Dear Rob

Dear Rob

domenica 11 gennaio 2015

Caro Rob
           Mi ha fatto tanto piacere leggere la tua lettera. Non ricordo da quanto non ne ricevevo una scritta a mano, recapitata dalla postina e non dal computer. Nella parte dove mi chiedi come vanno le cose a Siena, ho avuto la sensazione d’avere colto tra le righe una vena d’inquietudine. Non sei un tipo da domande retoriche; per questo dubito ti accontenteresti della risposta da protocollo: tutto bene. Ho il sospetto che devi avere ricevuto qualche avvisaglia e per soddisfare la tua curiosità  hai pensato di stuzzicarmi; per questo temo che sarò costretto a dilungarmi un po'. Non mi rendevo conto che sono passati sette anni dall’ultima volta che sei venuto a trovarmi. Mi pare fosse un tuo connazionale, o forse no, che disse che il tempo si muove in una direzione ed i ricordi nell’altra. Il tempo passa inesorabile ed è sempre più difficile abbinare un avvenimento ad una data; tutto si sovrappone e s’attorciglia.
Siena in questo è un po' complice perché la città sembra rimanere tale e quale; come se un incantesimo l’avesse tenuta sospesa nel tempo. Sto parlando della sua parte antica perché la sua essenza sta tutta dentro le mura; sfido a provare il contrario. Non avrebbero nemmeno dovuto permettere che quei quartieri accozzaglia, eretti a casaccio nel dopoguerra, si fregiassero del nome Siena; sono prive d’anima e progettate senza cuore. Siena è un’altra cosa. Non faccio più nemmeno tanto caso se gli occhi dei miei interlocutori si spalancano ed i volti s’illuminano solo perché gli svelo dove vivo. Menzionando Siena, dagli sguardi percepisco che quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla, iniziano a rovistare nei cassetti delle memorie, e dopo avere scelti quelli più belli, si sentono legittimati ad annoiarmi sciorinando l’elenco delle meraviglie che hanno visitato; non mi pare che qualcuno abbia mai nominato nulla che fosse aldilà delle mura o come si usa ancora dire qui, extramoenia.
Le mura, che ancora oggi avviluppano gran parte della città, una volta servivano a tenere a bada gli invasori, oggi, marcano il confine dalle costruzioni antiche a quelle più recenti; volendo essere meno diplomatici, dalla Siena attraente a quella più sciatta. Sono cresciute di pari passo con la città; la città s’ingrandiva, così la cinta s’allargava inglobando i borghi esterni come l’abbraccio d’una madre. Terminati i conflitti, le porte principali, che una volta avevano lo scopo d’intimorire, non servivano più. Non per questo sono state abbandonate a se stesse. Come farebbe una società civile con i suoi cittadini che hanno servito fedelmente la causa, le mura sono state accudite e le porte abbellite fino a farle diventare i varchi accoglienti per i forestieri ed un elemento distinto dell’arredo urbano. Lo sprezzo è iniziato quando in nome di un nuovo viale, una parte sono state abbattute ed altre sono state nascoste dalle palazzine costruite a ridosso. Al resto c’ha pensato l’incuria, la natura le ha tappezzate con una boscaglia brada d’edera, cespi di capperi, ed in certi punti, le mura assomigliano ad una preda lentamente stritolata dal boa che la sta ingurgitando. Le amministrazioni fanno spallucce e liquidano la faccenda con la scusa bizzarra che è di proprietà del demanio. Quindi? Alla voce demanio, il dizionario indica che è un bene pubblico di proprietà dello Stato.
