiamano mini market e vendono scatolami e porcherie pre
confezionate; così abbiamo perduto anche il pizzicagnolo con lo
zinale che affettava i salumi ed in contemporanea ti consigliava le
fresche delizie di giornata. Ci sono le stesse possibilità di vedere
un artigiano all’opera in una vecchia bottega d’incontrare un
Panda nel suo habitat naturale. Ogni saracinesca abbassata cela un
universo di segreti e mestieri che vanno ad aggiungersi alla memoria
di una società, che per motivi oscuri ha deciso di fare a meno di
loro. Sono spariti alcuni locali storici avvicendati con negozi delle
solite catene internazionali e le loro belle insegne originali
sostituite con quelle al neon, le tappezzerie e le mesticherie d’una
volta quasi estinte. I negozi aprono e chiudono con una rapidità
disarmante; il comune denominatore è che sono tutti mezzi vuoti. Nei
ristoranti è sempre più raro venir serviti da un Senese ed
infilando il naso nelle cucine, spesso si scopre che anche i
cucinieri e gli chef non sono di qui. In un capitolo di un mio libro
avevo preso in giro un Americano che si lamentava che in Italia non
si mangiava la vera cucina italiana come a Los Angeles. Oggi forse
non avrebbe tutti i torti, nella crisi che ci attanaglia anche i
migliori chef ed i camerieri diplomati, se possono, scelgono
d’andarsene.
Quest’anno
le rondini non sono mai arrivate, i nidi costruiti con il fango
inutilizzati ricordano quegli antichi villaggi rupestri abbandonati
che lentamente si riducono in briciole. Mi è dispiaciuto, oltre
all’allegria erano il segnale visibile dell’arrivo della
primavera. A Siena il cambiamento delle stagioni non è così
percettibile come altrove, non ci sono i germogli delle piante a
segnalarcelo; è una città maschia, le piazze ed i palazzi sono
austeri ma è una qualità specifica che funziona e che contribuisce
al suo charme. Non sono sicuro quanto sia stata una scelta
architettonica o se sia stato frutto della casualità ma, si può
passeggiare lungo il Corso, raggiungere il Duomo passando per la
scalinata che costeggia il Battistero senza incontrare un filo
d’erba, se non qualche ciuffo della decantata verbena in Piazza del
Campo. Il verde non si vede ma c’è ed è celato nei giardini sul
retro delle case che s’inerpicano sulle tre colline su cui Siena si
sostiene, nelle valli più nascoste,spesso coltivate ad orti, e nei
territori privati alle spalle delle società delle Contrade, spaziose
a tal punto, che possono comodamente ospitare banchetti e feste
titolari. Mi pare fosti proprio tu a farmelo notare, usando come
termine di paragone bizzarro ma efficace che Siena è un po’ un
pugile dal volto severo che nasconde un cuore tenero.
Sei
stato tra i pochi capace di farti amare da questa gente ed il
rispetto che provano per te si percepisce ogni qualvolta ti
rammentano. Per loro sarai sempre lo Scrittore, quello che sosteneva
che Senesi non si nasce ma si diventa. Ho sempre sospettato che lo
dicevi perché ci tenevi così tanto ad essere identificato come uno
di loro. Non so quanto valga per me, vivo qui da quasi sempre, sono
contradaiolo e talvolta m’invitano anche all’estero a
rappresentare Siena ed il suo territorio; è solo colpa mia se dopo
quaranta anni ancora non mi sento inserito del tutto. Non mi è mai
piaciuto fare di tutta l’erba un fascio, etichettare un popolo con
un luogo comune bello o brutto che sia. Almeno non si tratti di
maiali di cinta senese o di bovi di razza chianina non credo si possa
parlare di razza Senese, è goffo, suona male e non sono nemmeno
sicuro sia corretto discutere di un carattere specifico appartenente
a questa gente. Questo perché dubito esista un filo conduttore tra
il Senese del passato e quello del presente, c’è troppa
difformità, in certi casi sembrano addirittura contrastanti; aperti
ed all’avanguardia gli avi, chiusi e conservatori i discendenti,
ingegnosi ed accorti gli antenati, indolenti e sprovveduti le
progenie.
I
primi a stabilirsi qui forse furono gli Etruschi, non lo sappiamo con
certezza anche perché i ritrovamenti risalenti a diverse centinaia
di anni avanti Cristo non farebbero pensare a dei veri e propri
insediamenti. La città, con ogni probabilità, si è sviluppata
lungo una via di grandi comunicazioni al tempo dei Romani. Chiunque
sia stato a gettare le prime basi, lo fece seguendo il criterio di
colonizzare le colline; l’aria era più salubre e sarebbe stato più
facile da difendere. Oggi bastano un paio d’acquazzoni a
distruggere le case che gli architetti ed ingegneri contemporanei si
ostinano ad erigere nelle pianure; i fiumi esondano, le abitazioni
crollano e la gente s’infuria con le amministrazioni. Le autorità
danno le colpe all’abusivismo, ai condoni concessi dalle
amministrazioni precedenti ed anche al riscaldamento globale. Il
fatto è che qualcuno li costruisce, altri lo hanno permesso e
nessuno lo impedisce.
Con
la caduta dell’impero poi vi è stato un gran via vai di
popolazioni provenienti dal Nord Europa ma forse tra i pochi ad
avervi lasciato tracce furono i Galli, i Longobardi ed i Franchi e,
sono i loro discendenti che hanno dato origine alla Repubblica
straordinaria che hanno reso grande Siena. L’era Repubblicana
capace di un sistema governativo con una mentalità talmente
innovativa tanto da investire in una sanità pubblica ed attenta a
concedere un’istruzione all’avanguardia. Non può essere un caso
che sono stati quelli i secoli che hanno visto spuntare generazioni
d’artisti, architetti, ingegneri, scrittori e menti sopraffine
capaci di far entrare di diritto Siena in quella cerchia di città
elitarie. Ad avallarne la straordinarietà, una delle massime
espressioni è stata una donna, Caterina Benincasa, le
ventiequalcosesima figlia di una famiglia modesta che ottocento anni
orsono è riuscita a comandare a bacchetta un Papa; l’eccezionalità,
più che un Papa che si facesse mettere i piedi in capo, era che
fosse una ragazza a farlo.
Molti
associano il Medioevo agli anni bui, è normale, si ricordano le
guerre, i tiranni, le inquisizioni, le terribili pesti e via
discorrendo; farlo con Siena sarebbe ingeneroso, avrebbe poco senso,
al contrario nessuno può negare che si è trattato d’un periodo
dei più straordinari. La caduta della Repubblica è coincisa anche
con il lento declino del popolo Senese; persa la sovranità, sono
iniziati i secoli d’isolamento dove la città si è congelata e la
sua gente pare abbia addirittura subito una sorta d’involuzione. Il
Palio rappresenta l’emblema; Siena non lo celebra ma lo vive come
parte vitale della sua esistenza, non come una manifestazione
rievocativa di un glorioso passato ma il suo presente rimasto
immutato nei secoli che è riuscito a scavalcare anche nel nuovo
millennio. Per questo il Palio non è la sagra finalizzata ad
attrarre turisti in una data specifica ma una complessa trama che
coinvolge le sue diciassette Contrade ed il punto d’identità e di
riferimento dei Senesi per tutto l’arco dell’anno. Finisce sempre
così Prof, si parla di Siena ed inevitabilmente si va a ricascare
sul Palio, ma se iniziamo a parlare di Palio adesso va a finire che
non ne usciamo più ed allora lasciamolo perdere (almeno per ora).
Se
facessimo il gioco del paragoni tra le due Siena, la parte antica
vincerebbe il confronto con la Siena moderna per manifesta
superiorità, una sfida impari; come far giocare il Real Madrid in un
campionato dilettanti. Non è solo il Palio a cui Siena si associa,
si fa anche con i Ricciarelli, il Panforte, i Cavallucci, anche se
alcuni dei marchi storici, che li producevano, la Sapori, Pepi e
Tinti sono stati venduti alle solite multinazionali mangiatutto.
Burnt Siena è anche un colore, è quello che prende il nome dai
tramonti che riverberano sui mattoni rosso granata della città
vecchia. Siena ha ammaliato i visitatori a tal punto da diventare un
nome di donna; magari dato a quelle bambine concepite durante una
vacanza in un albergo con vista sulla città. Ci sono tracce di Siena
ovunque nel mondo ma forse a farla da padrone come ambasciatrice è
la sua banca. Sei stato proprio tu a scrivere che ogni volta che ti è
capitato di vedere l’insegna Monte dei Paschi in giro per il mondo
ti è venuto un gradito tuffo al cuore.
La
banca di Siena ha una storia così antica che si potrebbe scrivere un
romanzo d’appendice a puntate. Quella che per anni è stata la
delizia con cui i cittadini si sono trastullati ed arricchiti, la
linfa che alimentava la città si è trasformata nella sua croce.
Paragonandola al sistema solare, la banca è il sole che tiene in
vita la città che è il pianeta Terra mentre l’Università,
l’Accademia musicale della Chigiana e tutto il resto sono i pianeti
ed i satelliti che vi orbitano attorno. Dicono che il sole un giorno
imploderà, la banca pare stia per farlo, in molti si aspettano il
botto imminente e quando lo farà sarà così deflagrante che si
sentirà anche nel tuo continente. Per riassumerti la vicenda,
cercherò di condensarlo, come dite voi in modo tale da farlo
entrare in un nutshell: un guscio di noce. La storia del MPS
inizia quando le magistrature della Repubblica di Siena fondarono la
banca e stilarono lo statuto nel 1472.
Il
primo documento che riporta il nome attuale della banca, appare nel
1624 quando Siena entra a far parte del Granducato di Toscana e il
Granduca Ferdinando II concede ai depositanti del Monte le rendite
dei Pascoli demaniali della Maremma. Nel 1629 si ha notizia di un
grave scandalo che coinvolge Armenio Melari il camerlengo
dell’istituto in carica tra il 1602 ed il 1622 che venne accusato e
condannato a morte per aver sottratto l’equivalente di due milioni
di euro di oggi. La pena non fu mai eseguita perché fuggì e se ne
persero misteriosamente le tracce. Con l’unità, la MPS iniziò ad
aprire filiali nella neonata Italia inaugurando per la prima volta il
Credito Fondiario. Nel 1929 si fonde con il Credito Toscano e la
Banca di Firenze e nel 1936 viene dichiarato istituto di credito di
diritto pubblico dotandosi di un nuovo statuto che resta in vigore
fino al 1995. Per via della nuove legge emanata dal Ministero del
Tesoro ed entrato in vigore nello stesso anno, nascono due enti: la
Banca Monte dei Paschi di Siena e la Fondazione Monte dei Paschi di
Siena. La fondazione, che al tempo deteneva fino al 51% delle azioni,
è un ente no-profit che ha per scopo statutario finalità di
assistenza e beneficenza, nonché di utilità sociale nei settori
dell’istruzione, della ricerca scientifica, della sanità e
dell’arte, soprattutto con riferimento alla città e alla provincia
di Siena. Nel 1999 la MPS è quotata in borsa con successo e fa
registrare richieste pari a dieci volte l’offerta. Inizia una fase
d’acquisto di piccole banche regionali con lo scopo di radicare
ulteriormente la propria presenza in tutta Italia tra cui la Banca
Agricola Mantovana, la Banca del Salento e la Banca 121. Il 2007 vede
l’accordo con il Banco Santander ed è l’anno dell’acquisto
della Banca Antonveneta e nel 2010, la solidità della Banca pare
essere inattaccabile con il superamento degli stress test voluti
dalla Unione Europea. Nel 2011 vengono a galla le prime magagne con
l’annuncio, che arriva come un fulmine a ciel sereno, di una
perdita netta di oltre quattro miliardi di euro. Nel 2012, su
indicazione della Fondazione, viene nominato presidente del CDA
Alessandro Profumo, già amministratore delegato di Unicredit ed
amministratore delegato Fabrizio Viola che, da Gennaio 2012, è anche
Direttore Generale. Per far fronte alla crisi vengono annunciate la
soppressione di quasi cinquemila posti di lavoro e la chiusura di
circa 400 filiali. Per poter far fronte alla crisi interviene il
governo Monti e la Fondazione svende le proprie azioni rimanendo con
solo il 2% di proprietà; azioni carta straccia che oggi valgono solo
pochi centesimi. Sono già stati celebrati dei processi per il crac e
sono stati condannati in primo grado l’ex Presidente Giuseppe
Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni e l’ex direttore
area finanza Gianluca Baldassarri. Condanne minime all’italiana, è
possibile che nessuno si farà neanche un giorno di galera e magari
si godranno gli arresti domiciliari nei loro rifugi dorati. Ci sono
voluti cinque secoli per costruire quella fortuna, meno di cinque
anni invece sono bastati per svuotare le casse e far evaporare in
borsa lo storico tesoretto della città del Palio.
Le
avvisaglie si erano iniziate a sentire quando troupe televisive si
sono piazzate all’ombra della statua di Salimbeni davanti alla sede
storica della banca, Gli inviati molesti avrebbero voluto sentire i
pareri dei Senesi che però tacevano quasi tutti; quei pochi che si
pronunciavano, avrebbero meritato collaudare i marchingegni
esposte al museo della tortura. Conveniva dare retta al giornalista
massone della stampa locale che parlava di groviglio armonioso ed ai
media locali che gettavano acqua sul fuoco; anche se erano pompieri
poco attendibili perché sul libro paga della banca stessa. I
giornalisti che speravano d’ascoltare dalla viva voce dei cittadini
il dramma del fallimento, avrebbero ottenuto maggiori informazioni
intervistando i piccioni di Piazza del Campo. Nessuno voleva credere
che la loro Siena perfettina,
la più belle di tutte le città, potesse trovarsi al centro delle
cronache per uno scandalo che coinvolgeva la loro amata banca. Era la
prima volta che le attenzioni non riguardavano la vittoria di quella
Contrada nel Palio, l’ennesimo trionfo della squadra di basket o
per essere ancora una volta in cima alla lista delle città più
vivibili. Per molti era solo un brutto sogno, ci doveva essere
qualche inghippo, al risveglio Siena sarebbe tornata l’isola felice
ed invidiata da tutti. Intanto che le cronache locali sminuivano, i
più coraggiosi denunciavano sui loro blog le malefatte dei dirigenti
MPS e delle amministrazioni comunali in combutta con loro. I primi
tempi non era conveniente evocare i contenuti firmati dall’Eretico
di Siena, il Santo o il Bastardo Senza Gloria; poi, vista
l’inattendibilità della stampa complice, sono riusciti a
ritagliarsi un loro spazio e credibilità. A peggiorare le cose,
cominciavano a girare tutta una serie di storie sulle notti brave dei
dirigenti montepaschini: scambi di coppie, escort, orge a base di
cocaina; adesso non solo più furfanti ma anche viveur e puttanieri.
Come tutte le tragedie c’è scappato il morto; ufficialmente si è
parlato di suicidio ma c’è più di una persona che sospetta si sia
trattato di un omicidio premeditato. A Siena, il passaggio
dall’incredulità ad una sorta d’accettazione passiva, se pur
sempre omertosa, è stata molto lento. Gli impiegati hanno cercato
d’abbozzare delle proteste anche se i cortei pacifici ed indolenti
con tanto di pause per il cappuccino e bombolone al bar, sono
diventate motivo di scherno. Giuseppe Mussari non è nato a
Siena e per questo è stato il capro espiatorio ideale, ma anche la
Fondazione che ha elargito milioni a fondo perduto con troppa
nonchalance non è stata esente da critiche. Le colpe sono state
anche date in parte ai misteriosi titoli detti derivati, sottoscritti
con la Banca Giapponese Nomura, che aveva lo scopo di nascondere le
perdite del MPS; in pratica erano la scusa per non distribuire gli
utili agli azionisti. Usando un termine caro a Saddam, la madre di
tutti gli scandali è stato forse l’acquisto della Banca
Antonveneta pagata dieci miliardi anche se era in vendita a sei; un
mistero ancora irrisolto. I consiglieri della Fondazione sono sempre
stati nominati dai politici di Siena della Provincia e la Regione
tutte saldamente in mano al Partito Democratico. Il crollo del
sistema ha significato la fine del mito di Siena ed i suoi cittadini,
in parte complici, si sono visti rovesciare il loro mondo come se di
colpo si fossero risvegliati in quello parallelo; quello che però
funziona al rovescio come il seguito del film Ritorno al Futuro.
Fantascientifico, nonostante i disastri ed il commissariamento della
giunta, è che alle elezioni per eleggere il nuovo Sindaco, tanto per
cambiare, è stato eletto il candidato del PD, ex dipendente della
Banca e sinora incompetente quanto i suoi predecessori. I
montepaschini rappresentano un esercito d’impiegati, funzionari e
dirigenti che con altre centinaia di aziende e ditte di servizi vari
ci sfarfallano attorno. Sfido a trovare una famiglia di senesi che
non abbia avuto un parente sul libro paga della banca o che non sia
figlio di un montepaschino pensionato che ha lasciato il posto
all’erede. Sono pochi quelli che il posto lo hanno ottenuto per
meriti, molti sono entrati per conoscenze o grazie alle spinte del
partito. Il contratto del montepaschino medio è come una sorta di
tre per due al supermercato, si lavora undici mesi e se ne riscuotono
quindici, poi vanno aggiunti gli adeguamenti allo stipendio dovuti
agli scatti d’anzianità, i rimborsi spese, trasferte, buoni pasto,
premi vari eccetera. Se non si è impiegati in uno sportello al
pubblico, ma in uno di quegli alveari d’uffici misteriosi che
nessuno è mai riuscito a spiegarmi a cose servano, gli orari sono
elastici, il ritardo è consentito, le pause caffè molto lunghe; se
non ci sono pratiche urgenti da sbrigare ci si può distrarre con
qualche giochino al computer o trastullarsi online sui social
network. Il lavoro era sempre stato fisso ed intoccabile, perderlo
era quasi impossibile. Il Monte non era soltanto il luogo di lavoro
per garantirsi uno stipendio ma soprattutto l’ente a cui affidarsi
per assicurarsi una vecchiaia tranquilla. Ho amici che avrebbero
potuto fare altro nella vita perché non erano adatti a starsene
rinchiusi a controllare le cambiali insolute; non sfruttare la
possibilità del posto garantito da Babbo Monte però sarebbe stata
pura follia.
Esiste
anche una certa dose d’ingordigia perché molte famiglie impiegate
al MPS hanno anche la fortuna di possedere fondi ed appartamenti nel
centro storico della città. I negozianti però sono costretti a
retribuire affitti esosi per mandare avanti le loro attività
commerciali e con tutti gli studenti iscritti alle varie facoltà
dell’ateneo Senese, affittare le camere, spesso al nero, non è mai
stato un problema. Tutta questa ricchezza derivata dagli immobili
ereditati potrebbe consentire di aprire un’attività in proprio o
fare qualcosa di più creativo; l’unica mira del Senese tuttavia
pare sia ottenere il posto in banca. Domandai ad un amico se non
aveva mai preso in considerazione di mandare il figlio a lavorare in
un posto che non fosse il solito suo, di sua moglie e suo padre; mi
guardò con lo sguardo stupito come se gli avessi appena informato
che Bud Spencer in realtà era una donna.
Gli
studenti però sono diminuiti, molti alloggi sono vuoti ed i
commercianti, colpiti dalla crisi, non vedendosi diminuire gli
affitti, si trovano costretti a chiudere i battenti. Il posto in
banca a Siena adesso non è più una garanzia, le assunzioni sono
bloccate, quelli che hanno potuto, sono stati pre-pensionati, sono
stati fatti dei tagli qua e la e stipulati i contratti di
solidarietà. La vera notizia, che se qualcuno avesse azzardato anni
fa a pronosticare sarebbe finito dritto all neuro, è che i nuovi
azionisti hanno già iniziato a spostare le sedi amministrative
altrove. Forse le insegne delle filiali verranno aggiornate, magari
elimineranno la esse di Siena. Chissà, ormai non mi meraviglierei
più di nulla.