A maggior ragione. Da voi Rob avete più senso dello Stato, è sufficiente menzionarlo o vedere una bandiera sventolante per risvegliare moti di amor patrio e farvi scattare sull’attenti. Da noi troppo spesso, suscita l’effetto opposto; la Pinacoteca Nazionale di Siena è un esempio. Il museo che dovrebbe essere lo scrigno che custodisce i tesori d’arte di uno dei periodi più splendenti della Repubblica, è tenuto peggio d’uno sgabuzzino. È segnalato in modo talmente inadeguato che è possibile passarci davanti senza accorgersi dell’esistenza. Non sto dicendo di tappezzare la città con manifesti ma, almeno non sia una scelta tenerla nascosta, potrebbero indicarla un po' meglio. Quando si riuniscano in assemblea per cercare di capire le cause di una affluenza così bassa, qualcuno dovrebbe fargli presente che esistono cartelli con le frecce che vanno messi agli angoli delle strade ed agli svincoli. Purtroppo non è quello l’unico motivo per cui il palazzo costruito nel XIVesimo che custodisce i capolavori del XIIIesimo secolo, diventato la sede d’esposizione della scuola di pittura Senese nel XVIIesimo, nel XXIesimo è semi deserto. Entrando si viene presi da un senso d’angoscia e sdegno per la noncuranza che regna nelle sale. In una galleria d’arte si presume che lo scopo basilare sia di mettere le opere nelle condizioni migliori per essere ammirate. L’illuminazione invece è pessima perché le lampadine bruciate non vengono quasi più sostituite. Nei mesi invernali, quando non si può fare affidamento alla luce naturale che filtra dalle finestre, per vedere le opere d’arte è necessario sgranare gli occhi. I climatizzatori, non entrano in azione da tempo rischiando così di compromettere i capolavori del Lorenzetti, Vasari, Pinturicchio, Duccio di Boninsegna e Simone Martini tanto per nominarne qualcuno. La ciliegina è la continua assenza del personale per malattia, forse cagionevole per l’ambiente umido ed insalubre; per questo, i tre piani non sono mai aperti in simultanea, aggiungendo ancora un disagio al masochista armato di torcia che avesse ancora voglia di farne visita. Siamo un paese con un patrimonio cultuale artistico ereditato dai nostri avi che non ha eguali al mondo; non solo non siamo capaci di mostrarlo al pubblico, addirittura rischiamo di mandarlo in malora.
Spesso mi sono trovato d’accordo con quelli che si lamentano che molti capolavori italiani sono finiti all’estero; ma se voi siete in grado di valorizzarli e noi no, non ci vedrei nulla di male se vi prendeste anche questi.
Sei arrivato a Siena come fanno molti turisti per restarci solo qualche ora, ma ne sei rimasto così ammaliato che hai deciso di restarci qualche giorno in più; da lì è iniziato il tuo sodalizio che ti ha portato a ritornare con sempre più frequenza. Se non sbaglio le tue parole esatte erano “Ho avvertito le campane del destino rintoccare nella mia anima”; era successo passando casualmente davanti l’oratorio di una Contrada che stava benedicendo il cavallo il giorno del Palio. Da allora ogni scusa era buona per salire su un aereo ed attraversare la pozza d’acqua, come scherzosamente chiamavi l’Atlantico. Lo facevi anche solo per non mancare ad una cena nella Contrada che ti aveva adottato e poter stare con i tuoi amici. Quando gli hai dedicato un libro hai cominciato a venire in tutte le stagioni per periodi anche lunghi; sembrava che non riuscissi più a staccarti. Di giorno ti piaceva stare in compagnia ma la notte, Siena era tutta per te; allora non era raro trovarti solo in giro per i vicoli alla scoperta di qualche particolare che di giorno ti era sfuggito. Il giorno si tende a tenere lo sguardo puntato ad altezza occhi ed a controllare i propri passi, di notte, quando la città è deserta, siamo invitati a sollevarlo ed improvvisamente si scoprono molti dettagli incogniti. Siena va percorsa a piedi, non ci sono molte alternative anche perché è stata tra le prime città a chiudere al traffico. È bello girarla senza una meta e farsi condurre nei vicoli trasportati dalla luce della luna che si riflette sulle tegole di cotto o perdersi nei labirinti di viuzze che si restringono e si rabbuiano, i chiassi che s’innalzano e s’inarcano, scendono, scorrono sui corsi più eleganti ed attraversano le piazze ed i sagrati. Siena così ti svela quel suo lato più celato: le fonti offuscate di giorno che rilasciano il gorgoglio perpetuo dell’acqua che scorre, le cappelle, le basiliche che ogni tanto mandano il timbro del suono di una campana, le chiese minori ed i tabernacoli. La tranquillità regna con la quasi totalità d’assenza di rumori ma se si è fortunati, in estate si possono udire gli echi dei canti dei contradaioli che balzano nell’atmosfera prima di venire assorbiti e custoditi per sempre nei muri antichi. In inverno il silenzio può essere inquietante e far venire in mente immagini del passato capaci di far suscitare desideri ma anche far affiorare una enorme sconsolata malinconia. Mi raccontavi quanto fosse rassicurante passeggiare senza doversi guardare le spalle con la paura d’imbattersi in qualche balordo o fare attenzione a non valicare il confine di una zona malfamata. Mi ricordo quanto ti divertivi a sfogliare i quotidiani locali privi di cronaca nera e che riportavano anche il resoconto della casalinga punta da una vespa ed il pensionato che per sbaglio si era applicato una goccia di Attak anziché il collirio.
Non ti preoccupare Rob. Il traffico dentro le mura è sempre più limitato e si può ancora girare a tutte le ore senza patemi, semmai bisogna fare attenzione a non inciampare. Il bel selciato d’una volta è tutto rattoppato col bitume e trasfigurato in uno zibaldone amorfo. Non solo, i sacchi della spazzatura s’accumulano, i cassonetti traboccano e gli spazzini della nettezza urbana, ops, intendevo gli operatori ecologici della Siena Ambiente, li svuotano negli orari sbagliati. Pure l’aria è un po’ cambiata; al gradevole soffritto rilasciato dalle cucine delle trattorie, si è aggiunto anche quello di wanton, curry e kebab fuoriuscito da quelle etniche. Molti dei vecchi alimentari sono stati rilevati da Indiani che li chiamano mini market e vendono scatolami e porcherie pre confezionate; così abbiamo perduto anche il pizzicagnolo con lo zinale che affettava i salumi ed in contemporanea ti consigliava le fresche delizie di giornata. Ci sono le stesse possibilità di vedere un artigiano all’opera in una vecchia bottega d’incontrare un Panda nel suo habitat naturale. Ogni saracinesca abbassata cela un universo di segreti e mestieri che vanno ad aggiungersi alla memoria di una società, che per motivi oscuri ha deciso di fare a meno di loro. Sono spariti alcuni locali storici avvicendati con negozi delle solite catene internazionali e le loro belle insegne originali sostituite con quelle al neon, le tappezzerie e le mesticherie d’una volta quasi estinte. I negozi aprono e chiudono con una rapidità disarmante; il comune denominatore è che sono tutti mezzi vuoti. Nei ristoranti è sempre più raro venir serviti da un Senese ed infilando il naso nelle cucine, spesso si scopre che anche i cucinieri e gli chef non sono di qui. In un capitolo di un mio libro avevo preso in giro un Americano che si lamentava che in Italia non si mangiava la vera cucina italiana come a Los Angeles. Oggi forse non avrebbe tutti i torti, nella crisi che ci attanaglia anche i migliori chef ed i camerieri diplomati, se possono, scelgono d’andarsene.
Quest’anno le rondini non sono mai arrivate, i nidi costruiti con il fango inutilizzati ricordano quegli antichi villaggi rupestri abbandonati che lentamente si riducono in briciole. Mi è dispiaciuto, oltre all’allegria erano il segnale visibile dell’arrivo della primavera. A Siena il cambiamento delle stagioni non è così percettibile come altrove, non ci sono i germogli delle piante a segnalarcelo; è una città maschia, le piazze ed i palazzi sono austeri ma è una qualità specifica che funziona e che contribuisce al suo charme. Non sono sicuro quanto sia stata una scelta architettonica o se sia stato frutto della casualità ma, si può passeggiare lungo il Corso, raggiungere il Duomo passando per la scalinata che costeggia il Battistero senza incontrare un filo d’erba, se non qualche ciuffo della decantata verbena in Piazza del Campo. Il verde non si vede ma c’è ed è celato nei giardini sul retro delle case che s’inerpicano sulle tre colline su cui Siena si sostiene, nelle valli più nascoste,spesso coltivate ad orti, e nei territori privati alle spalle delle società delle Contrade, spaziose a tal punto, che possono comodamente ospitare banchetti e feste titolari. Mi pare fosti proprio tu a farmelo notare, usando come termine di paragone bizzarro ma efficace che Siena è un po’ un pugile dal volto severo che nasconde un cuore tenero.