Panta
Rei scriveva Eraclito. Intanto che il tempo scorre e gli apatici
Senesi assistono con abulia all’eclissarsi della loro città, sotto
il lastricato scorre l’acqua in quella meraviglia d’ingegneria
chiamati bottini che sono un altro esempio delle capacità
d’ingegneria dei Senesi del passato; roba da far impallidire i
discendenti contemporanei.
Mi
ricordo quella sera dal vinaio che parlammo proprio di questo aspetto
dei Senesi che sono maestri nello sminuire cose a cui danno grande
valore. Il drappellone dato in premio alla Contrada che trionfa al
Palio lo liquidano semplicemente come cencio, il simbolo di distinguo
per eccellenza che indossano è il fazzoletto. Bottino non può che
far venire in mente qualcosa di poco gradevole, un luogo sudicio ed
immondo, un condotto sotterraneo per ricevere le acque di rifiuto per
la loro eliminazione, niente di tutto questo. Stiamo parlando di un
dedalo di cunicoli di circa venticinque chilometri in parte scavati a
mano nella roccia e nell’arenaria, in parte murati a volte da cui
il termine Buctinus cioè a forma di botte. Data la scarsità d’acqua
e la crescita demografica della città fu necessario trovare una
soluzione e, nel 394 (!), decisero d’intercettare le falde
acquifere e canalizzare in cunicoli sotterranei le acque provenienti
da sorgenti distanti. Una meraviglia scavata a mano con una pendenza
costante quasi impercettibile, così che l’acqua, nel suo lento
scorrere, potesse anche depositare impurità o calcare; se il
dislivello era maggiore, la soluzione era di rallentare il flusso
ricorrendo alle curve e serpentine. I lavori proseguirono fino al
1466 ed anche se di fatto le acque continuano a scorrere, non vengono
più utilizzati e nei secoli si sono imbelliti con i depositi di
calcare e la formazioni di splendidi stalattiti. Si tratta di una
vera e propria città sotterranea con accessi e vie, tabernacoli ed
impianti di ventilazione che rendono l’aria perfettamente
respirabile. La loro importanza strategica è attestata da due
tentativi di entrare in città usufruendo dei cunicoli, nel 1554
Carlo V quasi vi riuscì ed anche i partigiani durante la Seconda
Guerra Mondiale progettarono di liberare Siena usufruendone ma,
all’ultimo momento, il piano fu accantonato.
Dato
che ho accennato agli invasori, adesso parliamo del rapporto
conflittuale che i Senesi hanno con chi Senese non lo è. Per secoli
lo straniero è stato sinonimo d’aggressore; il conflitto armato
con la vicina Firenze, sfociato poi in una guerra globale tra le
fazioni Guelfe e Ghibelline, sono proseguite quasi ininterrottamente
per cinque secoli. Con la caduta della Repubblica, la città ha
vissuto un lungo periodo di pace fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Paragonando le sofferenze e le devastazioni subite dal resto del
territorio nazionale, si può dire che a Siena, tutto sommato, è
andata bene. Nel corso del Rinascimento, per gran parte del
Risorgimento, fino ai giorni nostri, Siena ha vissuto piuttosto
isolata forse perché lo sviluppo d’industrie qui è stato
marginale. Tanto c’era la banca; lo so Rob che stai pensando che
sono monotono ma non posso farci niente. Siena è stata anche esclusa
dalle nuove grandi vie di comunicazione, non è servita da
autostrade, la ferrovia è sempre quella a binario unico ed i
convogli sono vecchi e fatiscenti. Questa, chiamiamola segregazione,
oltre a mantenere la città radicata nel suo passato, non ha permesso
quel mescolamento di popoli come accaduto nelle città più
cosmopolite.
Il
forestiero, da conquistatore armato, si è trasformato in un
visitatore da cui diffidare, scambiare poche confidenze e mantenere
un certo distacco. Il turismo a Siena fa la voce grossa ma è di
breve durata, per molti, qualche ora en route da Firenze a Roma, una
capatina per ammirare i monumenti principali, pranzo in trattoria
tipica e via. Il turista è visto come uno sconosciuto ingombrante
che occlude le vie e che con la bella stagione stanno spaparanzati
come otarie a prendere il sole in Piazza del Campo. Come tutte le
convivenze forzate, i Senesi ci hanno fatto l’abitudine; un po’
come hanno fatto con i piccioni. Il turismo per Siena è una risorsa
irrinunciabile, nonostante questo, in molti ne farebbero volentieri
a meno. Se ne sentono di tutti i colori, spendono poco, nei
ristoranti ordinano solo cappuccini e che sarebbe meglio
ripristinare le porte medievali e tenerle chiuse il giorno del
Palio. Ho anche sentito qualcuno vantarsi per aver spedito un
turista, che aveva chiesto indicazioni stradali, nella direzione
opposta; non è possibile venire a Siena e non sapere dov’è il
Duomo, che diamine!
I
Senesi sono musoni di natura, non sono perennemente arrabbiati, sono
così e basta, non sorridono neanche quelli che sarebbero tenuti a
farlo per contratto: i concierge degli hotel, il gelataio, i
camerieri o gli impiegati all’informazioni turistiche. Lo sapevi
Rob che l’Ufficio Turistico ha cambiato ancora sede? Una volta era
al terzo piano di un palazzo in Via di Città segnalato dalla solita
insegna minuscola, per accedervi bisognava suonare il campanello,
fare due rampe di scale e cercare il portone giusto. Tutta fatica
sprecata, l’impiegato impreparato era di poco aiuto, se anche fosse
stato erudito, non aveva molta importanza perché non parlava altre
lingue che l’italiano. Per una breve parentesi, l’ufficio venne
trasferito al quartiere periferico dello Stellino e qui preferisco
sorvolare e fare no comment; sfido chiunque a spiegare l’utilità
di un Ufficio Informazioni all’imbocco della tangenziale.
Finalmente è approdato in Piazza del Campo dove un cartello scritto
a pennarello informava che non vendevano biglietti e nemmeno davano
informazioni sugli hotel o sugli orari di alcun tipo di mezzo di
trasporto. Infine si è trasferito in Piazza Duomo, una collocazione
discutibile perché spesso, le gite si concludono proprio lì; è un
po’ come se uno cercasse di vendere creme solari protettive agli
Inglesi di ritorno dai Caraibi. Ti ricordi quella volta che ti
accompagnai alla stazione e ti feci notare che il servizio autobus a
Siena qualche genio aveva pensato bene di chiamarlo TRAIN? Più
tardi, in coda allo sportello che aveva l’insegna TRAIN Tickets, ti
facesti tante di quelle risate. Diventasti paonazzo ascoltando
l’impiegato che respingeva gli increduli turisti e nel suo inglese
stentato spiegava che train a Siena non voleva dire
treno, ma autobus.
Il
fiume di turisti ha significato negli anni un incremento delle guide,
per ottenere il patentino, oltre a conoscere le lingue bisogna
sostenere un esame di storia dell’arte. Per questo, molte guide di
Siena giustamente non tollerano vedere concorrenti privi di licenza
accompagnare turisti in centro; qualche volta però esagerano. Il
Professor Falassi, un luminare autore del celebrato saggio La Terra
in Piazza, si è beccato una ramanzina perché parlava sottovoce con
un gruppetto di universitari nel Duomo, una maestra di scuola
olandese, che teneva una lezione alla sua classe di ragazzini in
Piazza del Campo, addirittura è stata presa a schiaffi ed uno
studente dell’Università si è visto circondato e minacciato di
denuncia reo di mostrare Siena alla sua famiglia il giorno della
laurea. Neanche io sono stato esente dalla caccia al condottiero
abusivo. Il giorno del Palio una guida ricciuta mi ha tirato per un
braccio quando accompagnavo il mio editore Polacco a prendere posto
nei palchi ed un'altra, solo perché indicavo un bancomat ad un mio
amico, si è messa a strillare come una pescivendola. Alla fine un
docente americano, stufo dei continui assalti, ha visto bene di
rivolgersi ad un tribunale ed ha avuto ragione.
In
pieno boom del turismo, molti Senesi proprietari di casali,
appartamenti o ogni sorta di buco sfitto hanno fiutato il business;
vedendo che lo facevano altri, hanno iniziato a paventare l’idea di
poterli affittare. Così, senza conoscere la lingua o avere alcuna
idea in merito alle esigenze di un turista, l’accoglienza
innanzitutto, di colpo si sono improvvisati affittacamere. Mi sono
ritrovato a fare sopralluoghi in scantinati ammuffiti e senza
finestre perché i neo-albergatori volevano un mio parere; visto che
c’ero, magari dargli dei consigli su come trovare qualche
villeggiante interessato. In modo educato cercavo di far intendere
che nel caso improbabile avessero trovato un autolesionista disposto
a stare nel loculo, non sarebbe bastato consegnargli le chiavi e
spiegare a gesti dove buttare il sacco della mondezza. Il turista
avrebbe preteso un minimo d’assistenza: pulizie, cambio di lenzuola
e prima colazione tanto per fare qualche esempio.
I
Toscani stanno simpatici un po’ a tutti. Sarà un po’ per la
parlata frizzante con la c aspirata, un po’ per le bellezze della
regione ed anche per la collocazione geografica; un filino troppo a
sud per far parte dell’antipatico nord, troppo a nord per essere
identificato con l’inoperoso sud. I Toscani sono considerati di
mentalità aperta, allegri ed ospitali, tutti aggettivi che neanche
se mi sveglio di buon umore sono in grado d’attribuire ai Senesi.
Per questo Rob, come già ho detto, ma credo valga la pena porre
l’accento, la tua storia con questa gente rappresenta più d’una
semplice eccezione.
Il
Senese si considera Toscano, lo sbandiera e ne va fiero, ma non è
che va molto d’accordo con gli abitanti delle altre città della
regione. Con i Fiorentini ad esempio sono rimasti ancora ai tempi
delle guerre ed ogni scusa è buona per rammentargli l’epica
sconfitta patita nel 1260 a Monteaperti, gli Aretini li considerano
un popolo rozzo e retrò, i Pisani lo sanno tutti (meglio un morto in
casa che un Pisano all’uscio), i Grossetani sono l’ex colonia
sorta dalle paludi e con i Livornesi si scannerebbero. Le cose non
vanno meglio nemmeno con alcune cittadine che si trovano all’interno
del territorio della sua provincia; a volte mi chiedo se seriamente
non sarebbe meglio chiudere le antiche porte ed interrompere ogni
contatto con il resto del mondo. Lo so che adesso stai pensando alle
rivalità esistenti tra le Contrade e non avresti tutti i torti. Ma
di questo, come già detto. ho deciso di non parlarne, almeno non per
adesso. Siena non è una bellezza fine a se stessa, una cattedrale
nel deserto; uscendo dalla città vecchia, dopo avere scavalcato i
ribrezzi sorti nel dopoguerra, non importa in quale direzione, le
magnificenze riprendono a scorrere. A nord basta fare pochi
chilometri per ritrovarsi nel Chianti, una regione collinare composta
da terra aspra di origini vulcaniche e difficile da coltivare. Questo
spiegherebbe perché è in gran parte ricoperta di boschi. Per la sua
posizione, fu il teatro delle guerre tra le repubbliche Senesi e
Fiorentine e per questo è disseminata di castelli e fortificazioni.
Per la sua indigenza, non fu prediletto dagli Etruschi ed eccetto
qualche strada che l’attraversa, pressoché ignorato al tempo dei
Romani. Nel Medio Evo, fu diviso in feudi, dati in proprietà a dei
signorotti. Fino al dopoguerra sono campati sfruttando i
contadini che, per cavar qualcosa da quei campi rocciosi, si
spezzavano in due. Negli anni dello sviluppo economico italiano
iniziò l’esodo, che nel giro di poco portò al quasi totale
abbandono delle campagne. L’emigrazione non fu così drammatica
come in altre zone d’Italia perché lo sviluppo delle industrie a
livello locale riuscì in parte ad assorbire le popolazioni delle
campagne; così le famiglie non si trovarono costrette ad andare a
cercare fortuna in paesi lontani.
Per
questo le campagne sono state in gran parte risparmiate dagli scempi
e gli abusivismi; eccetto poche eccezioni, non c’era rimasto
nessuno che potesse rovinarle. La fortuna del Chianti, oltre alla
produzione del rinomato vino Chianti Classico, è dovuta in gran
parte agli stranieri che lo hanno valorizzato acquistando e
ristrutturando i casolari in stato d’abbandono. Vedendo come i
Chiantigiani hanno ridotto i paesi dove si sono trasferiti viene da
dire meno male. Rabbrividisco al pensiero a cosa sarebbe potuto
accadere a quelle case coloniche; prima che emettessero le ordinanze
di salvaguardia, magari le avrebbero ricoperte con la calcina o
peggio, abbattute per sostituirle con cascinali in cemento armato.
Castellina
in Chianti, costruita in una posizione strategica, una volta era
fortificata e, per accedervi, v’erano due imponenti porte. Il paese
sopravvisse alle battaglie medioevali, ed eccetto un danno minimo
alla Porta Fiorentina, anche alla Seconda Guerra Mondiale. Anziché
sistemarla, i Castellinesi pensarono bene di raderla al suolo; così
scampo' alle guerre ma non alla furia dei suoi stessi cittadini. Non
contenti, con la scusa che ostacolava l’ingresso alle auto,
riservarono la medesima sorte anche alla Porta Senese che venne
smantellata senza pietà; il paradosso è che il centro storico oggi
è chiuso al traffico. Qualche anno più tardi, anche se a valle si
stava sviluppando un polo industriale incentivato dalla superstrada e
lo scalo ferroviario, un imprenditore locale costruì il suo
gigantesco molino a ridosso dell’antico cassero medioevale. Per
caricare e scaricare le merci, per anni i camionisti si sono trovati
costretti a salire lungo le tortuose, strette e spesso anche sterrate
strade polverose del Chianti. L’industria ebbe successo a tal
punto, che il proprietario investì i suoi profitti nella costruzione
di una seconda impresa; una produzione di mangimi zootecnici. Il
complesso ciclopico venne eretto in uno dei punti più alti del
Chianti appena fuori dal paese tanto che era visibile ovunque e, come
tocco finale, qualcuno ebbe la brillante intuizione di verniciare i
giganteschi silos d’un improbabile color rosa fucsia; vistosi a tal
punto che si notavano addirittura dalle colline metallifere Pisane.
Le industrie sono fallite, centinaia di persone hanno perso il lavoro
ma, al tempo stesso, il Chianti è diventato di gran moda e, grazie
al turismo, Castellina è riuscita a sopperire la perdita. I turisti,
attratti dalle bellezze paesaggistiche ed eno-gastronomiche del
territorio sono arrivati in gran numero; nessuno credo abbia
pianificato un viaggio con lo scopo di visitare Castellina.
Ricapitolando, il paese era stato smembrato dai Castellinesi che con
solerzia non avevano esitato a distruggere le stupende porte
d’accesso e le mura, simboli d’un periodo d’oppressione
e, nessuno aveva protestato quando l’antica torre medievale venne
soffocata dai moderni silos. Adesso che non servono più, anziché
destinare alla stessa sorte quelle inutili carcasse, tra l’altro
pericolanti, da anni discutono come recuperarli. Il problema Rob è
che a qualsiasi cosa un giorno potrebbero essere destinate, saranno
l’ennesimo cazzotto nell’occhio.
Proporrei
di fare come fate voi, un bel po’ di dinamite e boom,
farli saltare, però poi non costruirei nulla; anzi si, rimetterei in
piedi le due porte. Cosa c’è di così strano a proporre
d’investire i soldi che gli stranieri sganciano per ridare al
paese la sua bellezza originale? Una volta ne parlai con un
assessore, mentre lo facevo teneva la testa inclinata come fanno i
Basset Hound quando si sforzano di capire.
Lasciando
Siena nella direzione opposta ci si trova immersi in un paesaggio
desolato che nel Pliocene era sommerso dagli oceani. Per via del
terreno da cui sono composte vengono chiamate le Crete e, proseguendo
più a sud, sfociano nella meravigliosa Val d’Orcia. Il paesaggio è
brullo ed attraversato da colline, più dolci ed ondulate di quelle
d’origine vulcanica del Chianti, ed è caratterizzato da poderi
isolati, fontoni che raccolgono l’acqua piovana, calanche, balze e
biancane. Molti non sanno che il territorio fu disboscato per
seminare il grano ma, la peste nel 1348 decimò la popolazione di
Siena e, le aree coltivate, non servivano più. I terreni rimasti
incolti furono tralasciati al dilavamento della pioggia che nei
secoli l’hanno plasmata fino a farle prendere quel suggestivo
aspetto lunare diventato il paradiso di registi e fotografi.
L’abbandono totale, in parte s’interruppe nel settecento quando
arrivarono alcuni coraggiosi dalla Sicilia a riprendere le
coltivazioni e, negli anni sessanta, i pastori Sardi che hanno
portato con se i loro greggi di pecore e la produzione del formaggio
pecorino.
Quanti
chilometri devi percorrere a casa tua Rob per vedere i paesaggi
cambiare in modo così repentino? Probabilmente anche varcando il
confine di vari Stati ti ritroveresti sempre attorniato dalle stesse
monotone pianure coltivate a cereali. Il territorio Senese invece è
bello quanto è vario, contrastante e multicolore come se un Dio
avesse voluto sperimentare in un fazzoletto di terra una serie di
distinte elaborazioni paesaggistiche e cromatiche; al resto c’ha
pensato l’uomo coltivando le terre nel rispetto della natura e
costruendo tutti quei borghi diventati famosi nel mondo: San
Gimignano, Montalcino, Montepulciano tanto per citarne qualcuno. Nomi
altisonanti da far rabbrividire, come se Doctor J, Abdul Jabbar,
Michael Jordan giocassero tutti nella stessa squadra di basket.
Non
sono solo le straordinarie bellezze che li hanno resi famosi ma lo
sono anche alcuni dei loro prodotti. I vini innanzitutto: il Nobile
di Montepulciano, il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico, la
Vernaccia di Sangimignano, ma anche gli oli d’oliva extravergine
della Val d’Orcia e le bistecche della Val di Chiana. Stiamo
parlando di prodotti prelibati premiati con tutte le onorificenze;
eccellenze create dalle capacità dei nostri avi ma spesso
valorizzate e, di recente mi sembra anche commercializzate, da gente
d’altre nazionalità. La gente del posto sembra essere solamente
capace d'auto-celebrarsi in assemblee alla Camera di Commercio,
associazioni di categoria, consorzi vari e sprecare tempo in
chiacchiere. Non voglio stare qui a fare l’elenco delle aziende
passate in mano straniera, basta solo che ti faccia l'esempio
del mio paese; tre aziende vinicole e tre proprietari
d’altrettante nazionalità. Le specialità del posto oggi sembrano
siano diventate le frodi dei soliti furbi che cercano di sfruttare il
buon nome che questi luoghi hanno saputo guadagnarsi grazie al
paziente lavoro dei nostri antenati.
Sono
state eseguite condanne perché c’era chi acquistava cisterne di
vino ed olio dal sud Italia, ed anche dall’estero, per tagliarlo e
poi venderlo come DOCG e DOP locali. Me lo hai detto tu Rob che per
vendere un qualsiasi prodotto pare sia sufficiente sfruttare la
parola Tuscan; lo fate a casa vostra, figuriamoci se non lo
facciamo a casa nostra.
Per
completare l’excursus nel territorio Senese, sarebbe corretto
includere la Val d’Elsa, il Monte Amiata o la Val di Chiana.