Sei stato tra i pochi capace di farti amare da questa gente ed il rispetto che provano per te si percepisce ogni qualvolta ti rammentano. Per loro sarai sempre lo Scrittore, quello che sosteneva che Senesi non si nasce ma si diventa. Ho sempre sospettato che lo dicevi perché ci tenevi così tanto ad essere identificato come uno di loro. Non so quanto valga per me, vivo qui da quasi sempre, sono contradaiolo e talvolta m’invitano anche all’estero a rappresentare Siena ed il suo territorio; è solo colpa mia se dopo quaranta anni ancora non mi sento inserito del tutto. Non mi è mai piaciuto fare di tutta l’erba un fascio, etichettare un popolo con un luogo comune bello o brutto che sia. Almeno non si tratti di maiali di cinta senese o di bovi di razza chianina non credo si possa parlare di razza Senese, è goffo, suona male e non sono nemmeno sicuro sia corretto discutere di un carattere specifico appartenente a questa gente. Questo perché dubito esista un filo conduttore tra il Senese del passato e quello del presente, c’è troppa difformità, in certi casi sembrano addirittura contrastanti; aperti ed all’avanguardia gli avi, chiusi e conservatori i discendenti, ingegnosi ed accorti gli antenati, indolenti e sprovveduti le progenie.
I primi a stabilirsi qui forse furono gli Etruschi, non lo sappiamo con certezza anche perché i ritrovamenti risalenti a diverse centinaia di anni avanti Cristo non farebbero pensare a dei veri e propri insediamenti. La città, con ogni probabilità, si è sviluppata lungo una via di grandi comunicazioni al tempo dei Romani. Chiunque sia stato a gettare le prime basi, lo fece seguendo il criterio di colonizzare le colline; l’aria era più salubre e sarebbe stato più facile da difendere. Oggi bastano un paio d’acquazzoni a distruggere le case che gli architetti ed ingegneri contemporanei si ostinano ad erigere nelle pianure; i fiumi esondano, le abitazioni crollano e la gente s’infuria con le amministrazioni. Le autorità danno le colpe all’abusivismo, ai condoni concessi dalle amministrazioni precedenti ed anche al riscaldamento globale. Il fatto è che qualcuno li costruisce, altri lo hanno permesso e nessuno lo impedisce.
Con la caduta dell’impero poi vi è stato un gran via vai di popolazioni provenienti dal Nord Europa ma forse tra i pochi ad avervi lasciato tracce furono i Galli, i Longobardi ed i Franchi e, sono i loro discendenti che hanno dato origine alla Repubblica straordinaria che hanno reso grande Siena. L’era Repubblicana capace di un sistema governativo con una mentalità talmente innovativa tanto da investire in una sanità pubblica ed attenta a concedere un’istruzione all’avanguardia. Non può essere un caso che sono stati quelli i secoli che hanno visto spuntare generazioni d’artisti, architetti, ingegneri, scrittori e menti sopraffine capaci di far entrare di diritto Siena in quella cerchia di città elitarie. Ad avallarne la straordinarietà, una delle massime espressioni è stata una donna, Caterina Benincasa, le ventiequalcosesima figlia di una famiglia modesta che ottocento anni orsono è riuscita a comandare a bacchetta un Papa; l’eccezionalità, più che un Papa che si facesse mettere i piedi in capo, era che fosse una ragazza a farlo.
Molti associano il Medioevo agli anni bui, è normale, si ricordano le guerre, i tiranni, le inquisizioni, le terribili pesti e via discorrendo; farlo con Siena sarebbe ingeneroso, avrebbe poco senso, al contrario nessuno può negare che si è trattato d’un periodo dei più straordinari. La caduta della Repubblica è coincisa anche con il lento declino del popolo Senese; persa la sovranità, sono iniziati i secoli d’isolamento dove la città si è congelata e la sua gente pare abbia addirittura subito una sorta d’involuzione. Il Palio rappresenta l’emblema; Siena non lo celebra ma lo vive come parte vitale della sua esistenza, non come una manifestazione rievocativa di un glorioso passato ma il suo presente rimasto immutato nei secoli che è riuscito a scavalcare anche nel nuovo millennio. Per questo il Palio non è la sagra finalizzata ad attrarre turisti in una data specifica ma una complessa trama che coinvolge le sue diciassette Contrade ed il punto d’identità e di riferimento dei Senesi per tutto l’arco dell’anno. Finisce sempre così Prof, si parla di Siena ed inevitabilmente si va a ricascare sul Palio, ma se iniziamo a parlare di Palio adesso va a finire che non ne usciamo più ed allora lasciamolo perdere (almeno per ora).
Se facessimo il gioco del paragoni tra le due Siena, la parte antica vincerebbe il confronto con la Siena moderna per manifesta superiorità, una sfida impari; come far giocare il Real Madrid in un campionato dilettanti. Non è solo il Palio a cui Siena si associa, si fa anche con i Ricciarelli, il Panforte, i Cavallucci, anche se alcuni dei marchi storici, che li producevano, la Sapori, Pepi e Tinti sono stati venduti alle solite multinazionali mangiatutto. Burnt Siena è anche un colore, è quello che prende il nome dai tramonti che riverberano sui mattoni rosso granata della città vecchia. Siena ha ammaliato i visitatori a tal punto da diventare un nome di donna; magari dato a quelle bambine concepite durante una vacanza in un albergo con vista sulla città. Ci sono tracce di Siena ovunque nel mondo ma forse a farla da padrone come ambasciatrice è la sua banca. Sei stato proprio tu a scrivere che ogni volta che ti è capitato di vedere l’insegna Monte dei Paschi in giro per il mondo ti è venuto un gradito tuffo al cuore.
La banca di Siena ha una storia così antica che si potrebbe scrivere un romanzo d’appendice a puntate. Quella che per anni è stata la delizia con cui i cittadini si sono trastullati ed arricchiti, la linfa che alimentava la città si è trasformata nella sua croce. Paragonandola al sistema solare, la banca è il sole che tiene in vita la città che è il pianeta Terra mentre l’Università, l’Accademia musicale della Chigiana e tutto il resto sono i pianeti ed i satelliti che vi orbitano attorno. Dicono che il sole un giorno imploderà, la banca pare stia per farlo, in molti si aspettano il botto imminente e quando lo farà sarà così deflagrante che si sentirà anche nel tuo continente. Per riassumerti la vicenda, cercherò  di condensarlo, come dite voi in modo tale da farlo entrare in un nutshell: un guscio di noce.  La storia del MPS inizia quando le magistrature della Repubblica di Siena fondarono la banca e stilarono lo statuto nel 1472.
Il primo documento che riporta il nome attuale della banca, appare nel 1624 quando Siena entra a far parte del Granducato di Toscana e il Granduca Ferdinando II concede ai depositanti del Monte le rendite dei Pascoli demaniali della Maremma. Nel 1629 si ha notizia di un grave scandalo che coinvolge Armenio Melari il camerlengo dell’istituto in carica tra il 1602 ed il 1622 che venne accusato e condannato a morte per aver sottratto l’equivalente di due milioni di euro di oggi. La pena non fu mai eseguita perché fuggì e se ne persero misteriosamente le tracce. Con l’unità, la MPS iniziò ad aprire filiali nella neonata Italia inaugurando per la prima volta il Credito Fondiario. Nel 1929 si fonde con il Credito Toscano e la Banca di Firenze e nel 1936 viene dichiarato istituto di credito di diritto pubblico dotandosi di un nuovo statuto che resta in vigore fino al 1995. Per via della nuove legge emanata dal Ministero del Tesoro ed entrato in vigore nello stesso anno, nascono due enti: la Banca Monte dei Paschi