Tecnicamente si trovano in provincia di Siena ma per motivi storici o
per la lontananza hanno poco da spartire con il capoluogo; e poi, lo
scopo di questa lettera non è quella di fare concorrenza alle guide
del Touring Club. La zona a sud est, conosciuta come la Montagnola,
invece ha molto da condividere con le recenti vicende di Siena; non
tanto per le colline ricoperte di boschi di lecci e castagni ed i
terreni argillosi e rossastri, ma per un affare che ha coinvolto la
sua parte più pianeggiante. Nell’area si trova un piccolo
aeroporto che si è trovato al centro di una lunga contesa che
può servire come esempio per spiegare l’irragionevole voglia di
grandeur ed onnipotenza della classe dirigente di Siena. Sono pronto
a scommettere che avrai messo su un’espressione delle tue leggendo
dell’esistenza di un aeroporto a Siena. In realtà non sono tanti
a conoscerne l'esistenza.
L’aeroporto
di Ampugnano nasce addirittura negli anni trenta come aeroporto
militare, ospitò un’importante scuola di pilotaggio e venne usato
come base per gli Stukas durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli
anni, Ampugnano è stato poi aperto al traffico commerciale e
turistico comunitario ottenendo tutti i certificati ed i requisiti
per decolli ed atterraggi notturni. Il traffico non è mai stato
molto intenso, basti pensare che il personale deve occuparsi in
media di una decina di passeggeri al giorno; per questo l’Enac lo
ha inserito tra i dieci aeroporti più inutili d’Italia. Tra i
clienti, oltre all’Aeroclub, fino a quando si misuravano in serie
più competitive, ne usufruivano anche le squadre di basket e calcio.
All’improvviso
questo piccolo scalo nascosto tra le colline del Senese è balzato
agli onori delle cronache perché sembrava stesse per trasformarsi
in uno dei principali aeroporti in Italia, e nel progetto, si
parlava di allungare la pista, costruire terminal e tutto ciò che
per un hub internazionale sarebbe stato necessario. Col tempo avrebbe
dovuto accogliere centinaia d’atterraggi giornalieri e qualcosa
come quattro milioni di passeggeri l’anno. Come accade quasi sempre
in situazioni come queste, la cittadinanza si è divisa in due
fazioni. Quella a favore sosteneva il progetto Ampugnano
inquadrandolo come un ulteriore passo nella scalata di Siena.
Quella contraria lo riteneva un inutile sperpero (chiedendosi anche
da dove diavolo potesse saltar fuori tutta quella valanga di denaro)
e soprattutto un danno ecologico del tutto ingiustificato. I più
s’interrogavano insospettiti dai soliti intrecci politici e la
lunga mano della massoneria; non poteva essere un caso che il
Presidente dell’aeroporto fosse anche un ex impiegato della banca
ed era considerato l’ex tesoriere della loggia massonica del Gran
Oriente d’Italia. Alla fine tutto si è esaurito in una bolla di
sapone correlato con il solito processo ancora da celebrare ed il
rinvio a giudizio per nove persone per falso ideologico e turbativa
d’asta.
Il
progetto originale era stato presentato dal fondo d’investimento
con sede a Lussemburgo, Galaxy e dove tra i soci c’era la Cassa
Depositi Italiana controllata non a caso dalla MPS. Il progetto
prevedeva un graduale ampliamento in varie fasi che si sarebbe dovuto
concludere nel 2020 con la cementificazione di una superficie pari a
quasi venti ettari di terreno e l’investimento di circa settanta
milioni di euro. Mentre i SI al bar si gongolavano che in tempi brevi
si sarebbero potuti imbarcare in pratica sotto casa per un weekend
lungo nel Dubai, i NO si sono organizzati in proteste e cortei che a
Siena non si erano mai visti.
Le
intercettazioni sulla vicenda Ampugnano hanno mostrato in pratica
quello che era il potere Senese. Senza l’influenza di MPS e della
Fondazione, secondo l’impianto accusatorio della Procura, neppure
la Cassa Depositi e Prestiti e Galaxy avrebbero partecipato
all’ampliamento.
Credo
che il progetto fosse utile quanto aprire una porchetteria alla Mecca
anche perché potrei pensare a mille posti più idonei della
Montagnola Senese per costruire un aeroporto. L’impatto ambientale
sarebbe stato devastante e secondo gli esperti avrebbe inquinato una
vena acquifera fondamentale per il rifornimento idrico della città.
Neanche volando, termine poco adatto in questa circostanza, con la
fantasia riesco ad immaginare tutti quegli aerei che volano sulle
colline del Chianti, le Crete e la Val d’Orcia, nel frattempo
riconosciuta patrimonio UNESCO.
Forse
la città avrebbe beneficiato d’un incremento di visitatori; del
genere low cost come i voli che li avrebbero dovuti trasportare,
incrementando così quella tipologia di turismo mordi e fuggi tanto
disdegnato dai Senesi. Sicuramente sarebbe andato a discapito dei
turisti facoltosi, quelli che scelgono di soggiornare nelle campagne
presso gli agriturismi, i residence, che prendono in affitto un
casolare o addirittura ne posseggono uno; l’inquinamento acustico
avrebbe contribuito ad allontanarli.
L’unico
punto con cui i SI riuscivano in parte a convincermi era che non si
sarebbe trattato di costruire un aeroporto ma far funzionare quello
esistente. Così com'era non sarebbe mai servito a molto, aveva una
gestione onerosa e difficilmente avrebbe potuto attirare società
interessate ad investirci. Per ampliarlo si sarebbe dovuto munirlo
con vie d’accesso moderne; si presume che un aeroporto
internazionale debba avere una rete di comunicazione all’altezza.
Ad Ampugnano si accede ancora da una strada statale fatta di curve e
dossi che poi diventa una viuzza stretta che in certi punti non è
larga a sufficienza per il traffico a doppio senso di marcia. Si
sarebbe dovuto creare anche un servizio di bus e shuttle perché,
almeno non si rimedi un passaggio con l’Ape di Gosto nei campi a
zappare l’orto, l’unica alternativa è prendere il 33 barrato A
per Rosia alla fermata ad un chilometro di distanza.
Anni
fa mi recavo spesso all’aeroporto di Ampugnano, non per prendere
l'aereo ma perché c’era una accogliente trattoria a conduzione
familiare con il caminetto sempre acceso. Mi ricordo quando ci andai
in compagnia di quella tua amica Americana che anni dopo mi confidò
che quando le avevo proposto d’andare a mangiare all’aeroporto,
si era immaginata in un Self Service di un Terminal a riempire il
vassoio con cibi precotti. Sono andato a fare un sopralluogo e sono
stato accolto da un cancello chiuso con un lucchetto ed un vecchio
ATR arrugginito abbandonato a bordo pista. Purtroppo la trattoria non
c’è più e la struttura, che ospitava anche la scuola
d’aviazione, è in rovina, così come la pista di Go Kart è
ridotta ad un cumulo di detriti. Avevano sognato uno scalo moderno in
grande ed invece hanno perduto anche quello vecchio rimanendo con un
campo d’aviazione che pare più adatto a coltivarci le patate.
Non
capisco Rob come tutto questo sia potuto accadere a Siena, forse
hanno messo qualche sostanza rimbecillente nelle condutture
dell’acqua. Non so. Sono tante le domande che mi pongo. Come
facevano ad esempio anche solo a considerare d’inaugurare un
aeroporto quando la città non ha neanche una ferrovia decente? Per
percorrere i poco più di settanta chilometri che la separano da
Firenze il treno deve effettuare tredici fermate impiegando quasi un
ora e mezzo. Pensare di potenziare la ferrovia e collegare la città
con aeroporti già esistenti sarebbe stato un progetto molto più
sensato. Ma di logico e saggio qui pare non ci sia rimasto quasi più
nulla.
La
Fortezza di Santa Barbara, con i suoi quattro bastioni angolari,
veglia su Siena dal 1560 ed è lecito pensare che fu eretta a difesa
della città. Al contrario, venne progettata dai Medici invasori per
tenere a bada le iniziative dei cittadini bellicosi che ambivano a
scacciarli.
Il
predecessore Carlo V ne sa qualcosa; la fortezza precedente, che
aveva fatto costruire nel 1552, fu rasa al suolo dai feroci indomiti
Senesi.
La
roccaforte venne smilitarizzata nel Settecento ma la struttura ha
mantenuto la sua imponenza e suscita ancora un senso di austera
robustezza; forse per il suo scopo e forse anche per la sua
architettura rigida, i Senesi le hanno da sempre riservato uno strano
rapporto d’amore odio.
Il
parco sovrastante, da cui si può godere di una bella vista sulla
città vecchia, fu progettato nel 1937. Oggi è poco curato, ha le
aiole spoglie ed è un po’ un prolungamento del grigio giardino
della Lizza: grigio è il ghiaino che lo ricopre, la scultura
dedicata a Garibaldi, il triste monumento al cavallo, il tribunale ed
anche i malinconici cigni costretti a sguazzare in un minuscolo
specchio d’acqua sporca. Non sarà un caso che la Fortezza era
anche uno dei luoghi prediletti dai Senesi che per togliersi la vita
si lanciavano dalle mura.
Nel
secondo dopoguerra, nacque l’idea di aprire al pubblico un’enoteca,
sfruttando le vaste sale sotterranee ad archi e volte a mattoni.
Qualche anno più tardi, nei giardini in estate progettarono anche
una manifestazione pubblica: la Mostra dei Vini Italiani. Grazie a
tutte queste iniziative Siena focalizzò l’interesse dei
viticultori e dei commercianti del settore nel centro Italia. Siena
stava diventando una sorta di capitale enologica, non solo perché
aveva saputo sfruttare al meglio gli ambienti della fortezza ma,
anche per la sua centrale posizione geografica e la straordinaria
varietà di vini di prestigio prodotti nel suo territorio. Col tempo
e con la fama acquisita suggerirono anche di cambiare il nome in
Enoteca Italiana donandole
così una dimensione più nazionale. Dopo i fasti e le onorificenze
si è poi addormentata sugli allori ed oggi, grazie anche alla
manifesta incapacità degli amministratori scelti dai suoi soci: la
Regione Toscana, la Provincia, il Comune e la Camera di Commercio di
Siena, sembra stia giungendo al capolinea.
Vederla
fallire fa una certa rabbia; l’ente è l’emblema di una struttura
in mano ad un popolo incapace e fossilizzato dove la massima
aspirazione pare essere ancora il posto fisso in banca. I presupposti
per fare bene c’erano tutti: gli ambienti splendidi e soprattutto
un potenziale bacino d’utenza di decine di migliaia di turisti che
scelgono di venire in Toscana anche perché attratti dai suoi vini.
Sarebbe stato sufficiente allestire un museo del vino serio ed
utilizzare gli spazi per appuntamenti a tema che avrebbero potuto
avere risonanza a livello mondiale. La Mostra dei Vini che attirava
un numero straordinario di appassionati invece fu accantonato a
favore della più dinamica Verona.
L’Enoteca
Italiana si è trasformata in un wine bar di lusso, un luogo dove
la cricca del MPS si recava a mangiare e bere a sbafo. Le costose
iniziative finalizzate ad attirare visitatori e presentate in pompa
magna, in realtà non richiamavano un granché ma servivano a
beatificare chi le aveva ideate; a beneficiarne era la solita casta
d’amministratori e politici.
È
sufficiente farsi un giro on-line e consultare quei siti dove si
recensiscono alberghi e ristoranti per rendersi conto dello stato
disastroso in cui è piombata l’Enoteca. Le critiche sono a tutto
campo e sono impietose, si legge della discutibile scelta dei vini
esposti, gli stranieri si lamentano perché il personale non parla
inglese e nemmeno sorride; ma a Siena questa non è una novità. Un
italiano particolarmente malevolo ha denunciato tra la lunga sfilza
di rimostranze anche l’infiltrazione di pioggia raccolta nei secchi
e di essere deluso a tal punto di vergognarsi d’essere italiano.
La
mancanza di dialogo esistente tra i Senesi e chi Senese non è ha
contribuito ad alzare un muro d’incomunicabilità che ha portato
ad ignorare le esigenze di chi sceglie di visitare Siena ed il suo
territorio. In altre zone votate alla produzione enologica, è
sufficiente munirsi di una mappa e partire; le aziende vinicole di
solito sono attrezzate ad accogliere visitatori di passaggio offrendo
semplici tour e degustazioni. Da noi il turismo del vino è più
complesso; poche aziende hanno capito i vantaggi che nel tenere le
porte delle cantine aperte. Alcune lo fanno su prenotazione, ma dai
toni scocciati, pare che sia solo per farti una cortesia. Un po’
in stile Enoteca Italiana, le visite si trasformano in spocchiose
digressioni tecniche adatte solo ad esperti del settore. Tutto
questo snobismo non è poi tanto strano, forse si spiega perchè da
noi in passato il mondo enologico era quasi tutto in mano agli
aristocratici; alcune delle vinicole più importanti sono state
tramandate per generazioni da famiglie con titoli nobiliari: Baroni,
Conti e Marchesi.
Spesso
non serve presentarsi in livree da pinguino con il tastevin
d’argento legato al collo. Mi viene da pensare ad una ragazza che
si è trasferita a Siena dal nord Europa, ha intercettato le esigenze
dei turisti, ha allestito un piccolo fondo in centro ed inaugurato
un Wine School. I corsi che offre hanno lo scopo di fornire ai
turisti delle semplici nozioni basilari sull’enologia; tutto molto
casual ed efficiente. Mi pare che dalle parti tue li definite Crash
Course.
Il
personale sciopera perché da mesi non riceve lo stipendio intanto
che i vari presidenti e dirigenti s’incensano e si glorificano
osannando l’operato dell’Enoteca e tutto quello che ha
significato per lo sviluppo del settore: che erano precursori e che
hanno aperto la strada al Vinitaly. Tutto vero. Stanno però parlando
di chi li ha preceduti. Rob, il vero problema è che manca l’umiltà.
Nessuno sembra disposto a battersi la mano sul petto ed assumersi le
proprie colpe e, sei lo fai presente, gli interessati diventano
aggressivi e ti bollano come il solito qualunquista senza cuore. Come
spesso accade, si cerca d’intervenire quando ormai il danno è
fatto, in questi giorni è stato lanciata una petizione per salvare
l’ente con tanto di raccolta di firme. In sintesi, i responsabili
del fallimento chiedono ai cittadini di convincere lo Stato a
salvare con i soldi dei contribuenti l’Enoteca così che quelli che
l’hanno distrutta possono rimanere al loro posto. Fino a quando
c’era la banca, tutto era lecito, anche far fallire un’azienda,
c'era Babbo Monte a tappare le falde e salvare la nave che affondava;
un po’ come un genitore facoltoso che salda i debiti del figlio
incapace. Adesso però la nave ammiraglia MPS non può più nulla, è
stata silurata anche lei e sta colando a picco con tutta la sua
flotta
Rob,
ammettiamolo pure senza malizia, il tuo è un amore incondizionato
per Siena ma, fosse stata una di quelle cittadine industriali
affossate in una piana nebbiosa, dubito che saresti tornato tutte
quelle volte per la sua gente.
Quanti
studenti la penseranno come te? La bellezza avrà avuto un ruolo
nella scelta dell’Università di Siena a discapito d’altre
facoltà? Non credo siano domande retoriche.
Affittare
una stanza in una casa che si affaccia sui vicoli di questa
bomboniera di città immersi nella tranquillità che Siena sa
offrire, possono essere condizioni ideali per dedicarsi allo studio.
Magari la vita notturna che offre non sarà il massimo per un
giovane ma la sera si possono tranquillamente fare quattro passi,
bere una birra o sedersi in un caffè in Piazza del Campo.
Il
primo documento in cui si parla di studenti fuorisede a Siena è
datato 1240 quando il podestà imponeva a tutti quelli che
affittavano alloggi, il pagamento di una tassa al Comune per
finanziare i docenti che insegnavano Medicina, Grammatica e Diritto.
Nel 1321, la città accolse numerosi professori e studenti
fuoriusciti dall’università di Bologna a seguito d’una diatriba
interna e nel 1357, l’imperatore Carlo IV riconobbe lo Studio
Senese fra le Università del Sacro Romano Impero. Nel 1416 venne
fondata la Casa della Sapienza, la prima struttura del genere
destinata ad accogliere e dare vitto ed alloggio agli universitari.
Durante il periodo di decadenza del Cinquecento e la contemporanea
ascesa dell’ateneo di Pisa, l’università riuscì a mantenere
una sua importanza convogliando a Siena idee innovative e moderne ed
una lunga lista di docenti di un certo peso. Nonostante tutti gli
sforzi ci fu un nuovo declino generale che andò avanti fino
all’avvento degli Asburgo-Lorena quando, Leopoldo I, dette
all’ateneo una nuova organizzazione ed incrementò il numero delle
cattedre. I Francesi invasori, nel 1808, addirittura la chiusero del
tutto per un periodo. Dopo la riapertura, i moti risorgimentali
degli studenti li spinsero ad arruolarsi partecipando in gran numero
alla battaglia di Curtatone; il Granduca stizzito, per rappresaglia,
chiuse alcune delle facoltà.
Con
l’unità d’Italia, l’università riprese vigore ma, nonostante
la sua ripresa d’attività, nel 1892 il Ministro per la Pubblica
Istruzione propose di chiuderla del tutto ma, le rimostranze dei
cittadini e delle amministrazioni locali li costrinsero a ritirare la
proposta. L’ateneo, dai quattrocento iscritti a cavallo delle due
guerre, con il boom degli anni ottanta, è passato ad oltre
ventimila. Negli anni, alle storiche facoltà di Medicina, Chirurgia
e di Giurisprudenza si sono aggiunte Farmacia, Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali, Economia, Lettere e Filosofia, Ingegneria e
Scienze Politiche. Poi, sul più bello, sono arrivati gli scandali
Senesi che hanno coinvolto anche l’università danneggiando il
buon nome costituito nei secoli e costringendo molti studenti ad
iscriversi altrove.
I
primi segnali sono arrivati quando nel 2010 il Rettore
dell’Università Focardi, si ritrova indagato insieme ad altre
ventisei persone per falsità ideologica in atti pubblici; si parla
di un buco amministrativo di duecento milioni di euro. Durante le
indagini sono emersi un altro milione e mezzo da pagare per mancati
versamenti Irpef ed i rimborsi gonfiati che hanno portato alla
sospensione di quattro professori. Sono stati anche recapitati
avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte
irregolarità avvenute nel voto per l’elezione del Rettore che
aveva sostituito Piero Tosi, poi rinviato a giudizio per tentata
concussione; accusato d’aver favorito il figlio per ottenere il
posto di ricercatore. Il professor Tosi adesso è Direttore Generale
del Policlinico.
Con
l’acquisto con soldi pubblici d’aragoste da parte di Focardi e co
si è raggiunto il tragicomico. A detta degli accusati servivano per
certe ricerche nel campo della biologia marina; anche fosse, sono
finiti lo stesso in pentola.
L’università
rappresenta l’ennesima negazione della meritocrazia, un vocabolo in
via d’estinzione nella lingua italiana. Non conta essere eruditi e
capaci ma avere le conoscenze altolocate, la tessera del partito ed
anche la giusta parentela. Nel caso di Siena, il Partito Democratico
rappresenta il potere ignobile degno delle peggiori organizzazioni;
una specie di mafia rossa che ha tenuto sotto scacco la popolazione
giostrando a proprio piacimento la totalità degli incarichi degli
uffici pubblici e privati. Amici e parenti, conoscenti e simili,
montepaschini e piddini tutti uniti appassionatamente. La famiglia
Barni n’è l’emblema. Mauro, ex Rettore dell’Università di
Siena, ex Rettore dell’Università per Stranieri ed anche ex
Sindaco è il padre di Monica, l’attuale Rettrice dell’Università
per Stranieri e Giovanna che è presidente delle Cooperative
Colture e che fa parte della Deputazione Generale della Fondazione
della MPS e grazie anche al voto della sorella, adesso sta nel
consiglio dell’Accademia Musicale della Chigiana. Senza vergogna.