di Siena e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena. La fondazione, che al tempo deteneva fino al 51% delle azioni, è un ente no-profit che ha per scopo statutario finalità di assistenza e beneficenza, nonché di utilità sociale nei settori dell’istruzione, della ricerca scientifica, della sanità e dell’arte, soprattutto con riferimento alla città e alla provincia di Siena. Nel 1999 la MPS è quotata in borsa con successo e fa registrare richieste pari a dieci volte l’offerta. Inizia una fase d’acquisto di piccole banche regionali con lo scopo di radicare ulteriormente la propria presenza in tutta Italia tra cui la Banca Agricola Mantovana, la Banca del Salento e la Banca 121. Il 2007 vede l’accordo con il Banco Santander ed è l’anno dell’acquisto della Banca Antonveneta e nel 2010, la solidità della Banca pare essere inattaccabile con il superamento degli stress test voluti dalla Unione Europea. Nel 2011 vengono a galla le prime magagne con l’annuncio, che arriva come un fulmine a ciel sereno, di una perdita netta di oltre quattro miliardi di euro. Nel 2012, su indicazione della Fondazione, viene nominato presidente del CDA Alessandro Profumo, già amministratore delegato di Unicredit ed amministratore delegato Fabrizio Viola che, da Gennaio 2012, è anche Direttore Generale. Per far fronte alla crisi vengono annunciate la soppressione di quasi cinquemila posti di lavoro e la chiusura di circa 400 filiali. Per poter far fronte alla crisi interviene il governo Monti e la Fondazione svende le proprie azioni rimanendo con solo il 2% di proprietà; azioni carta straccia che oggi valgono solo pochi centesimi. Sono già stati celebrati dei processi per il crac e sono stati condannati in primo grado l’ex Presidente Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni e l’ex direttore area finanza Gianluca Baldassarri. Condanne minime all’italiana, è possibile che nessuno si farà neanche un giorno di galera e magari si godranno gli arresti domiciliari nei loro rifugi dorati. Ci sono voluti cinque secoli per costruire quella fortuna, meno di cinque anni invece sono bastati per svuotare le casse e far evaporare in borsa lo storico tesoretto della città del Palio.
Le avvisaglie si erano iniziate a sentire quando troupe televisive si sono piazzate all’ombra della statua di Salimbeni davanti alla sede storica della banca, Gli inviati molesti avrebbero voluto sentire i pareri dei Senesi che però tacevano quasi tutti; quei pochi che si pronunciavano, avrebbero meritato  collaudare i marchingegni esposte al museo della tortura. Conveniva dare retta al giornalista massone della stampa locale che parlava di groviglio armonioso ed ai media locali che gettavano acqua sul fuoco; anche se erano pompieri poco attendibili perché sul libro paga della banca stessa. I giornalisti che speravano d’ascoltare dalla viva voce dei cittadini il dramma del fallimento, avrebbero ottenuto maggiori informazioni intervistando i piccioni di Piazza del Campo. Nessuno voleva credere che la loro Siena perfettina, la più belle di tutte le città, potesse trovarsi al centro delle cronache per uno scandalo che coinvolgeva la loro amata banca. Era la prima volta che le attenzioni non riguardavano la vittoria di quella Contrada nel Palio, l’ennesimo trionfo della squadra di basket o per essere ancora una volta in cima alla lista delle città più vivibili. Per molti era solo un brutto sogno, ci doveva essere qualche inghippo, al risveglio Siena sarebbe tornata l’isola felice ed invidiata da tutti. Intanto che le cronache locali sminuivano, i più coraggiosi denunciavano sui loro blog le malefatte dei dirigenti MPS e delle amministrazioni comunali in combutta con loro. I primi tempi non era conveniente evocare i contenuti firmati dall’Eretico di Siena, il Santo o il Bastardo Senza Gloria; poi, vista l’inattendibilità della stampa complice, sono riusciti a ritagliarsi un loro spazio e credibilità. A peggiorare le cose, cominciavano a girare tutta una serie di storie sulle notti brave dei dirigenti montepaschini: scambi di coppie, escort, orge a base di cocaina; adesso non solo più furfanti ma anche viveur e puttanieri. Come tutte le tragedie c’è scappato il morto; ufficialmente si è parlato di suicidio ma c’è più di una persona che sospetta si sia trattato di un omicidio premeditato. A Siena, il passaggio dall’incredulità ad una sorta d’accettazione passiva, se pur sempre omertosa, è stata molto lento. Gli impiegati hanno cercato d’abbozzare delle proteste anche se i cortei pacifici ed indolenti con tanto di pause per il cappuccino e bombolone al bar, sono diventate  motivo di scherno. Giuseppe Mussari non è nato a Siena e per questo è stato il capro espiatorio ideale, ma anche la Fondazione che ha elargito milioni a fondo perduto con troppa nonchalance non è stata esente da critiche. Le colpe sono state anche date in parte ai misteriosi titoli detti derivati, sottoscritti con la Banca Giapponese Nomura, che aveva lo scopo di nascondere le perdite del MPS; in pratica erano la scusa per non distribuire gli utili agli azionisti. Usando un termine caro a Saddam, la madre di tutti gli scandali è stato forse l’acquisto della Banca Antonveneta pagata dieci miliardi anche se era in vendita a sei; un mistero ancora irrisolto. I consiglieri della Fondazione sono sempre stati nominati dai politici di Siena della Provincia e la Regione tutte saldamente in mano al Partito Democratico. Il crollo del sistema ha significato la fine del mito di Siena ed i suoi cittadini, in parte complici, si sono visti rovesciare il loro mondo come se di colpo si fossero risvegliati in quello parallelo; quello che però funziona al rovescio come il seguito del film Ritorno al Futuro. Fantascientifico, nonostante i disastri ed il commissariamento della giunta, è che alle elezioni per eleggere il nuovo Sindaco, tanto per cambiare, è stato eletto il candidato del PD, ex dipendente della Banca e sinora incompetente quanto i suoi predecessori. I montepaschini rappresentano un esercito d’impiegati, funzionari e dirigenti che con altre centinaia di aziende e ditte di servizi vari ci sfarfallano attorno. Sfido a trovare una famiglia di senesi che non abbia avuto un parente sul libro paga della banca o che non sia figlio di un montepaschino pensionato che ha lasciato il posto all’erede. Sono pochi quelli che il posto lo hanno ottenuto per meriti, molti sono entrati per conoscenze o grazie alle spinte del partito. Il contratto del montepaschino medio è come una sorta di tre per due al supermercato, si lavora undici mesi e se ne riscuotono quindici, poi vanno aggiunti gli adeguamenti allo stipendio dovuti agli scatti d’anzianità, i rimborsi spese, trasferte, buoni pasto, premi vari eccetera. Se non si è impiegati in uno sportello al pubblico, ma in uno di quegli alveari d’uffici misteriosi che nessuno è mai riuscito a spiegarmi a cose servano, gli orari sono elastici, il ritardo è consentito, le pause caffè molto lunghe; se non ci sono pratiche urgenti da sbrigare ci si può distrarre con qualche giochino al computer o trastullarsi online sui social network. Il lavoro era sempre stato fisso ed intoccabile, perderlo era quasi impossibile. Il Monte non era soltanto il luogo di lavoro per garantirsi uno stipendio ma soprattutto l’ente a cui affidarsi per assicurarsi una vecchiaia tranquilla. Ho amici che avrebbero potuto fare altro nella vita perché non erano adatti a starsene rinchiusi a controllare le cambiali insolute; non sfruttare la possibilità del posto garantito da Babbo Monte però sarebbe stata pura follia.
Esiste anche una certa dose d’ingordigia perché molte famiglie impiegate al MPS hanno anche la fortuna di possedere fondi ed appartamenti nel centro storico della città. I negozianti però sono costretti a retribuire affitti esosi per mandare avanti le loro attività commerciali e con tutti gli studenti iscritti alle varie facoltà dell’ateneo Senese, affittare le camere, spesso al nero, non è mai stato un problema. Tutta questa ricchezza derivata dagli immobili ereditati potrebbe consentire di aprire un’attività in proprio o fare qualcosa di più creativo; l’unica mira del Senese tuttavia pare sia ottenere il posto in banca. Domandai ad un amico se non aveva mai preso in considerazione di mandare il figlio a lavorare in un posto che non fosse il solito suo, di sua moglie e suo padre; mi guardò con lo sguardo stupito come se gli avessi appena informato che Bud Spencer in realtà era una donna.