I
turisti abbiamo detto, a Siena sono tocca e fuga, gli
studenti no, si presume che almeno uno non sia un genio, per
ottenere la laurea debba frequentare una facoltà almeno per qualche
anno. Per questo la città accoglie un esercito di giovani che si
trasferisce qui; e. per una città di circa cinquantamila abitanti,
si tratta di un numero di residenti che fa percentuale.
La
loro presenza rappresenta non solo una straordinaria opportunità per
l’economia ma anche una ventata di freschezza in una città
anagraficamente vecchiotta e di conseguenza poco dinamica. Grazie a
loro molti Senesi hanno anche trovato impiego presso le facoltà
spalmate in diversi punti della città; imboscando molti fannulloni e
persone con problemi vari a scaldare la sedia in qualche segreteria,
mensa universitaria o casa dello studente. Gli studenti per anni
hanno rallegrato le serate con le loro feste goliardiche e sono i
frequentatori delle osterie e pub sparsi per il centro. Soprattutto
la loro presenza ha gonfiato il valore delle case ed i Senesi si
sono arricchiti senza imbarazzo spremendoli per un posto letto
affittato spesso al nero. Il business è diventato talmente
redditizio che molti Senesi hanno scelto d’abbandonare il
territorio della propria Contrada, trasferirsi nelle palazzine
anonime dei nuovi quartieri ed affittare la casa dentro le mura.
Nonostante questo, al pari dei turisti, gli studenti non sono mai
stati ben visti dai cittadini un po’ classisti e pieni di
pregiudizi. E’ difficile fornire una spiegazione, non si capisce
perché il pizzicagnolo tutto sorrisi e formaggi, quando ha terminato
di servire la signora della porta accanto, al cospetto dello studente
fuorisede si trasforma in uno scontroso diavoletto della Tasmania.
Gli anziani in parte si possono anche giustificare, farlo con i
giovani è un po’ più difficile, è raro vedere ragazzi del posto
socializzare con quelli che vengono da fuori; a volte pare di vivere
un piccolo apartheid, i Senesi da una parte, ed il resto del mondo
dall’altra.
In
giro non si sentono molti mea culpa, un po’ come ho sentito fare
dai dipendenti dell’Enoteca, si protende più al vittimismo e
scaricare le inettitudini sugli altri. La crisi Rob, speravo potesse
anche servire ai Senesi per ricredersi, scendere dal piedistallo e
comprendere che non avevano merito per il benessere in cui
sguazzavano. Non potevano credere di poter sfruttare all’infinito
i benefici del lavoro degli avi ed accumulare ricchezze sui propri
conti correnti personali. Volendo essere spietati si sono comportati
un po’ come quelle piante parassitarie che s’attaccano sui
tronchi d’alberi, crescono e diventano sempre più rigogliose, poi
quando non c’è più linfa da poppare, inesorabilmente cessano di
vivere entrambi. Avessero avuto un minimo di gratitudine, anziché
limitarsi ad ammucchiare danari avrebbero potuto restituire qualcosa
a beneficio della città; in una logica di dare ed avere funziona
così. In passato la cittadinanza lo faceva; il Duomo è l’esempio
più eclatante.
La
maggior parte dei Senesi danno l’idea d’essere attaccati alla
loro città ed ogni occasione buona per intonare qualche canto che
glorifichi il suo splendore. La sensazione è che sia un
patriottismo ipocrita che si evidenzia soprattutto nelle occasioni di
manifestazioni sportive; lo fossero realmente, avrebbero avuto un
atteggiamento diverso nei confronti dei responsabili che hanno
affossato la città portandola al minimo storico di sempre.
Negli
ultimi tempi, alcuni Senesi si sono un po’ ravveduti ed hanno
deciso di fare il percorso inverso tornando a vivere tra le mura; di
conseguenza ora sperano d’affittare i lori condomini extramoenia
agli studenti. Pare che anche le amministrazioni abbiano avuto la
stessa brillante idea a giudicare dalla nuova Casa dello Studente di
recente costruzione.
La
struttura è di una mostruosità senza pari, una palazzina
rettangolare imprigionato in una struttura di metallo che ricorda
vagamente un carcere. A prima vista pare si siano dimenticati di
levare le impalcature; solo spremendo le meningi si capisce che non
sono ponteggi ma qualcosa a che fare con l’architettura
contemporanea. L’ignobile costruzione, eretto in una buca nebbiosa
soggetta alle brinate sta appiccicato ad un cimitero e vi fosse,
potrebbe competere per la palma per essere il mausoleo al degrado.
Come non bastasse, La Casa dello Studente di Siena, non è nemmeno
tanto vicina a Siena, a dirla tutta non è nemmeno nel Comune di
Siena ed è servito malissimo dai servizi pubblici. Quando lo vidi,
più per lo stupore che il disgusto, la mascella andò a sbattere con
violenza sullo sterno. Ti faccio solo questa domanda Rob. Chi lo ha
progettato, quando ci passa davanti si vanta? “La vedi quella
turpitudine laggiù nel canalone accanto al campo santo? Quello tutto
ingabbiato? L’ho fatto io!” Eh, lo so Rob, i vostri, a confronto,
sono dei Taj Mahal.
Un
altro esempio è l’Università per Stranieri fondato solo
nel 1917 che da qualche anno si è trasferito dal palazzo a due passi
da Piazza del Campo nella nuova sede con vista sul sottopasso della
ferrovia. Si potrebbe discutere che la scuola nel centro era
fatiscente e poco funzionale, tutto vero ma, con i soldi sperperati
nella costruzione di quello nuovo, avrebbero potuto comodamente
ristrutturare quello esistente che è rimasto mezzo vuoto ed ancora
in cerca d’acquirenti. Gli studenti stranieri avrebbero sicuramente
preferito che la scuola fosse rimasta nella città vecchia, se non
altro per comodità visto che alloggiano quasi tutti dentro le mura.
Per seguire le lezioni invece sono costretti a recarsi nei pressi
della stazione ferroviaria che non credo sia una di quelle
costruzioni che si associano nell’immaginario quando si pensa a
Siena. Il palazzo vuoto, in attesa che qualcuno si aggiudichi la gara
d’appalto, non è un caso unico, vuote sono rimaste centinaia di
case ed appartamenti lasciati dai Senesi per trasferirsi nei
quartieri porcheria così come vuoti sono molti fondi che dopo il
fallimento dei negozi sono ancora alla ricerca di nuovi locatari. In
disuso sono un gran numero di chiese ed istituti religiosi per
mancanza di adepti. Vuoto è rimasto il Palazzo delle Papesse
costruito nel 1460 ed una volta sede della Banca d’Italia poi
trasformato in un museo d’arte contemporanea che ha avuto vita
breve e che ora è stato messo all’asta. Vuoto è il palazzo
dell’INPS per mancato utilizzo in Via della Stufa Secca ma che
nonostante ciò continua a pagare ben 890.000 euro d’affitto con i
soldi dei contribuenti. Chiuso è lo storico Hotel Toscana e
l’Istituto Santa Teresa, un vecchio convitto femminile che avevano
iniziato a ristrutturare ma poi se ne sono dimenticati e, lì è
rimasta anche la gru che torreggia sulla città facendo concorrenza
alla Torre del Mangia ed il Campanile del Duomo. Inutilizzato è il
Palazzo Marsili in Via di Città e quello del Capitano risalente al
1200, il padiglione Conolly dell’Ospedale Psichiatrico San Niccolò
da quando venne chiuso nel 1978 e, se la Pinacoteca verrà trasferita
come dicono, allora anche il Palazzo Bonsignori andrà a far
compagnia a questa flotta di vascelli fantasma.
A
tutto questo abbandono s’andrà ad aggiungere il Palazzo della
Provincia che in ordine di grandezza è secondo solo a quello
Pubblico in Piazza del Campo. Il nuovo Palazzo che è ancora un
cantiere, è stato in parte finanziato dalla Banca quando ancora
distribuiva generosi sacchi di banconote come si fa con le caramelle
ai bambini a Halloween. Fu scelta una zona paludosa ed infestata di
zanzare che prima però andava bonificata per il rischio che
contenesse residui bellici inesplosi dalla Seconda Guerra Mondiale.
Nel corso del risanamento del terreno non trovarono nessuna bomba ma
una falda acquifera che creò nuovi disagi e ritardi al cantiere. I
lavori iniziarono nel 2009, per ora sono stati spesi quasi quindici
milioni di euro ed il progetto che ancora è ben lontano dall’essere
concluso prevede che il palazzo ultimato sia alto sette piani per una
superficie di 4510 metri quadrati, due piani interrati con 130 posti
auto, un piano terra con front office, auditorium, sale riunioni,
bar interno e ben 210 uffici per ospitare gli oltre quattrocento
dipendenti. Non è un refuso, sono quattrocento gli impiegati in un
ente di cui non ho mai capito l’utilità; degno di una trama per un
libro sui misteri
La
palude è stata sanata ma da quando la banca non è più il genio
della lampada che esaudisce i desideri dei politici locali, i fondi
hanno smesso d’arrivare. I lavori interrotti alla fine sono ripresi
con un finanziamento di altri due milioni ma quando il gigantesco
palazzone sarà finalmente consegnato, non potrà essere
utilizzabile causa una nuova norma antisismica che prevede una spesa
di circa altri cinque milioni di euro per la messa in sicurezza.
L’ironia
è che lo Stato in bancarotta si è accorto dell’inutilità delle
Province in Italia ed ha deciso d’abolirle. La notizia però non è
di fresca data, lo sapevano già quando fu posta la prima pietra ed
allora costruire quel gigante serviva quanto una fabbrica di tacchi a
spillo nel Sahara. Così fra poco ci sarà un palazzo nuovo e
scintillante che non potrà essere abitato, di proprietà di un ente
che non esisterà più e che sarà difficile destinare ad altro.
Immagino già la cerimonia con la creme dei parassiti della società,
Presidenti, Sindaci, Assessori, Vescovi e chi più ne ha e che tutti
imbellettati dopo le foto di rito del taglio del nastro, si
avventeranno sui tavoli imbanditi di leccornie; tutto a spese dei
contribuenti.
Spostare
alcuni degli enti ed uffici fuori dal centro storico è stata
sicuramente una buona idea così come è logico che i nuovi
supermercati, outlet ed i centri commerciali trovino un collocamento
in zone con posteggi e nei pressi di vie di grande comunicazione. Non
si capisce però perché i governanti di Siena, nonostante l’economia
della città conti molto sui turisti, stia facendo tutto per
sbattere fuori dal centro anche loro. Negli ultimi anni le
amministrazioni hanno dato l’okay alla costruzione di tutta una
serie di alberghi non solo brutti ma collocati nei pressi di centri
commerciali, davanti a distributori di benzina, all’uscita della
tangenziali o con vista sui quartieri vergogna.
Così
la città conosciuta per le sue meraviglie non ha alberghi che si
affacciano sulla Piazza del Campo o Piazza Duomo, ma in compenso è
ben provvista di residence con vista sul quartiere in vetta alle
classifiche di quelli più brutti dell’universo. Lo so che adesso
stai pensando che in una realtà normale qualcuno avrebbe pensato
d’adibire quei palazzi storici non più in uso in alberghi ma non
qui. Ti ricordi dov’era l’Ostello della Gioventù? Si, è ancora
là, nel posto meno idoneo concepibile. Pensa quanto starebbe bene in
centro anziché all’ingresso della superstrada. Ma a Siena si sa, i
giovani non sono ben visti, se poi sono giovani e stranieri peggio
che mai, meglio tenerli ad una certa distanza.
Siena
è anche considerata la culla della lingua e molti stranieri
vengono qui anche per iscriversi ai corsi di perfezionamento
d’italiano. Consentimi d’andare un po’ fuori tema, lo faccio
solo perché di mestiere fai lo scrittore. Molti stranieri esaltano
la nostra cultura anche ma noi siamo esterofili patologici e facciamo
di tutto per rigettarla; la nostra lingua compresa. A differenza
dei nostri cugini Francesi e Spagnoli, ormai la stiamo imbastardendo
infarcendola di parole straniere che poi stroppiamo e spesso usiamo
in maniera impropria.
T’improvviso
un paragrafo nonsense. Ero on-line e dopo aver controllato la e-mail
ho cliccato con il mouse per aprire l’attachment e sul display è
apparsa la special offer all inclusive per lo stage di know how
per uno start up dove il target era diventare supervisor, ho fatto
un download, salvato il file sul pen drive e poi con il toner eco
friendly l’ho stampato. Sono andato nel box a prendere l’auto, ho
ascoltato una compilation della mia band preferita, poi ho acceso la
radio dove lo speaker leggeva le breaking news ed intervistava il
premier a proposito della convention dove avrebbe presentato il suo
road map tutto inclusive di job’s act, welfare e la devolution per
combattere l’austerity e lo spread. Al parking del supermarket ho
preso il trolley e con i coupon ho comprato del junk-food ed ho
fatto un coffee break con un sandwich scambiando due battute con il
barman che aveva un buon sense of humour, un vero showman degno di
una star di quelli che calpestano il red carpet nel showbiz. Avevo
un invite per un party in un loft nella building, per entrare ho
mostrato il badge al body guard alla reception, per fortuna non c’era
un dress-code ed allora la T-shirt era ok. Ho incontrato un mio amico
che lavoro nel catering business, un tipo un po’ snob, abbiamo
bevuto un drink e mi ha presentato suo partner che fa il personal
trainer e che chiama con un nick buffo dicendomi che aveva fatto
coming out e che era politically correct dire così. Prima di
salutarci ci siamo fatti un selfie col suo smart phone, ci siamo
scambiati le nostre news, ho preso il mio tablet e siccome c’era
il wireless, in streaming ho guardato il match fra i top team…basta,
mi fermo qui. Hai afferrato no? Torniamo a noi.
Il
Sindaco del PD, Valentini, inutile ripeterlo, è un dipendente del
MPS; una delle costanti nella Siena del nuovo millennio. Il suo
predecessore, che in maniera machiavellica, era stato indicato dal
segretario nazionale del PD come il Sindaco che la città si
meritava, era stata commissariato assieme alla giunta. Nonostante
fosse al centro degli scandali ed anche indagato per il fallimento
di un pastificio nel sud Italia, ha pensato bene di fare campagna
elettorale per il collega di partito. I Senesi, a parole indignati a
tal punto da minacciare d’imbracciare i forconi, si sono
ravveduti perché hanno dato retta al Sindaco uscente, eleggendo il
successore che aveva indicato. Roba da psicoanalisi.
Ai
tempi dello splendore della Repubblica tutto questo non sarebbe stato
possibile. Nel Trecento la giunta del governo era formata da nove
cittadini dalla classe media che venivano estratti a sorte da un
gruppo di persone scelte dal Podestà, dal Capitano del Popolo (che
spesso erano forestieri) ed i Consoli della Mercanzia. Fra i
requisiti vigeva l’ineleggibilità per i parenti e predecessori in
modo da assicurare ampia rotazione ed evitare concentrazioni di
potere.
Immagina
Rob se ripristinassimo un sistema di quel genere; pensa solo ai
soldi che risparmierebbero anziché sperperarli in inutili campagne
elettorali. Ma si sa, il passato è retrogrado e superato.
Per
dimostrare quanto la città fosse all’avanguardia basta fare un
giro al vecchio ospedale o Spedale come lo chiamano qui; il più
antico nella storia dell’Occidente.
Sorto
sulla Via Francigena verso la fine dell’ottavo secolo, il primo
documento che ne fa menzione del 1090 lo descrive come un istituto
polifunzionale. Lo scopo del Santa Maria della Scala non era
solo d’assistenza per i malati ma funzionava anche da ricovero per
i poveri e bambini abbandonati e, era il luogo d’accoglienza delle
migliaia di pellegrini che portavano tanta ricchezza in città
durante il loro passaggio. I profitti erano reinvestiti in maniera
accorta acquistando terreni coltivabili e costruendo quelle
magnifiche fattorie fortificate chiamate Grance, che raggiunsero il
loro culmine nel XVesimo secolo.
La
conduzione dello Spedale, che nel corso degli anni si è ampliato in
maniera esponenziale, era responsabilità dei canonici, poi la
gestione andò ai frati prima di passare in maniera definitiva al
Comune. Nel 1995 l’attività è stata interrotta ed è stato deciso
di recuperarne i locali e trasformare il complesso in un nuovo polo
museale. L’edificio neogotico, tappezzato da una straordinaria
raccolta d’affreschi di molti artisti della Scuola Senese
dell’epoca, accoglie la chiesa della Santissima Annunziata, il
Palazzo del Rettore, la Casa delle Balie e tutta una serie di
Cappelle, Passaggi, Oratori, Corsie, Sale e locali che ospitavano
varie Confraternite e Compagnie.
L’ospedale,
per secoli un fiore all’occhiello, quasi mille anni più tardi, è
diventato un simbolo della malasanità. Riprendere con le telecamere
pazienti coricati in corsie del Mille ed affrescate nel Trecento
erano situazioni ghiotte da sfruttare nei reportage incentrati sulla
decadenza del servizio sanitario nazionale.
La
costruzione del nuovo Policlinico fuori dalle vecchie mura, non
troppo distante dalla stazione FS, sarebbe dovuto partire già nel
1938, ma lo scoppio della guerra bloccò tutto. Nel 1962, venne posta
la prima pietra ma, per alcune vicissitudini politiche, i lavori
furono nuovamente interrotti fino alla ripresa definitiva nel 1970.
Nel 1975, finalmente fu inaugurato il primo lotto, il secondo nel
1984, il terzo nel 1992, il quarto nel 1996 ed il quinto nel 2003. La
struttura, che nessuno ha messo in discussione l’utilità, è
gigantesca ma chi lo ha progettato non ha tenuto in considerazione
che avrebbe oscurato la splendida vista sulla città vecchia che si
godeva dalle colline del Chianti.
Il
mastodontico Policlinico, come tutti gli ospedali, è spigoloso e
triste, perdersi nei corridoi sterili e freddi è semplice; basta
saltare un cartello e si ha l’impressione d’essere entrati nel
labirinto del Minotauro. L’estetica, che nella nostra società è
stata accantonata in nome della praticità, sostengono i puristi, nel
nome del risparmio e del profitto secondo me, non poteva avere alcuna
importanza in una clinica moderna. I nostri avi non la pensavano
così a giudicare dal Santa Maria della Scala; non solo efficiente ma
costruito con materiali costosi ed abbellito assoldando gli artisti
di grido dell’epoca. I degenti si potevano permettere di stare
sdraiati ed al tempo stesso ammirare le opere del Vecchietta, del di
Bartolo, del Manetti, del di Tommè e del Lorenzetti sulle pareti,
soffitti, corsie e cappelle affrescate.
Per
questo il vecchio Spedale non poteva che essere adibito ad un
complesso museale e capisco quanto restaurare i circa quarantamila
metri da cui è composto sia complicato e soprattutto oneroso. La
parte che converge nel Palazzo Squarcialupi è stato in parte
recuperato e viene utilizzato per allestire mostre ma le
amministrazioni Senesi non sono state in grado di gestirlo in maniera
adeguata. Le rare volte che ho telefonato per informazioni, non c’era
quasi mai nessuno in grado d’essermi d’aiuto. Mi ricordo quella
volta che ero in coda per fare il biglietto, la fila scorreva molto
a rilento anche perché una delle addette era impegnata a giocare sul
computer, (l'ho vista, era il solitario Spider) ed un’altra (l'ho
sentita), faceva le moine al telefonino con il fidanzato.
Si
è discusso molto su cosa fare di tutti quegli spazi all’interno
del complesso, sono stati spesi molti soldi, sono stati inaugurati
dei percorsi, altri sono ancora incompleti e fin ora i visitatori
(pochi per la verità) non hanno espresso l’entusiasmo sperato.
Santa
Maria della Scala è collocato a pochi metri dal Duomo, una delle
opere più grandiose del medioevo, l’immagine manifesta delle
ambizioni della Repubblica di Siena e che solo la peste ha impedito
di portare a pieno compimento. Nonostante questo, rimane in ogni caso
fuori proporzione; potrebbe comodamente essere la Cattedrale d’una
megalopoli abitata da milioni d’abitanti anziché d’una città di
qualche decina di migliaia.
Fosti
proprio te a sostenere che andava sfruttato meglio, che sarebbe stato
il caso di far pagare un biglietto d’ingresso, sistemare
un’illuminazione efficace e magari diffondere una colonna sonora
adeguata. A quei tempi ogni qualvolta c’era una messa, gli
inservienti circoscrivevano la zona delle panche e cacciavano i
turisti; tutto questo per il privilegio di quattro vecchiette
ingioiellate che pretendevano per se una delle cattedrali più grandi
del mondo. Ti chiedevi se non fosse un po’ sprecato così e se non
fosse stato il caso che celebrassero la messa in una qualsiasi delle
altre centinaia di chiese e cappelle inutilizzate sparse per la
città. La prima persona a cui esposi la tua idea mi bollò come un
eretico che non aveva alcun rispetto per la istituzioni
ecclesiastiche, la seconda mi tacciò d’essere posseduto dal
demonio ed allora lasciai perdere.
Ci
sono voluti anni, ma alla fine anche i governatori ed il clero, che
qui arrivano sempre dopo la martinicca, hanno concordato che fosse il
caso di far pagare l’ingresso ai non residenti. Oggi è possibile
ammirare il Duomo in tutto il suo splendore, noleggiare audio guide,
girare attorno l’altare, apprezzare il pulpito del Pisano, il
pavimento intarsiato in marmo, le statue di Michelangelo e Donatello
e gli affreschi del Pinturicchio e del Sodoma sotto una illuminazione
confacente. Dopo qualche anno di gestione amatoriale e di perdite
finanziarie, il Comune ha compreso la propria incompetenza ed ha
ceduto non solo il management del Duomo ma anche quello di quasi
tutti i musei cittadini ad una ditta esterna. C’è ancora molto da
fare ma la strada intrapresa sembrerebbe quella giusta. La conquista
maggiore è che non ci sono più le fastidiose messe quotidiane per
la platea di quattro bacucche a rovinare la visita e di conseguenza
nemmeno gli inservienti buttafuori che a spintoni obbligavano tutti
quanti ad uscire.
Il
Santa Maria della Scala, anche se è in pratica attaccata al Duomo,
finora non è riuscito ad attirare molte delle sue centinaia di
migliaia di visitatori. E’ un peccato ci sia così poca sinergia
perché l’uno completa l’altro.
Sarebbe
interessante riproporre il vecchio Spedale allestendo le sale con
installazioni scenografiche atte a ricostruire gli ambienti d’una
volta. Si potrebbe coinvolgere il visitatore in modo interattivo in
un salto indietro nel tempo, riproponendo dal vero le scene cliniche
medioevali immortalate negli affreschi. Non si tratterebbe di
snaturare gli ambienti ma riportarle, anche se solo virtualmente, in
parte alla loro destinazione. Sicuramente non sarebbe facile, ma se
fatto bene, avrebbe una certa risonanza, se non altro per la sua
originalità.
Per
anni si è parlato di aprire al suo interno un museo dedicato al
Palio. C’è ne sono già diciassette a Siena, uno per Contrada;
immagino quanto volentieri cederebbero i loro tesori ad un museo
pubblico. Improponibile.
Nei
vari progetti, si parla col tempo di trasferire le opere esposte in
maniera vergognosa dalla Pinacoteca Nazionale ed anche ripristinare
il museo d’arte contemporanea una volta ospitato al Palazzo delle
Papesse. Per adesso, non è stato fatto e più che assistere ad
aperture imminenti si legge sempre più spesso, di chiusure
temporanee e sospensioni dei cantieri. Sono state spese circa
venticinque milioni di euro ma per ora il Santa Maria della Scala
rimane forse il più bel museo che Siena non ha mai avuto.
Per
colpa delle poche aree di sosta, in passato quando ci dovevamo recare
nel centro storico eravamo obbligati ad usufruire dei posteggi quasi
tutti ubicati in zona Fortezza. Questo spiega perché la maggior
parte delle attività commerciali erano quasi tutte concentrate nella
parte nord della città vecchia.
Negli
anni, la città è stata dotata, attorno alle mura e nei pressi di
alcune delle Porte medioevali, di moderni parcheggi; alcuni anche
attrezzati con comode risalite. Grazie a questi accessi, alcune zone
meno conosciute sono state valorizzate ed hanno visto fiorire negozi
ed attività commerciali.
Fra
posteggi in struttura, in superficie e parchimetri vari sparsi un
po’ ovunque, la Siena Parcheggi s.p.a. gestisce circa 4500
posti auto a 1.50 euro all’ora. Incassa anche i 120 euro che ogni
pullman di turisti paga al checkpoint ed i bollini per le zone a
traffico limitato.
Per
gran parte dell’anno, i posteggi sono pieni ed i pullman scaricano
a getto continuo migliaia di visitatori. Per questo ho sempre
immaginato la Siena Posteggi come uno di quei pozzi di petrolio che
hanno reso ricchi gli sceicchi arabi. Sono decine di migliaia gli
euro incassati in tempo reale ogni ora, sette giorni su sette per
tutto l’arco dell’anno. Tolto il canone di concessione annuale
che la società sborsa al Comune di Siena, i costi di gestione e gli
stipendi della trentina di dipendenti (i posteggi sono incustoditi ed
automatizzati), ho sempre immaginato affari d’oro e soldi a palate
da riempire il deposito di Paperon de Paperoni. Il bilancio annuale
pubblicato, che sono andato a sbirciare sul loro sito, invece mi ha
deluso, i profitti sono poco più che una manciata di spiccioli.
Sulla
pagina web invece ho scoperto il Presidente, un uomo dalle doti fuori
dal comune. Il Sig Paolini, che di mestiere fa il commercialista, non
percepisce solo la paga per dirigere la Siena Parcheggi, ma anche per
fare il Sindaco Revisore della Finanziaria Senese di Sviluppo, della
Industria Farmaceutica Galenica Srl, del Gruppo Ceramiche
Giambarelli, dalla Coop Orsa Maggiore e dalla Siena Solar Nanotech.
Lo stacanovista è anche iscritto all’albo dei giornalisti, quando
c’è bisogno, fa il conciliatore alla Camera di Commercio e, visto
che gli avanza tempo, presiede la Fondazione Rocco Barnabei. L’ho
immaginato con indosso la calzamaglia di Superman, perché oltre ad
avere capacità manageriali fuori dal comune, deve essere in
possesso di molti superpoteri, tra cui il dono dell’ubiquità. Per
un attimo ho creduto potesse essere un avido qualunquista che ha
sfruttato i suoi agganci per accaparrarsi tutte le poltrone
possibili ma, mi sono dovuto ricredere. Non può esistere una persona
così ingorda, di sicuro il fine sarà stato quello di mettere le
sue qualità a beneficio della collettività e, se alcune delle
società non navigano in buone acque, sarà colpa della crisi. Che
dici Rob se ti inviassi il curriculum? Chessò, magari potresti
trovargli una poltrona in una di quelle multinazionali; tanto è
risaputo che prima o poi tutti i migliori cervelli arrivano lì da
voi.
Panem
et Circenses è la locuzione latina usata quando, per mantenere il
consenso, il potere organizzava attività ricreative atte a
distogliere le attenzioni dei cittadini dalla vita politica. A
Siena c’è chi sostiene che tutti quei soldi che la banca avrebbe
versato nelle casse delle Contrade, ma soprattutto in quelle del
basket e del calcio, sarebbero servite proprio a questo. Il popolo si
dilettava ed i dirigenti della banca, con il beneplacito delle
amministrazioni, si spartivano il bottino e se la spassavano. Le
Contrade, di cui entrerò in dettaglio più avanti, hanno rinnovato
le sedi ed in occasione dei palii, per pagare i fantini ed inscenare
coreografie altisonanti hanno staccato assegni con qualche zero di
troppo.
Per
la concorrenza impari con le squadre di calcio metropolitane, Siena
difficilmente avrebbe potuto permettersi una squadra competitiva,
anche per questo ha preso campo la pallacanestro; meno popolare a
livello nazionale ma più alla portata di una città di provincia.
La
Mens Sana, nel basket che conta, ci è arrivata negli anni sessanta
quando arrivò per la prima volta a ridosso della massima serie. La
consacrazione al vertice arriva però solo nella stagione 1972-1973
con la promozione in Serie A conquistata dalla squadra composta in
maggior parte da atleti del posto, allenati da un Senese e
sponsorizzata dalla fabbrica locale di ricciarelli: la Sapori. Tutto
molto bello.
La
passione è contagiosa, sorge un palazzetto tra i più grandi
d’Italia, al tempo considerato un gioiellino ed arrivano anche i
primi giocatori professionisti Americani. Ha inizio una fase dove la
squadra, con alterne fortune, sale e scende dalla Serie A alla B, poi
retrocede in Serie C, ci resta quattro anni, poi sale nuovamente in
B, ancora una fugace apparizione in A per tornare in B e risalire in
A negli anni novanta. Da lì in poi la permanenza della Mens Sana
nella massima serie diventa fissa; la squadra conquisterà i play-off
con regolarità ed addirittura anche il diritto di giocare in
Europa.
La
squadra di calcio nasce nel 1904, adotta il nome Robur nel 1908, ed
eccetto qualche sporadica apparizione in Serie B, galleggia in modo
anonimo per tutto il secolo nelle serie semi professionistiche del
calcio Italiano. La squadra, che per anni è stata anche sotto la
presidenza del Senese Danilo Nannini, (quello del panforte) giocava
nel piccolo stadio a due passi dal centro contro squadre di città
più o meno delle sue dimensioni. I gruppetti di fedelissimi a
sostegno della Robur ci sono sempre stati, ma le tribune era
difficile riempirle e se domandavi ad un Senese a caso per chi
tifasse, la risposta era per una delle solite squadre titolate della
Serie A; incredibile ma vero, tra queste c’èra anche la
Fiorentina.
Tutto
normale, una cittadina medio piccola, una squadra di basket da centro
classifica in Serie A, quella di calcio in C, poi con l’inizio del
millennio cambia tutto.
La
banca, che fino ad allora aveva sponsorizzato solo in modo parziale
la squadra di basket, decide di coinvolgersi in modo più diretto e
per la prima volta sulle maglie appare la scritta Monte dei Paschi di
Siena. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti, una tifoseria
appassionata ma non opprimente, una città a dimensione d’uomo e
sopratutto la banca più antica del mondo ben disposta a sborsare;
un mix perfetto. In pochi anni, Siena scala le vette e diventa una
piazza cestistica molto ambita. La dirigenza avrà anche avuto a
disposizione un budget importante da cui attingere ma, nessuno mette
in dubbio che è stata anche accorta a scegliere allenatori,
dirigenti e staff all’altezza. La Mens Sana sa come valorizzare ed
ottenere sempre il massimo dai suoi giocatori ed inaugura una
stagione di successi senza eguali. Dal 2003 al 2014, la squadra
conquista ben 8 campionati, 7 supercoppe, 5 coppe Italia, 1 Coppa
Saporta e per 4 volte raggiunge le Final Four della massima
competizione continentale.
Il
calcio non poteva essere da meno. Era inammissibile che una città
con le sue aspirazioni avesse una squadretta che si arrabattava ai
margini del calcio dilettantistico. Non era nemmeno giusto che la
banca discriminasse il popolo calcistico a favore di quello
cestistico; andavano accontentati anche loro.
La
banca decide di sponsorizzare la squadra con una delle sue società
e, dietro le quinte, approva e manovra l’acquisto della Robur da
parte d’un facoltoso imprenditore edile del sud. Nel giro di pochi
anni, il Presidente patron De Luca, coniando il motto la Lucida
Follia, conduce la Robur dall’anonimato delle serie minori,
prima in Serie B e poi in Serie A. I tifosi lo elevano a salvatore
della causa calcistica. Non si era mai visto un terrone tanto
amato in città e per riconoscenza le amministrazioni gli concessero
la costruzione di un ponte sulla ferrovia. Gli spettatori, con la
promozione si sono intanto moltiplicati come lemuri anche se tutti
giurano d’aver seguito la squadra dai tempi delle serie inferiori
in casa e fuori. Per giocare in Serie A, l’impianto però non è
idoneo, nell’attesa che a De Luca venga dato il beneplacito per
iniziare la costruzione di uno nuovo, quello vecchio viene adeguato
con delle tribune appoggiate su delle impalcature fatte di tubi
innocenti.
Le
scalate della Mens Sana e della Robur non passano inosservate, la
stampa nazionale dedica articoli sul fenomeno Siena; la cittadina
modello, il più alto tenore di vita in Italia grazie anche
all’accortezza della Banca e la sua Fondazione.
Nasce
uno strano antagonismo tra le due tifoserie, da una parte i Mensanini
considerati più snob che vedono il calcio come una minaccia intrusa
che rischia di portare via visibilità ai trionfi della squadra di
basket. Dall'altra, i Roburrini, finalmente liberatesi del
complesso d’inferiorità adesso non sono da meno e non vogliono
essere più considerati quelli dello sport minore di Siena; al
Rastrello sono uscite con le ossa rotte anche squadre del calibro di
Roma, Juve e Inter!
Le
due squadre che prima si sostenevano con i profitti delle vendite dei
ricciarelli e del panforte adesso sono delle potenze nelle grazie
della Monte dei Paschi. La banca, come non bastasse, presa da un
delirio d’onnipotenza sponsorizza anche la Virtus ed il Costone,
le altre squadre di basket Senesi che raggiungono anch’essi livelli
mai sognati; anche la pallacanestro femminile ne usufruisce ed arriva
a sfiorare la Serie A.
I
tifosi della Mens Sana, dopo avere trionfato su tutti i fronti a
livello nazionale, sognano di portare a casa l’Eurolega, quelli
della Robur iniziano a pronunciare con convinzione la parole Europa e
Champions League. A Siena vanno e vengono (soprattutto arrivano)
campioni strapagati a rinforzare entrambi i fronti, giocatori contesi
ai massimi livelli in tutti i campionati più importanti d’Europa e
non solo. Nessuno fa più caso che accanto alle squadre che
compongono l’Eurolega, Atene, Berlino, Mosca, Istanbul, Madrid,
Tel Aviv e Barcellona, la piccola Siena non manca mai. In molti
danno per scontato che Siena sia una megalopoli di qualche milione
d’abitanti.
Starai
immaginando quanto saranno stati contenti i tifosi vero Rob? Macché.
Il campionato Italiano diventa un noioso monologo dominato dalla Mens
Sana ed il pubblico al palazzetto s’annoia e diminuisce; anche
vincere sempre diventa uggioso. Per portare a casa la benedetta
Eurolega, la gente pretende un ulteriore sforzo economico da parte
della banca per compiere il decisivo salto di qualità.
Al
Rastrello affiorano i primi mugugni ed addirittura appaiono
striscioni e cori contro la società, perché dopo anni di Serie A,
anche una salvezza conquistata in largo anticipo comincia a stare un
po’ stretta.
La
passione sportiva, che dovrebbe essere un divertimento, ma questo è
un fenomeno tutto italiano, si trasforma in un pretesto per sfogare
la propria frustrazione e mettere in atto il lato becero del
campanile. Gli stadi si trasformano nei luoghi ideali per sfogarsi,
insultare chiunque reo d’indossare una sciarpa con colori diversi e
dar sfoggio al peggior repertorio d’insulti. I tifosi ospiti, per
regolamento, devono stare separati in una tribuna recintata e, quando
la Robur gioca in casa, per la sicurezza, la città è privata di un
migliaio di posti auto solo perché sono troppo vicini alla stadio.
Il giorno prima della partita, il posteggio deve essere sgomberato,
durante lo svolgimento, i vigili devono fermare e respingere tutte le
auto all'altezza fortezza e, prima che il posteggio possa essere
riaperto, va ripulito dal sudicio lasciato dai tifosi. Per i disagi
recati agli abitanti del quartiere ed ai turisti, l’impianto nuovo
diventa una priorità. I primi progetti prevedono una pioggia di
milioni che serviranno per costruire un centro sportivo avveniristico
nella periferia sud di Siena e che dovrebbe conglomerare anche una
nuova arena per il basket.
Niente
di tutto questo accadrà. De Luca invece si ritroverà con una rosa
troppo ampia di giocatori sulla busta paga ed una società che
comincia ad essere pericolosamente indebitata. Per ripianare le
perdite, ma anche per provvedere all’iscrizione della squadra al
campionato, deve chiedere un prestito alla banca. La MPS vuole
garanzie, lo stesso De Luca si trova costretto ad impegnare azioni di
due società facenti capo al suo gruppo. Nel frattempo anche la
squadra di basket si scopre carica di debiti fino al collo ma,
siccome dirigenti di banca ed amministratori della città sfilano
nel palazzetto in doppio petto a fianco delle mogli ingioiellate e
s’ingozzano al buffet gentilmente offerto all’intervallo,
nessuno crede che il giochino sia in pericolo.
De
Luca se ne va (morirà nel 2007), in attesa di una nuova proprietà
il Presidente ad interim della Robur diventa Pierluigi Fabrizi, ex
Direttore Generale MPS, poi viene acquistata dall’avvocato Romano,
Lombardi Stronati, che prima d’essere indagato per evasione fiscale
ed essere condannato per bancarotta, fa in tempo ad essere molto
contestato e vedere la squadra retrocedere in Serie B.
Intanto
che il calcio continua a cambiare Presidenti, il basket ruota tutto
attorno alla figura di Ferdinando Minucci, un volpone che da un
ventennio s’atteggia da dandy, il boss indiscusso, lo stratega e
l’uomo capace di scegliere allenatori e giocatori come nessun altro
nel mondo della pallacanestro sa fare.
Si
mormora che la banca avrebbe concesso fidi alla famiglia Romana di
costruttori Mezzaroma in cambio dell’accollo di debiti della Robur
ed anche come licenza sulla costruzione dello stadio nuovo. L’inizio
promette bene, il neo presidente e sua sorella sono giovani ed
entusiasti e riportano subito la Robur in Serie A.
La
Mens Sana, pur vedendo il budget ridotto, si trova costretta a
rifondare la squadra. Se ne va anche Simone Pianigiani l’enfant
prodige, l’allenatore nato a Siena capace di vincere sei scudetti
consecutivi. Nonostante questo, vince ancora il campionato, le
squadre sembrano anche più forti della crisi.
Le
crepe nella banca si allargano, diventano voragini da cui sgorgano
gli scandali che come uno tsunami schiacciano tutto il sistema, sport
compreso. Il calcio torna in B, i Mezzaroma si sentono gabbati e
smettono non solo di pagare gli stipendi ma anche le bollette, la
guardia di finanza inizia col pignorare il pullman e la squadra viene
sistematicamente penalizzata di punti per il mancato pagamento
dell’IRPEF. I tifosi organizzano cortei di protesta e sfilano
davanti al Comune minacciando ripercussioni e di mettere la città a
ferro e fuoco. Per tenerli buoni vengono illusi che una società
straniera, sfruttando la legge salva calcio, costruirà uno stadio
spettacolare con tanto di auditorium, piscina, box auto e centro
commerciale al posto di quello vecchio. Si parla anche di cordate di
miliardari e sceicchi arabi interessati a rivelare la società e
qualcuno c’era anche cascato; in realtà si tratta solo di placebo
per tenere buono il popolino. Il Minucci intanto finisce in manette
con altre tre persone per associazione a delinquere finalizzata
all’evasione e alla frode fiscale, la squadra arriva ancora in
finale, (che perderà) ma viene dichiarato il fallimento e la Mens
Sana chiude i battenti. Il calcio, termina il campionato in Serie B,
i Mezzaroma se ne vanno tra gli insulti lasciando un debito
scioccante e così finisce anche l’epopea della Robur.
E’
difficile parlarti dell’aria che si respirava a Siena negli ultimi
mesi di vita delle due squadre. Hai presente Rob gli ultimi giorni di
Hitler asserragliato nel Fuhrer bunker? I carri armati russi erano a
pochi chilometri e lui farneticava di vincere la guerra coccolando un
plastico di Berlino capitale del Reich con i monumenti faraonici mai
costruiti. Siena era un po’ così, tutto andava a rotoli, la gente
perdeva il lavoro, i negozi chiudevano e le ditte fallivano ma per
strada, sui social network e nelle assemblee non si parlava che dei
nuovi sponsor in arrivo, dei soldi dei petrolieri e di una
inesistente società straniera che avrebbe eretto lo stadio dei
sogni. Le squadre invece sono state cancellate; al loro posto sono
state costituite altre due con nomi simili e che adesso giocano
entrambe in degli anonimi campionati di dilettanti.
In
un batter d’occhio, Siena ha dilapidato molte ricchezze e
compromessa in gran parte la sua reputazione. Il suo nome, che una
volta si associava al Palio, ai Nannini, la banca ed il panforte,
adesso s’abbina bene anche alle ruberie ed ai falsi in bilancio.
Era inevitabile, per mesi gli scandali della MPS sono stati in testa
alla Hit Parade delle notizie più diffuse nei telegiornali ed i
media ci aggiornavano sui nuovi tasselli che andavano ad
aggiungersi all’intricata vicenda. All’improvviso non si è più
saputo nulla, la sensazione era che dall’alto qualcuno avesse
deciso che per ora poteva bastare così.
Nell’attesa
dei lunghi tempi della giustizia italiana, i governanti Senesi
garantiscono che il peggio ormai è passato, i colpevoli saranno
puniti e che Siena è pronta per un nuovo Rinascimento.
In
realtà la città non pare sia agli albori d’un nuovo eldorado,
somiglia più ad un pugile barcollante che aspetta d’incassare
l’ultimo fendente che lo manderà al tappeto. Il colpo del KO.
La
ripartenza si presume debba avere inizio con un rimpasto, la
rimozione dei dirigenti incapaci e della deficiente classe politica
ma per ora questo non è successo. Se non si sottopongano ad un
trapianto del cervello, non vedo come possa essere possibile che di
colpo da asini si siano potuti trasformare in dei giudiziosi
amministratori.
I
propositi bellicosi di vendetta dei cittadini sono stati riposti nel
cassetto; aria fritta, così come la rivoluzione in stile giacobino
minacciata battendo sulle tastiere del computer nei gruppi
d’indignati sui social network.
I
più nostalgici avevano sognato una sommossa rispolverando le gesta
di Francesco Agnolo, meglio noto come Barbicone che nel 1361 stufo
dei governatori rei di ridurre in schiavitù il popolo, di sua
iniziativa fece irruzione nel Palazzo Pubblico, ne afferrò uno a
caso e lo scaraventò dalla finestra. Il popolo, grazie al coraggio
del loro concittadino, insorse e rovesciò il governo dei tiranni.
Realtà o leggenda non è dato saperlo con esattezza. I tempi sono
cambiati; in ogni caso nessun Senese contemporaneo ha la stoffa per
compiere azioni di questo genere.
Come
per il defenestratore, se è necessario citare un atto audace o un
qualcosa di cui potere andare fieri, i Senesi sono costretti ad
andare a scavare nel passato remoto: palazzi, chiese, opere d’arte,
avvenimenti che siano. La battaglia di Monteaperti, che in
quel lontano 4 Settembre 1260, sancì la vittoria dell’esercito
Senese su quello Guelfo, e che viene sventolata e glorificata in
tutte le salse fino alla nausea ne è la prova. Durante le
celebrazioni viene omesso sempre un piccolo dettaglio; fu una
delle rare vittorie di un conflitto in cui Siena uscì pesantemente
sconfitta.
Seguire
in massa le trasferte della Robur, ridotta a giocare sui campetti di
calcio prive di tribune e la Mens Sana nelle tristi palestre dei
campionati minori in cui sono state costrette a competere, pare sia
diventato il motivo di vanto più in voga di questi tempi. Non
credo che partire in migliaia alla volta di Gavorrano o Cecina sia la
cartina di tornasole per rilanciare l’immagine di Siena. Non me la
sento di biasimarli. Magari è un buon sistema per esorcizzare con
allegria la crisi, fare finta sia solo un male passeggero, un
incidente di percorso. L’importante è tenere osservazioni del
genere per se. Chiunque osi parlare dell’inopportunità del calcio
e basket in un momento drammatico come quello che Siena sta
attraversando, è accusato d’essere un nemico della società, un
provocatore, una persona da cui tenere le distanze. Te lo dico per
esperienza Rob, non voglio stare qui ad elencarti la lista di minacce
ed offese che ho ricevuto, alcune davvero originali e fantasiose.
Credevo si trattasse di una minoranza, i soliti ultras esagitati,
ahimè mi sono dovuto ricredere.
In
sostanza non era il sistema sbagliato, quello andava bene, la colpa
era d’attribuire alla congrega di farabutti che ne hanno
approfittato e che per fortuna adesso sono stati scacciati; ora che
sono stati colti con le mani nel sacco, il vecchio sistema Siena
può essere ripristinato. Siena trionfa immortale.
Ed
allora non fa notizia se i nuovi dirigenti del MPS hanno deciso di
premiarsi ed in barba alle crisi si sono aumentati lo stipendio e
nemmeno se i responsabili dei fallimenti di altre aziende ed enti
sono rimasti al loro posto. La gente li difende e pretende che lo
Stato per salvare i loro posti di lavoro intervenga e tappi i buchi
versando milioni nelle casse vuote della città per salvare baracche
e burattini.
La
banca, di soldi dal governo ne ha ricevuti eccome, però stenta a
dare segnali di recupero, la ricapitalizzazione non ha avuto gli
effetti sperati, il titolo è instabile e si prevedono ancora un bel
po’ di tagli e licenziamenti e, come non bastasse, altre aziende
nell’orbita della banca si trovano costrette a chiudere, compresa
anche un fiore all’occhiello, la Siena Biotech, ormai un morto che
cammina.
Nella
Siena che dovrebbe cambiare, insomma cambia poco o nulla. C’è chi
organizza una marcia silenziosa per le vie della città, una protesta
di proposito senza bandiere e vessilli. Partecipano in pochi, qualche
infiltrato politico dell’opposizione, alcuni liberi professionisti,
nessun dipendente del MPS, pochi impiegati pubblici e soprattutto, i
giovani che avrebbero dovuto esserci in gran numero, si contano sulla
punta delle dita. La gente è evidente ha paura, l’angoscia si
percepisce e si nota da come certi personaggi, che meriterebbero la
pubblica gogna, sono riveriti. Sono tornati i tempi dei baciamani
omertosi e del incensarsi per essere amico di questo o di quel leader
politico o presidente.
Tra
questi, il giornalista Stefano Bisi, famoso per avere definito un
groviglio armonioso il
sistema Siena in una
intervista prima della debacle. Mesi dopo è diventato
Gran Maestro della Loggia Massonica del Grand Oriente d’Italia. Nel
frattempo, dalle pagine del quotidiano concorrente al suo, esce la
notizia che sarebbe sotto inchiesta per avere riscosso mazzette dalla
squadra di basket.
Se
non sbaglio anche da voi Rob le logge massoniche hanno un certo peso
nella società. Ammetto la mia ignoranza in materia e di non
conoscerne bene le funzioni, a me è sempre venuto d’associarle
ad una versione adulta di quei clubbini di bambini che si riuniscano
nel casottino in fondo al giardino. Non mi hanno mai suscitato
curiosità e, se qualcosa non m’appassiona, non perdo tempo a
documentarmi sulla loro utilità: ammesso che ne abbiano. Meno
indifferenza nelle faccende del Gran Maestro della Loggia del Grand
Oriente d’Italia immagino dovesse averla la persona che ha espresso
la sua colorita opinione imbrattando un guardrail della tangenziale.
I
Beatles ventenni avevano raggiunto l’apice e a trenta si erano già
sciolti, Steve Jobs e Bill Gates avevano fondato la Apple e la
Microsoft, Alessandro Magno aveva conquistato mezzo mondo, Giacomo
Leopardi aveva scritto l’Infinito ed Orson Wells, Quarto Potere. A
Siena la maggioranza di ventenni è alla ricerca d’un lavoro e
ci sono molti trentenni così sfiduciati che non avendolo mai
trovato ci hanno rinunciato.
Da
voi Rob, quando un giovane esce dal College non fa notizia se trova
subito un impiego ben remunerato da permettergli l’indipendenza ed
anche mettere su famiglia. Qui è un po’ diverso. Potrei portarti
come esempio un ragazzo disoccupato costretto a vivere con la madre
baby pensionata a quaranta anni ed il padre, ex impiegato pubblico,
che la pensione l’ha presa che n’aveva una cinquantina. Oltre ai
vitalizi, incassano gli affitti degli immobili che hanno ereditato a
cui va aggiunto un altro, acquistato con la liquidazione e lo
stipendio che papà prende lavorando al nero presso un’azienda
agricola. Conducono una vita dignitosa, la colf, un’automobile a
testa, casa al mare, settimane bianche, ristoranti chic e viaggi
esotici. La madre, oltre essere una fan dello shopping, ha fatto del
salone di bellezza la sua seconda casa ed il babbo, il weekend, se
ne va a caccia nei boschi armato di fucile di marca, agghindato in
livree mimetiche haute couture e l’ultimo modello di SUV per
trasportare la sua muta di cani con pedigree.
Al
figlio unico, cresciuto protetto in un mondo dorato, coccolato e
viziato era richiesto solo che studiasse fino ad ottenere la laurea,
così è venuto su incapace anche di rifarsi il letto ed a svolgere
qualsiasi mansione cosiddetta pratica. Come molti, ha potuto portare
a compimento solo la prima parte del progetto dei genitori, ma in
attesa di trovare l’impiego per cui ha studiato, non gli hanno
permesso di svolgere lavori umili o part time.
Il
risultato è una generazione di signorini sfiduciati cresciuti con
il mito del posto fisso, a cui è stata privata la possibilità di
fare scelte ed è stato proibito anche di fare la vendemmia perché
troppo poco dignitosa per un addottorato. Giovani assuefatti ad una
vita piatta priva di sacrifici e responsabilità a cui non è
richiesto mai d’alzare un dito; apparecchiare la tavola, andare a
fare la spesa alla Coop o recarsi alle Poste a pagare le bollette.
Un tenore di vita invidiabile ma noioso conseguito senza versare una
goccia di sudore e dove la prospettiva più eccitante è quella
d’arrivare al weekend per seguire la squadra del cuore con gli
amici.
La
causa principale della disoccupazione va attribuita alla crisi, ma
in parte le colpe vanno divise con le solite famiglie che in barba
alla meritocrazia ed ai concorsi pubblici, trovano il modo di
tramandare le poltrone di padre in figlio, ai superman che occupano
un numero imprecisato di poltrone ed anche un po’ agli anziani
ingordi che in età pensionabile non hanno intenzione di mollare il
proprio posto di lavoro.
Un
rispettabile signore Senese, che ha lavorato presso la MPS, che è
stato Consigliere Comunale, Amministratore delegato del Consorzio per
la Tutela del Palio e che attualmente è il direttore della rivista
locale, Il Carroccio, insomma un rappresentante di quello che
un blogger definisce la casta, si è reso conto del vecchiume che
regna in città. Per denunciare la mancanza di ricambio
generazionale ha scritto un articolo che è stato pubblicato su uno
dei quotidiani locali, il problema è che Senio Sensi proprio
giovincello non è visto che è nato ancora prima del passaggio del
fronte. Potrebbe essere lui il primo a dare il buon esempio.
Rob,
lo sai che non ho niente contro gli anziani, spesso sono i
protagonisti nei miei libri ispirati a persone realmente esistite.
Hanno sempre goduto del mio rispetto anche perché erano consapevoli
del loro ruolo ed hanno capito quando era giunto il momento di farsi
da parte. Come in una squadra di football, dovrebbero essere i
giovani a giocare e gli anziani ad allenarli. A Siena invece sono
sempre gli anziani a ballare ed i giovani relegati al ruolo marginale
di spettatori; immagina che noia dover assistere ad una partita dove
le squadre in campo sono composte esclusivamente da giocatori ultra
settantenni.
Dato
che l’ho menzionato, vale la pena spendere due parole
anche sul Consorzio per la Tutela del Palio. In un
mondo dove per vendere un prodotto, si profanerebbero le più sacre
delle icone, per proteggere il Palio di Siena e le sue Contrade,
negli anni ottanta è stato fondata una organizzazione per impedirne
il mercimonio selvaggio.
Fosse
esistito in passato, il Consorzio, oltre ad avere impedito l’utilizzo
improprio delle araldiche, sarebbe servito a supervisionare un film
come La Ragazza del Palio impedendo che uscisse nelle sale
piene di strafalcionerie e falsi anche grotteschi. Per questo,
chiunque desidera utilizzare gli stemmi o fare uso delle immagini
del Palio è obbligato a rivolgersi al Consorzio e nel caso pagare i
diritti.
A
giudicare dal volume di gingilli, gadget, oggetti di merchandising e
porcherie d’ogni genere che riportano colori e simboli delle
diciassette Contrade, la sensazione è che il Consorzio abbia
smarrito un po’ del suo nobile fine.
È
sufficiente farsi un giro on-line e con un clic si può acquistare di
tutto: borse, cappellini, bandiere, fazzoletti, ceramiche, tazze,
magliette, ciondoli e bigiotteria. I prodotti, che la maggioranza dei
Senesi aborrano, (escluse forse le ceramiche prodotte dagli
artigiani del posto) sono quasi tutte realizzate da aziende che non
hanno legami con la città e che di conseguenza non portano alcun
beneficio all’economia.
I
Senesi, molto ligi nel rispettare alla lettera le tradizioni
paliesche, in particolare quando indossare i fazzoletti o
sventolare le bandiere, devono così assistere impotenti alla
svendita dei preziosi simboli della loro tradizione.
In
occasione d’un mio intervento all’Ambasciata Italiana di
Varsavia, dove ero stato invitato a parlare del Palio e di Siena,
avevo mostrato il fazzoletto della mia Contrada alla platea. Al mio
rientro, mi toccò una ramanzina perché il mio gesto fu considerato
irrispettoso. Galeotta fu una foto scattata da uno dei partecipanti
e postata su un social network. Visto che c’erano mi ordinarono
anche di levare dal mio sito web una foto che mi ritraeva monturato;
la ragione era che secondo loro sfruttavo le araldiche delle
Contrade per vendere i miei libri. Mah.
Sono
alcune delle contraddizioni della Siena del nuovo millennio: un
contradaiolo invitato a presenziare una conferenza sul Palio rischia
la gogna e non è libero di postare una foto di se stesso sul suo
sito personale. Si permette però ad un ristorante qualunque nel
mondo di sbandierare i vessilli delle Contrade in sala e, vendendo
tutti quei gadget online, non si può impedire ad una signora di
legarsi un fazzoletto con le araldiche tanto per abbellire la sua
mise al garden party. Dove sta la coerenza in tutto ciò? Viene
lecito domandarsi quanto il fine del Consorzio sia ancora quello di
tutelare gli interessi dei Senesi ed il Palio o se invece, sia
diventato solo una macchina per trarne un profitto.
Per
molti Senesi che seguono la Robur, il rilancio di Siena sarebbe
coinciso con la costruzione d’uno spettacolare stadio nuovo
polifunzionale. In Italia, il calcio si sa ha la precedenza su tutto,
non c’è terremoto, attentato o avvenimento d’alcun genere che
tenga; se in televisione c’è una partita in corso se ne riparla
nell’intervallo fra il primo e secondo tempo. Con il crollo degli
spettatori dovuto anche in parte agli stadi fatiscenti, il governo,
che di solito per varare una legge impiega un’eternità, in tempi
record ha approvato la cosiddetta legge salva calcio. Il
decreto prevede una serie d’agevolazioni e sgravi fiscali per la
realizzazione di stadi nuovi a condizione che includono anche altre
attività commerciali. Hai presente no Rob dove si trova lo stadio a
Siena? Il progetto prevedeva il riempimento della vallata con una
colata di cemento fra la Fortezza e la Basilica di San Domenico,
l’abbattimento d’alberi, l’eliminazione totale del poco verde
ed una galleria sotterranea scavata sotto la collina per agevolare il
flusso di auto e pullman dei tifosi. Sarebbe bastato trovare una
ditta disposta ad investire una somma ingente nel progetto, gli
acquirenti per i box auto realizzati nei sotterranei che sarebbero
serviti a finanziare il progetto, ed una ottantina di commercianti di
buona volontà che avrebbero dovuto trasferire o aprire le loro
attività all’interno del nuovo centro commerciale. Terminata la
prima fase, si sarebbe passata a quella successiva, ancora più
facile perché ci sarebbero stati gli sceicchi in fila, incantati
dallo stadio ipertecnologico, a voler acquistare la squadra. Con i
migliori calciatori del mondo sotto contratto e la squadra in
Champions League, i tifosi ospiti sarebbero arrivati a fiotti, gli
ottanta negozi avrebbero fatto affari d’oro, l’economia Senese
avrebbe avuto un boom e tutti felici e contenti. Un vero affare per
tutti insomma. Per convincere la cittadinanza, è stata convocata
un’assemblea dove ognuno poteva dire la sua, (e mentre il primo
cittadino spippolava annoiato con il suo i-phone se ne sono sentite
di tutti colori) ed un'altra per mostrare il plastico in scala
dell’obbrobrio svelato tra uno scroscio d’applausi. Sono state
raccolte firme, stampati adesivi e magliette ed aperte pagine su
Facebook. Nonostante l’assurdità d’un progetto così
sproporzionato, chi manifestava la propria contrarietà, era un
idiota che d’economia non ci capiva nulla ed i negozianti che si
rifiutavano d’esporre l’adesivo, meritavano d’essere
boicottati. Tutta la faccenda si è lentamente sgonfiata anche se
molti tifosi non si sono ricreduti; convinti che costruire il
cementone a ridosso della città vecchia infarcita di negozi sia la
ricetta anticrisi. Sbaglierò ma non credo esista alcuna ditta
autolesionista a tal punto da buttare tutti quei milioni in una
cittadina di poche decine di migliaia d’abitanti, isolata nel sud
della Toscana e con collegamenti da terzo mondo. L’occasione di
riscatto Rob, Siena l’avrebbe avuta ed è stata servita su un
piatto d’argento, ma purtroppo non l’ha saputa sfruttare. Siena
sarebbe potuta diventare una delle due Capitali
Europea della Cultura. L’investitura, oltre ad una
visibilità notevole avrebbe concesso la possibilità di mettere in
mostra la sua essenza, il suo sviluppo culturale, di ricevere
una pioggia di denari dalla comunità Europea ed un incremento del
turismo di qualità.
La
felice iniziativa, che in origine si chiamava Città
Europea della Cultura, fu creata dalla Ministra Greca Melina
Mercouri nel 1985, con gli anni si è evoluta ed ha contribuito a
fornire un crescente impatto culturale e socio-economico grazie ai
numerosi visitatori attratti nelle città insignite. La competizione
è diventata sempre più accanita ed i criteri di selezione si sono
perfezionati. Per non favorire una nazione sull’altra, è stato
deciso che a turno ciascun paese membro della CEE, ospiterà la
manifestazione. Nel 2019, sarebbe spettata a due città, una Bulgara
e una Italiana. Nel 2012 l’Italia ha inviato le candidature
delle città interessate che sono state esaminate da una giuria
composta da tredici esperti culturali indipendenti, sei designati
dall’Italia e sette dalle istituzioni europee. La commissione ha
poi selezionato le sei finaliste: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia,
Ravenna e Siena. Nei due anni seguenti, fino al verdetto finale, le
città rimaste in lizza avrebbero dovuto convincere la giuria
attraverso una serie d’iniziative contenute in un Bid-Book. Per
vincere la competizione, le istituzioni hanno assoldato un team
d’esperti sotto la direzione del Professor Sacco da Bologna, un
uomo considerato il guru in materia, il meglio sulla piazza o, come
lo ha definito il Sindaco, il genio assoluto.
Man
mano che il tempo passava non trapelava nessuna notizia, tutto si
svolgeva nel più stretto mistero. I quotidiani e le emittenti locali
ogni tanto pubblicavano qualche intervista e Sacco dimostrava
d’essere una persona cordiale e ben disposta. La cittadinanza era
fiduciosa anche perchè la lotta pareva impari; Siena avrebbe vinto
per manifesta superiorità. La città può vantare un passato
glorioso ed è zeppa di cultura. Le contendenti a confronto non hanno
nulla: Perugia è una brutta copia, a Ravenna c’è solo la nebbia,
a Lecce nemmeno quella, a Matera quattro sassi e Cagliari non si sa
bene cosa ci stia a fare. Come avrebbero non potuto premiare Siena?
La scelta però non si sarebbe basata sulla sua bellezza o sul suo
passato luminoso. La giuria, oltre progetto avrebbe valutato
l’entusiasmo e forse anche qualche spinta politica; tutti elementi
carenti nella Siena del nuovo millennio.
Per
la candidatura il colore ufficiale scelto è stato il Magenta, il
simbolo una mano aperta che batte il cinque che è finito su T-Shirt
ed adesivi, poi è stato lanciato in rete un video promozionale con
alcuni cittadini che ballavano per strada il tormentone del momento,
ed altri sono stati invitati a comporre una catena umana da Porta a
Porta. Quello che sarebbe accaduto nel 2019, nel caso Siena fosse
stata designata, però rimaneva avvolto nel segreto. Nessuno metteva
in dubbio che il Professor Sacco non si stava impegnando ma
l’impressione era che evitava di proposito il coinvolgimento
attivo degli abitanti. Le proposte delle altre città candidate
intanto erano trasparenti e consultabili online; quello di Siena
sarebbe rimasto Top Secret fino al gran giorno dell’investitura.
Cominciavano a trapelare sospetti che Siena non fosse favorita e
quando il verdetto ha incoronato Matera, la delusione è stata
evidente ma non è stata una sorpresa.
La
vera sorpresa invece è stato il Bid-Book, quando è stato svelato il
contenuto, sui social network i Senesi si sono scatenati con
commenti sarcastici. Così la sconfitta di Siena poteva essere
giustificata ed i cittadini avevano il capro espiatorio. Mettiti
comodo Rob, perché sto per condensarti le centinaia di pagine di
progetti presentati per la candidatura di Siena Capitale della
Cultura 2019.
Il
contenuto d’un Bid Book dovrebbe essere innanzitutto scritto con un
linguaggio scorrevole e sobrio per rendere i concetti chiari e
comprensibili a tutti. Leggendolo ho avuto l’impressione che fosse
stato scritto intenzionalmente per stupire i giurati per i giurati
con effetti speciali, utilizzando di proposito un linguaggio
complesso, concetti arzigogolati e farcendolo d’inopportuni
anglofonismi.
L’introduzione,
oltre ad essere scritta in una forma grammaticale impropria, è
palese che non è frutto d’una persona né esperta, tantomeno
amante di Siena; è fiacca, non ispira curiosità e non invoglia la
visita. Segue un lunghissimo preambolo su quello che sarà il
progetto vero e proprio; una inutile sintesi di tutto quello che
verrà dopo. La parte successiva infatti raccoglie l’esposizione
in dettaglio dei dodici progetti a sua volta suddivisi in un’infinità
di testi, proposte e sottoprogetti d’ogni genere. Si chiude con la
parte finanziaria doverosa per rendere trasparenti spese e bilanci,
ai ringraziamenti ed anche alla lista di persone coinvolte nei
progetti (ho scoperto con meraviglia che c’era anche il mio).
Il
Bid Book, essendo il depliant ufficiale di Siena Capitale della
Cultura, il catalogo contenente il programma, avrebbe dovuto
essere consultabile da tutti. Come spesso accade sono rimasti
distanti dalla popolazione scegliendo di fare di testa loro ed i
risultati si sono visti.
I
dodici progetti pilota chiamati flagship, non solo sono in inglese,
alcuni sono giochi di parole difficilmente comprensibili anche per un
madrelingua, figuriamoci per un cittadino comune:
Copy Wrong, We Are Leonardo, Gift of Life, Tuscany in Your Bathroom,
Citizens of the Elswhere, Infective Roads, Still Dancing, Cultural
Emergency Room, Napkin Economics, Play The City, The Space Between,
Parasite.
I
temi includono una serie d’iniziative che nell’arco dell’anno
si sarebbero svolte a Siena ed in alcuni casi, zone limitrofe o
città gemellate coinvolte. Per esempio Cultural Emergency Room è
dedicato all’uso della cultura per guarire traumi psicosociali.
CopyWrong riguarda la libera circolazione d’idee e prodotti
culturali. Gift of Life affronta le narrazioni di un luogo, come le
usiamo e ne abusiamo, come possiamo rielaborarle o collegarle alle
storie simili di altro luoghi. We Are Leonardo intende mantenere vivo
il patrimonio di Leonardo da Vinci, il suo spirito, il suo
atteggiamento scientifico, la sua curiosità e creatività, la sua
motivazione verso l’apprendimento, Tuscany in Your Bathroom
riguarda il rapporto che abbiamo con gli stereotipi culturali, come
li decostruiamo e come li remixiamo. Eviterò di nominare le
centinaia di sottotitoli di ogni mostra, installazione, messa in
scena o proposta che sono sempre in lingua Inglese così come
ometterò la lista di nomi degli artisti e compagnie teatrali,
ensemble eccetera che sono nella stragrande maggioranza stranieri.
Ci
sarà una mostra itinerante dove gli oggetti esposti saranno
trasferiti di città in città fino a raggiungere Siena di mano in
mano con una lunghissima catena umana. I moderni pellegrini
riposeranno in monumenti scultorei durante le loro soste sulla Via
Francigena. Il Buon Governo del Lorenzetti sarà il punto di partenza
di un cammino a ritroso dal centro della città alle periferie, lungo
il quale il collettivo d’artisti di strada riprodurrà il
capolavoro in forme contemporanee. I turisti potranno realizzare con
stampanti 3D dei souvenir fai da te basate sulle loro sensazioni
raccolte nel corso della visita in città. Il maestro Bollani
viaggerà in tutta Europa con un piano montato su un carro trainato
da buoi bianchi di razza Chianina. Incontrerà gli abitanti dei
luoghi e musicisti folk, per improvvisare su melodie da questi
proposte nelle piazze di piccoli comuni Europei. Il pianista suona la
campanella sul carro, e come per magia tutte le campane di Siena
suoneranno insieme per salutare il carro delle vecchie e nuove
canzoni. Delle sorgenti saranno intrappolate in grandi cubi di resine
trasparenti che impediscono all’acqua di scorrere. Gli effetti di
luce trasformeranno le facciate degli edifici in enormi iceberg e i
visitatori si troveranno in un immobile tranquillo paesaggio. Si
terrà un Boom Box Car Contest internazionale per selezionare un
gruppo di veicoli dotati di altoparlanti esterni. Verrà chiesto a
musicisti locali e ospiti stranieri di suonare brani elettronici
originali composti su più tracce che saranno distribuite fra le auto
che correranno su un percorso stradale intorno a Siena. Dei
partecipanti, guidati da un percorso di luci cammineranno verso le
mura della città, ed al sorgere del sole, una lunga catena umana
abbraccerà Siena in un assedio d’amore. Il Santa Maria della
Scala verrà utilizzato per portare in vita le opere di un
drammaturgo. Verrà proiettato un video dedicato ai massimi
responsabili della conservazione del patrimonio artistico e culturale
di Siena: i muratori del Medio Oriente e Sud America e le badanti
dell’Est Europeo. Ci sarà un corso utopistico per imparare ad
inciampare, gettare benzina sul fuoco, creare incomprensioni; le
forme elementari della comicità moderna per trasformarsi in clown
moderni. Raccoglieranno barzellette nelle osterie per salvare il
patrimonio dell’umorismo. Verrà riproposto il gioco rivisto del
telefono senza fili per ricreare la forza creativa degli errori
accidentali. Sarà lanciato un workshop con il fine d’utilizzare
Google, Facebook ed Instragram nel modo sbagliato. Sarà inaugurato
il Centre for Performing Heritage, il think tank di Copy Wrong.
Vedremo il lancio del laboratorio itinerante di pensiero critico nei
supermercati, palestre, case di cura e centri d’accoglienza per
immigrati. C’illustreranno la progettazione dell’accessibilità
urbana: ad esempio rampe realizzate con stampanti 3D. Allestiranno
container polifunzionali addossati alle mura contenenti droni e la
piattaforma d’elaborazione Arduino che ospiterà chiunque voglia
progettare il futuro della città. Vedremo trasformate le facciate
dei palazzi di Piazza del Campo in un vero teatro multimediale dove
verranno proiettati volti di persone diverse riunite dalla
circolarità della piazza. Ascolteremo la recitazioni di poesie nei
vicoli che affrontano le questioni dell’integrazione e
multiculturalismo e la trasformazione di alcuni eco mostri e palazzi
inutilizzati in opere d’arte contemporanee. Ci saranno tutta una
serie d’installazioni per ricreare le stanze d’infanzia e spazi
dei ricordi degli immigrati che vivono a Siena, così che gli
originari della città, possano comprendere le storie di vita dei
loro vicini. Saranno realizzate sculture di materiale organico e
cattedrali fatti di alberi in un museo all’aperto sulla Francigena.
Godremo di danze mobili che avranno inizio nelle piazze pubbliche,
scuole ed uffici postali. Ci sarà un bus che girerà la provincia
contenente un cinema che proietterà sul territorio clip rari tratti
da film europei. La camomilla sarà importata dalla Romania per
istituire un mercato solidale e che sarà bevuta insieme agli
zingari, fanfare e cantanti. Architetti ed artisti realizzeranno
delle strutture su frammenti di territorio di particolare interesse
che saranno inviate in altre città. Verrà sviluppato un progetto
sull’integrazione islamica creando uno spazio mobile che poi verrà
inviata a Jeddah per poi tornare carica di nuove energie culturali.
Verranno raccolte le storie degli immigrati a Siena in un format
digitale multimediale e creato un giornale orale dove un narratore
racconterà le storie in sei luoghi differenti della provincia. Una
compagnia danzante interpreterà l’alfabeto traducendo varie lingue
in un’unica lingua del corpo. Verrà sviluppata un’azione sul
patrimonio della violenza dove le comunità in conflitto inizieranno
la loro partecipazione con una donazione di sangue reciproca. Il
masgalano in argento, il premio riservato ai migliori figuranti delle
Contrade durante le passeggiate storiche dei due Palii, sarà
fabbricato ad Istanbul. Le storie di Siena saranno portate a nuova
vita attraverso una maieutica socratica e ri-narrate secondo i punti
di vista degli artisti. Un regista musulmano creerà una caccia al
tesoro per scoprire le storie nascoste della città. Una ricercatrice
reinterpreterà la storia di Pia de’Tolomei prendendola a modello
sul ruolo delle donne nella storia. Verranno recuperate aree verdi,
specie indigene estinte e l’uso di particolari piante che
attraggono le farfalle diventando così luoghi per la meditazione.
Installeranno dispositivi portatili specchianti per permettere la
vista oltre il muro. Suoni verranno incanalati nei bottini
sotterranei ed usciranno dalle fontane unendo così le diciassette
Contrade. Piazza del Campo verrà trasformata in una enorme piscina
su cui le persone potranno navigare e la città diventerà una
tavolozza piena di colori e musica. Grazie alla tecnologia sarà
possibile tornare indietro nel tempo ed osservare i pellegrini
sostare di fronte al Santa Maria della Scala. L’arte intesa come
terapia ed allora i Senesi ed i visitatori diventeranno pazienti per
un giorno sperimentando azioni teatrali comiche in una sala d’attesa
farsesca. Nella Cappella del Manto un team multidisciplinare composto
da medici e psicoterapeuti dell’Azienda USL 7 offre una vera visita
medica. Un’ambulanza culturale girerà la provincia e le
caritatevoli sorelle del triage daranno vita ad una somministrazione
intensiva di cure ospedaliere. Il Santa Maria della Scala ospiterà
anche un grande progetto pedagogico sulla nozione di cura ispirata da
due favole: La Bella Addormentata e La Storia Infinita. Verranno
montate installazioni sonore in luoghi poco conosciuti della città.
Gli artisti guideranno i pazienti culturali nell’affrontare i
propri fantasmi per far emergere il loro disagio e grazie ad
installazioni artistiche e performance dal vivo i risultati dei loro
percorsi di cambiamento saranno visibili a tutti. Una performer
assemblerà testimonianze di vita reale sui fallimenti volti ad
evidenziarne non soltanto il carattere universale ma anche il ruolo
intrinseco nelle nostre vite. Verrà realizzato un teatro diretto a
persone con diverse forme di disagio o di esclusione sociale. Ci sarà
un corso di tango accessibile ai portatori di condizioni
fisiologiche o patologiche invalidanti. Le anziane ospiti di una casa
di riposo per suore, di età compresa tra 84 e 104 anni interagiranno
con i bambini della scuola attraverso la musica e il teatro.
Saranno
previsti laboratori e progetti dedicati a persone con gravi malattie
che saranno invitati a fare un viaggio di consapevolezza nella
propria patologia. Verrà aperto un Repair Café un luogo d’incontro
libero completamente dedicato al riparare le cose insieme per
promuovere una maggiore sensibilità verso una società più
socievole e sostenibile. Ci saranno artisti Africani provenienti da
paesi in guerra che dialogheranno con i loro colleghi europei e verrà
collocata una installazione in uno spazio pubblico in città che
racconterà la costruzione d’un ospedale pediatrico in Sierra
Leone. Si produrranno filmati e performance teatrali con il
coinvolgimento di pazienti con forti invalidità attraverso l’impiego
della tecnologia che permette loro di comunicare nuovamente con il
mondo esterno. Il centro storico sarà riempito di musiche vecchie e
nuove e passeggiando con lo Smart Phone si potranno registrare dei
suoni che attraverso una App vanno a collocarsi su una mappa della
città. Arriveranno bande della tradizione Pugliese ed Andalusa che
suoneranno le commoventi marce della Settimana Santa che saranno
cantate da vocalist Sardi e Corsi. Verrà realizzato un archivio
digitale partecipato della musica popolare Senese progettato per
essere inserito in una rete Europea di centri dedicati alla
conservazione e trasmissione della cultura rurale. Nove orchestre di
jazz legate ad altrettante accademie musicali europee suonano e
viaggiano fino a Firenze su treni veloci per poi spargersi nel
territorio toscano a bordo di eco-treni. Si fermeranno in nove città,
torneranno a Siena dove troveranno ad attenderli la Siena Jazz Big
Band alla stazione. Poi ciascuna ensemble verrà piazzata su uno
spicchio di Piazza del Campo, la Big Band ai piedi della torre e
suoneranno le composizioni scritte da eminenti autori europei.
Piccoli ensemble formati da studenti di conservatorio si ritroveranno
a suonare in contemporanea in aeroporti abbandonati in tutta
l’Europa. Inviteremo musicisti di diversa estrazione a suonare
davanti agli antichi dipinti cittadini che raffigurano scene di
battaglia. Saranno ripresi e poi il regista uscirà da quelle stanze
per raccogliere le voci della comunità per narrare la storia di un
gioco fra il tempo ed il destino. Installeranno lettere giganti
dell’alfabeto nelle valli verdi per segnalare la soglia tra il qui
e il la. Verranno realizzati adesivi stilizzati per essere esibiti
sui balconi della città. Immagini del passato e quelli del presente
saranno sovrapposti con dei fotomontaggi così da rendere trasparente
la relazione. Si chiederà di twittare le foto degli edifici in
disuso e proporre come recuperarli così che una Open Street Map sarà
messa a punto nella Sala del Mappamondo. Ci saranno giochi urbani con
tecnologia mobile e dispositivi ludici e le facciate degli edifici si
trasformeranno in schermi per proiezioni digitali. Alle porte di
Siena si installeranno postazioni mobili per pubblicare la propria
guida turistica della città. Le guide proporranno percorsi
alternativi che raccontano di quegli angolini dove si è dischiuso al
visitatore un aroma segreto, o di quella panchina che ha propiziato
la nascita di una nuova storia sentimentale. Verranno formati nuovi
medici utilizzando le nuove metodologie dei giochi seri. Si
svilupperà una mappatura interattiva in 3D del corpo umano che verrà
visualizzato utilizzando tecnologie come l’olografia in un ambiente
immersivo e interattivo. Varie comunità senesi saranno coinvolte in
giochi urbani con l’aiuto degli artisti che saranno co-creatori di
una serie di visitazioni misteriose. Appariranno vari oggetti
enigmatici dai colori vivaci posizionati in luoghi insoliti, senza
spiegazioni sulla loro provenienza e significato. Un distributore
sparerà semi di piante rare. Voleranno dei droni che trasformeranno
il cielo in una enorme interfaccia con cui tutti potranno giocare. Un
circo ed i goliardi Senesi invaderanno allegramente le strade di
Siena mettendo in scena una varietà di spettacoli carnevaleschi per
gli studenti e gite scolastiche. Artisti europei e artigiani
creeranno nuovi percorsi di contaminazione creativa che saranno
esposti in tutta la provincia. Verranno edificati dei padiglioni con
mattoni composti di funghi viventi che ospiteranno le collaborazioni
tra gli artisti. I cittadini e i funzionari della pubblica
amministrazione lavoreranno insieme per produrre manufatti e
performance in spazi pubblici, affrontando i problemi da punti di
vista non convenzionali. Un artista coinvolgerà la comunità nella
sperimentazione e costruzione di ecosistemi biologici e sociali in
grado di auto-evolversi. Saranno considerate di rimettere in
attuazione vecchi esperimenti accantonati inserendole nel contesto
attuale. Sarà inaugurato il Café EUself che fornirà ai cittadini e
turisti un luogo conviviale dove riposare, incontrarsi, sfogliare un
archivio digitale e portare il proprio contributo nel flusso delle
invenzioni collettive. Nella adiacente Inspirational Room avrà la
funzione di zona cuscinetto ludica che aiuterà i visitatori a
raggiungere lo stato d’animo che predispone all’invenzione e che
si concentrerà sulla promozione del bricolage e del pensiero
computazionale nei bambini. Verrà allestito un workshop per studiare
come sarebbe cambiata la storia se il trattato di Versailles fosse
stato scritto in maniera diversa. Ci saranno incontri sul ruolo della
donna nella Prima Guerra Mondiale ed attraverso la danza le cause dei
conflitti armati in specifiche zone di guerra. Ci saranno
installazioni e proiezioni sui muri per rappresentare i rapidi
cambiamenti sociali avvenuti all’interno della società Europea
dopo la caduta del muro di Berlino. Saranno realizzate delle
installazioni multimediali utilizzando TV, monitor, alluminio,
lettori DVD e mobilio, tutti di seconda mano. Saranno esposte in
contesti di vita quotidiana con l’obbiettivo di favorire la
riappropriazione per uso pubblico dello spazio pubblico. I cittadini
potranno discutere con economisti, imprenditori ed esperti di finanza
di tutta Europa in modo informale. Ci sarà un concorso
internazionale di progettazione per artisti, architetti scienziati,
paesaggisti e ingegneri che cerca di far dialogare soluzioni
estetiche e pragmatiche per rispondere alle sfide energetiche.
Nell’area rurale la competizione si concentrerà sullo sviluppo di
una relazione armonica tra la terra e il vento. Nell’area urbana la
competizione si svolgerà presso una fonte e si occuperà della
creazione d’energia mediante l’utilizzo dell’acqua corrente
della fontana. Degli artisti giocheranno con le strutture chimiche
create dall’interazione tra i materiali plastici e l’acqua per
spingere le persone alla riduzione dell’impiego di plastica
monouso. I cittadini e visitatori saranno chiamati a postare le
proprie immagini della Toscana che saranno poi manipolate dagli
studenti Parigini per individuare possibili tendenze culturali. Ci
sarà una ricerca fotografica di vecchie stazioni dimesse, località
termali in decadenza e persone assolutamente normali. Saranno poi
chiuse in capsule del tempo e sepolte in luoghi simbolici di Siena.
Le torri di San Gimignano e la Torre del Mangia saranno trasformate
in lavagne interattive che si aprono a nuove storie. Verranno fissate
tre enormi bandiere nel cuore di Siena ed i passanti potranno
cambiare la direzione del vento e quindi il moto delle bandiere
interagendo direttamente dal proprio Smartphone.
Sarà
prodotto un vino nuovo dedicato al 2019, ci sarà un gigantesco
banchetto sulle mura di Siena, i Cinesi di Prato saranno coinvolti in
vari progetti sulla coltivazione della terra. Sarà sistemata
un’installazione 3D sul paesaggio Toscano utilizzando alimenti
freschi della tradizione alimentare locale. La cerimonia di chiusura
prevede un concerto su un palco volante, una piattaforma galleggiante
sopra le persone riunite in Piazza del Campo, questi musicisti
eccezionali eseguiranno un concerto cui tutti possono partecipare: i
cittadini di tutta Europa saranno invitati a sintonizzare i propri
dispositivi audio sulla stessa frequenza e ad amplificare la loro
partecipazione aprendo e utilizzando le loro finestre e balconi come
megafoni.
Il
garbuglio di proposte che ti ho elencato non danno l’idea d’avere
molto da spartire con Siena vero? Sorge il sospetto che fosse già
quasi tutto scritto e che la città sarebbe servita solamente a fare
da contenitore o da palcoscenico di lusso. Per bere la camomilla con
gli zingari, proiettare immagini sui palazzi o sotterrare capsule del
tempo non c’era bisogno di candidare Siena; sono cose che avrebbero
potuto fare da qualsiasi altra parte.
Mi
reputi una persona strampalata se m’aspettavo di leggere nel
programma di incontri con autori di fama, mostre d’arte, concerti
di musica classica, settimane dedicate al cinema d’essai o altre
manifestazioni bizzarre di questo genere? Ammetto di non stare molto
al passo coi tempi, conosco poco le ultime meraviglie della
tecnologia e al cospetto d’una installazione ad una mostra d’arte
contemporanea spesso non sono capace ad esprimere che perplessità.
Forse non sono da biasimare per non avere compreso i progetti
d’avanguardia partoriti dal genio assoluto del Prof Sacco. In ogni
caso, la prima sensazione che ho avuto posando il Bid-Book, è che
l’avesse scritto un visionario sotto effetto di sostanze
lisergiche. Sarà questo il motivo per cui l’hanno tenuto nascosto?
Magari per correttezza avrebbero almeno dovuto informare che nel
programma era previsto che i Senesi ospitassero in casa un viandante
pacifista. Mi sarei anche aspettato un maggiore coinvolgimento delle
Contrade, sono l’anima di Siena, ed i Contradaioli rappresentano
una fonte inesauribile di volontariato da cui non ci si può
esimere. Averle escluse riprova che forse il team d’esperti
assoldato non è stato in grado di cogliere appieno l’anima della
città né compreso il concetto di Senesità.
Fingiamo
per un secondo che i giurati avessero assegnato a Siena l’evento
basandosi sulla sua cultura, ancora una volta sarebbe stata premiata
per la storia, l’arte e l’architettura relativa al suo passato;
di certo non per il presente. La cultura nella Siena del nuovo
millennio è latitante se non addirittura in certi casi
imbarazzante, alcune delle librerie storiche si sono trasformate in
negozi di scarpe ed accessori, le poche sale cinematografiche rimaste
si sono ristrette come i maglioni lavati con il programma sbagliato,
i bei teatri sono usati con il contagocce ed offrono stagioni scarne
e spesso tediose.
In
compenso, oltre il dieci percento della popolazione si è messa in
fila per rinnovare l’abbonamento per seguire il calcio ed il basket
dove sugli spalti trionfa la cultura dell’antisportività, del
vituperio e se uno volesse scrivere l’abbecedario della bestemmia,
troverebbe materiale a iosa.
Detto
così verrebbe da pensare che Siena di recente non abbia prodotto
artisti di successo; non è esatto, solo che chi c’è riuscito è
dovuto andare a cercarlo altrove. L’atteggiamento delle
istituzioni è molto esterofilo e tende a favorire artisti stranieri
a scapito dei suoi cittadini più talentuosi. La scultura di Cragg,
un obbrobrio a forma d’una gigantesca deiezione di dinosauro,
piazzata e poi rimossa nella città vecchia, è la dimostrazione.
I
libri che ho scritto e che hanno avuto la fortuna di essere
pubblicati in molte lingue, sono tutti ambientati in loco. Alcuni
sono stati recensiti dai quotidiani più prestigiosi del mondo, uno
premiato con il Notable Books dal NYTimes ed un altro
addirittura con il Benjamin Franklin Award. Grazie a questo, ho avuto
l’onore d’essere invitato in giro per il mondo a parlare di
Siena e la Toscana nei festival, Consolati Italiani ed anche
all’Expo di Shanghai. Le prime volte ho ritenuto doveroso
informare via e-mail gli uffici competenti dei Comuni, Provincia e
Regione locali ma, siccome avrei avuto più soddisfazione intavolare
un discorso con dei moscerini della frutta, alla fine ho rinunciato.
Mi avessero risposto anche mandandomi a fanculo, l’avrei trovato
molto più educato che ignorarmi del tutto.
Gli
assessori nei vari uffici amministrativi si danno un sacco d’arie,
anche quelli di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno.
Competenti o no godono di privilegi e vitalizi ed alcuni guadagnano
anche più del tuo Presidente. I politici a casa tua Rob, li
definite Civil Servants, anziché il nostro pomposo
onorevole, perché in effetti sono semplicemente persone che
hanno scelto di mettersi al servizio della comunità. Si comportano
da persone normali, vanno al lavoro con i mezzi pubblici, non godono
d’immunità e quando sono coinvolti in faccende poco chiare non ci
pensano due volte a dimettersi.
Se
le e-mail inviate agli uffici amministrativi non hanno avuto esito
positivo, non è che le telefonate hanno prodotto risultati
migliori. Farsi passare un assessore è quasi impossibile; non ci
sono quasi mai o sono impegnati in riunione. Se lasci detto alla
segretaria d’essere richiamato, ci sono le stesse possibilità che
ritrovare una braciola al sangue intatta nella gabbia dei leoni. Al
Consorzio Per La Tutela del Palio, sono riuscito a farmi passare
l’amministratore, ma quando ha capito chi fossi, mi ha sbattuto la
cornetta nel muso. Il direttore del quotidiano locale, è stato più
gentile perché, almeno prima di liquidarmi, mi ha ascoltato. Mi ha
spiegato che un trafiletto con la notizia di un autore locale
premiato all’estero, a Siena non sarebbe fregato a nessuno; è
evidente che la gente è più interessata a quegli articoli dedicati
alla casalinga che si taglia un dito affettando una cipolla.
Molti
lettori mi chiedono perché è così difficile trovare i miei libri
in vendita qui. In Italiano non esistono perché nessuna casa
editrice li ha voluti pubblicare. Non che non sono piaciuti, nessuno
si è mai preso la briga di legger i manoscritti che ho inviato.
Almeno credo. Non rispondere alle e-mail è un’abitudine tutta
italiana; non un problema esclusivo di Siena. I libri in lingua in
qualche negozio e libreria ci sono. Pochissimi. Gli accordi erano
che li lasciassi in conto vendita dividendo al cinquanta percento i
profitti. Molti commercianti dopo averli venduti non me li hanno
riordinati e riscuotere era diventata una impresa titanica; così,
non avendo voglia di litigare ed andare per vie legali, ho preferito
rinunciare.
Rob,
credo che Siena abbia le carte in regola per rialzarsi a prescindere,
ma accadrà a condizione di un cambio radicale nel modo di
ragionare della gente. L’attuale classe dirigente, le persone
fameliche che occupano tutte quelle poltrone in simultanea, e certi
anziani, ormai improduttivi, se ne devono andare in blocco. So che
l'ho già scritto ma vale la pena ribadirlo. Ai lori posti ci
dovrebbero mettere persone valide, meglio se giovani e non figli di
questo e di quello o amici di partito dei loro predecessori. A Siena
ci sono tanti individui in gamba che non sono ammanicati con politici
e caste varie e che meriterebbero qualche chance. Se non sono
capaci, un calcio nel sedere e fuori dalle balle; non come le nullità
che non solo mandano in bancarotta gli enti che amministrano ma che
rimangono al loro posto premiati e riveriti.
Dico
una banalità se scrivo che si devono tagliare gli sprechi della
pubblica amministrazione. Il Comune di Siena, che ha circa
seicentocinquanta dipendenti, ma che non è in grado di raccogliere
la spazzatura, quest’anno ha speso due milioni di euro per delle
misteriose consulenze esterne. Andrebbero eliminati albi, registri e
tutta quella improduttiva burocrazia. Dovrebbero impedire che prima
ancora d’aprire un’attività, l’imprenditore sia costretto a
versare tutti quei soldi che servono solo ad arricchire lo stato. La
città vecchia andrebbe ripopolata con degli incentivi per fare in
modo che i giovani desiderosi di staccarsi dai genitori, non siano
obbligati ad andare a vivere alle Badesse o Ponte a Tressa. Se è di
turismo che Siena deve vivere allora i Senesi devono togliersi
l’assurdo complesso di superiorità e sforzarsi d’essere un
pochino più accoglienti. Fondamentale sarebbe inaugurare finalmente
il polo museale di Santa Maria della Scala e spingere per avere
collegamenti ferroviari e strade più decenti. Gli uffici
dell’amministrazione dovrebbero stare a disposizione dei cittadini
e non stare sempre a mettere il bastone tra le ruote; specie a chi ha
voglia di fare. Si attaccano ad assurdi cavilli solo per spillare
soldi come hanno fatto l’altro giorno a quei commercianti che si
sono visti multati rei d’avere un adesivo attaccato sulla vetrina
del negozio ed hanno fatto rimuovere centinaia di cartelli che
indicavano agriturismi, ristoranti ed alberghi; così a rimetterci
sono solo i turisti che girano a vuoto chiedendosi perché in Italia
ce l’hanno con loro.
A
venti anni, nel pieno della mia passione per il Chianti, pensai che
accompagnare turisti a scoprirne le bellezze, potesse essere una
buona idea; sicuramente originale, perché non lo faceva nessuno. Non
la pensavano così o forse è meglio dire che non capivano
esattamente cosa intendessi quando esposi la mia idea alla Camera di
Commercio di Siena. Negli uffici della Regione addirittura mi presero
in giro dicendomi, parole testuali, te sei tutto grullo. Non
era poi così difficile, proponevo tour nel Chianti, mica nello
spazio a bordo d’un astronave con destinazione Alfa Centauri. Mi
ricordo che mentre illustravo il mio progetto uno dei due impiegati
sfogliava la Gazzetta dello Sport e l’altro mi ascoltava
grattandosi la testa con gli occhi sgranati come un nasello lesso.
Solo
l’ostinazione tipica dei ventenni mi suggerì d’andare avanti ed
allora mi affidai ad uno studio legale che studiò attentamente la
disciplina in vigore ed alla fine mi consigliò di prendere la
partita IVA come libero professionista. Ho svolto la mia attività
per anni, il lavoro strano, come lo definivano i miei amici impiegati
di banca, pagando regolarmente le tasse fino a quando il Chianti è
stato scoperto dal turismo di massa. Le regole sono diventate più
severe, per svolgere il mio mestiere non era più sufficiente la
Partita IVA, era necessario che prendessi licenze e permessi vari.
C’ho provato, secondo alcuni uffici per essere in regola avrei
dovuto prendere il patentino di guida turistica di Siena (anche se
operavo nel Chianti), altri sostenevano che per legge dovevo
trasformare la mia attività in una agenzia di viaggi (non ho mai
capito che c’entrasse) altri ancora che prendessi la licenza di
Noleggio con Conducente, anche se il mio non era affatto un servizio
di trasporto. Feci comunque qualche tentativo, l’unica licenza
disponibile si trovava in un comune ad un ora da casa, ammesso che me
l’avrebbero concessa, per ottenerla avrei dovuto sborsare una
somma considerevole ed acquistare anche un’autorimessa in loco.
Come vedi, anziché incoraggiare la mia attività, che oltretutto
andava bene, mi sono trovato costretto a chiuderla. La cosa più
strana era respingere i clienti che mi contattavano e spiegargli i
motivi per cui non avrei più potuto accompagnarli. Soprattutto i
tuoi connazionali Rob; sarebbe stato più facile illustragli il
Bosone di Higgs e le ragioni per cui è conosciuto come la
particella di Dio.
Adesso
però basta parlare di me. Torniamo a Siena. Ti ho scritto che tende
a vivere molto sul suo passato, che i suoi abitanti sono
all’antica ed anche molto conservatori; è strano perchè non c’è
nessuna relazione tra le due cose. Quando fu terminata la costruzione
della Chiesa di Provenzano, i Senesi decisero di dedicarle un Palio
che sarebbe andato ad aggiungersi a quello tradizionale dell’Assunta.
Non mi risulta che ci furono sommosse o proteste popolari. Ti lancio
una provocazione, tanto questa è una lettera confidenziale che non
verrà letta da nessuno a Siena. Nel caso lo fosse, oltre a rischiare
qualche denuncia, che sarebbe la meno, ho paura che finirei i miei
giorni avvolto in una camicia di forza in qualche ospedale
psichiatrico. Immagina se qualcuno proponesse un terzo Palio, fammi
improvvisare, da celebrare, chessò, ogni Ottobre. Un Palio tutto al
femminile. Te lo immagini? Donne tamburine, alfiere e fantine che
sfilano nella passeggiata storica indossando, al posto di monture
medioevali, costumi più attuali creati apposta per l’occasione;
un Palio laico, dedicato alla donne di Siena ed al nuovo millennio,
anziché al periodo della Repubblica e la Madonna. Sarebbe un segnale
forte a dimostrazione che Siena è nuovamente una città propositiva
e soprattutto, tornata ad avere un pensiero d’avanguardia. Ne
parlerebbero i giornali di tutto il mondo e l’immagine della città
ne trarrebbe giovamento Capisci adesso perché ho nominato la camicia
di forza? A Siena se qualcuno uscisse con una follia del genere
diventerebbe lo scemo del villaggio.
È
ovvio che si potrebbero fare mille cose più normali ma ho
voluto toccare di proposito ciò che per i Senesi rappresenta la più
sacra delle icone. La continuità va benissimo, ma se la città non
si stacca dal cordone ombelicale che la lega al suo passato ed inizia
a guardare avanti, rimarrà impantanata nella melma.
Il
Palio laico sarebbe anche un’occasione per uscire dai vincoli con
la Chiesa a cui la città è incatenata. Il clero, in particolare
modo il Vescovo, anche negli anni della crisi, continua a vivere, nel
lusso occupando un palazzo sontuoso. Sai benissimo che non sono
praticante anche perché non m’identifico con gli ecclesiastici
così distanti dagli insegnamenti basilari del Cristianesimo.
Predicano bene e razzolano male e grazie ai concordati, non pagano
le tasse, hanno sconti ed agevolazioni e lo Stato gli passa di tutto,
anche le sigarette. Santa Caterina e San Bernardino, i santi più
legati a Siena vivevano in maniera ben diversa. Non so se è il
classico giochetto per distrarre il popolo da problemi più seri, ma
di recente hanno rilanciato il miracolo delle Sante Particole: le
ostie custodite nella Chiesa di San Francesco che dal Settecento ad
oggi, non si sarebbero decomposte. Se Dio manifesta la sua
onnipotenza attraverso quattro wafer essiccati, potrebbe fare di
meglio dato che hanno scoperto cibi, ben più difficili da
conservare, intatti nelle tombe degli Antichi Egizi. La cosa più
triste è che un esercito di Senesi crede a tutto ciò, idolatrano
statue di Santi e Madonne e si recano in pellegrinaggio ad
arricchire gli imbroglioni di Medjugorje.
Sul
futuro della città non è necessario dichiararsi ottimisti o
pessimisti, è sufficiente essere realisti. Gli ottimisti erano i
coglioni sul Titanic che sono annegati perché credevano
nell’inaffondabilità della nave ed i pessimisti quelli che
sentendosi spacciati non hanno nemmeno provato a mettersi in salvo;
come spesso accade gli estremi s’incontrano. Siena è un po' la
bella donna che ha avuto la vita facile ma, una volta sfiorita la
bellezza, non potendo più campare di rendita, ha dovuto cercare
altre vie.
Ti
ho scritto che avrei dedicato qualche parola alle Contrade ed al
Palio, ma adesso credo che non è necessario. In questa lettera non
ho risparmiato critiche a nessuno e non che le Contrade ne siano
esenti ma, le ritengo una delle poche cose da salvare in questa città
martoriata da fallimenti e scandali. E poi, l’universo delle
Contrade lo hai saputo raccontare così bene tu nel libro che gli hai
dedicato. Potrei concludere la lettera con l’allegoria del Buono e
del Cattivo Governo, il ciclo di affreschi databili al 1338-1339 di
Ambrogio Lorenzetti conservato sulle pareti del Palazzo Pubblico.
Sarebbe troppo scontato. Se la parte buona l’aveva dedicata al
governo del suo tempo, l’altra, con la personificazione
dell’avarizia, la superbia e la vanagloria, sembra la cartolina di
quella attuale.
Qualche
ora fa, mentre camminavo per le vie della città ho notato che c’era
qualcosa che mi stava turbando, ma non riuscivo a capire cosa fosse.
Poi ho compreso che era la malinconia che provavo pensando a tutte le
cose che volevo scriverti. Ho alzato gli occhi che si sono fissati
sul cielo rivestito da piccole nuvole che sembravano potessero
minacciare un po' di pioggia. Quando li ho abbassati sono entrato
sul Corso affollato di gente che passeggiava ed andava alla ricerca
degli sguardi delle persone che incrociava. A Siena, è raro che
siano sconosciuti perché si sono incontrati mille altre volte,
anche se magari non si sono mai scambiati una parola. Tutte le volte
il cervello si mette all’opera, cercando inconsciamente
d’associare i volti ad una Contrada, alla scuola che hanno
frequentato o al mestiere che svolgono; forse un modo per sentirsi
rassicurati.
Le
nuvole che macchiettavano il cielo si sono sciolte come zollette
lasciando il cielo color cobalto. Il sole, riflettendo sui vetri
delle case, faceva rimbalzare i raggi sui muri antichi rischiarando
quegli angoli che a Siena restano quasi sempre nell’ombra. I
mattoni hanno cambiato per un attimo tonalità alterandosi in un
rassicurante granata infuocato, poi il sole senza indugi è sceso
dietro al caos di tetti ed è scomparso alle spalle d’una delle
migliaia di splendide colline sparse per la provincia. Il cielo è
passato dal turchino all’azzurro scuro, al grigio cenere fino a
quando è stato sforacchiato dai flebili bagliori delle stelle.
La
lettera che ti ho scritto, in risposta alla tua interrogazione, spero
non ti abbia messo di malumore. Mi auguro che abbia colto il fine che
è anche quello di mostrare il mio amore incondizionato al luogo
dove vivo e che difenderò da chi è intenzionato a fargli del male.
Qualunque cosa accadrà Siena riuscirà sempre ad emanarmi quel senso
di vita e di carattere che forma l’attrattiva delle migliori opere
dell’uomo e le campagne che la circondano, quel senso di
completezza che sento nella terra che calpesto e nell’aria che
respiro.
Un
abbraccio
Dario