Gli studenti però sono diminuiti, molti alloggi sono vuoti ed i commercianti, colpiti dalla crisi, non vedendosi diminuire gli affitti, si trovano costretti a chiudere i battenti. Il posto in banca a Siena adesso non è più una garanzia, le assunzioni sono bloccate, quelli che hanno potuto, sono stati pre-pensionati, sono stati fatti dei tagli qua e la e stipulati i contratti di solidarietà. La vera notizia, che se qualcuno avesse azzardato anni fa a pronosticare sarebbe finito dritto all neuro, è che i nuovi azionisti hanno già iniziato a spostare le sedi amministrative altrove. Forse le insegne delle filiali verranno aggiornate, magari elimineranno la esse di Siena. Chissà, ormai non mi meraviglierei più di nulla.  
Panta Rei scriveva Eraclito. Intanto che il tempo scorre e gli apatici Senesi assistono con abulia all’eclissarsi della loro città, sotto il lastricato scorre l’acqua in quella meraviglia d’ingegneria chiamati bottini che sono un altro esempio delle capacità d’ingegneria dei Senesi del passato; roba da far impallidire i discendenti contemporanei.
Mi ricordo quella sera dal vinaio che parlammo proprio di questo aspetto dei Senesi che sono maestri nello sminuire cose a cui danno grande valore. Il drappellone dato in premio alla Contrada che trionfa al Palio lo liquidano semplicemente come cencio, il simbolo di distinguo per eccellenza che indossano è il fazzoletto. Bottino non può che far venire in mente qualcosa di poco gradevole, un luogo sudicio ed immondo, un condotto sotterraneo per ricevere le acque di rifiuto per la loro eliminazione, niente di tutto questo. Stiamo parlando di un dedalo di cunicoli di circa venticinque chilometri in parte scavati a mano nella roccia e nell’arenaria, in parte murati a volte da cui il termine Buctinus cioè a forma di botte. Data la scarsità d’acqua e la crescita demografica della città fu necessario trovare una soluzione e, nel 394 (!), decisero d’intercettare le falde acquifere e canalizzare in cunicoli sotterranei le acque provenienti da sorgenti distanti. Una meraviglia scavata a mano con una pendenza costante quasi impercettibile, così che l’acqua, nel suo lento scorrere, potesse anche depositare impurità o calcare; se il dislivello era maggiore, la soluzione era di rallentare il flusso ricorrendo alle curve e serpentine. I lavori proseguirono fino al 1466 ed anche se di fatto le acque continuano a scorrere, non vengono più utilizzati e nei secoli si sono imbelliti con i depositi di calcare e la formazioni di splendidi stalattiti. Si tratta di una vera e propria città sotterranea con accessi e vie, tabernacoli ed impianti di ventilazione che rendono l’aria perfettamente respirabile. La loro importanza strategica è attestata da due tentativi di entrare in città usufruendo dei cunicoli, nel 1554 Carlo V quasi vi riuscì ed anche i partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale progettarono di liberare Siena usufruendone ma, all’ultimo momento, il piano fu accantonato.
Dato che ho accennato agli invasori, adesso parliamo del rapporto conflittuale che i Senesi hanno con chi Senese non lo è. Per secoli lo straniero è stato sinonimo d’aggressore; il conflitto armato con la vicina Firenze, sfociato poi in una guerra globale tra le fazioni Guelfe e Ghibelline, sono proseguite quasi ininterrottamente per cinque secoli. Con la caduta della Repubblica, la città ha vissuto un lungo periodo di pace fino alla Seconda Guerra Mondiale. Paragonando le sofferenze e le devastazioni subite dal resto del territorio nazionale, si può dire che a Siena, tutto sommato, è andata bene. Nel corso del Rinascimento, per gran parte del Risorgimento, fino ai giorni nostri, Siena ha vissuto piuttosto isolata forse perché lo sviluppo d’industrie qui è stato marginale. Tanto c’era la banca; lo so Rob che stai pensando che sono monotono ma non posso farci niente. Siena è stata anche esclusa dalle nuove grandi vie di comunicazione, non è servita da autostrade, la ferrovia è sempre quella a binario unico ed i convogli sono vecchi e fatiscenti. Questa, chiamiamola segregazione, oltre a mantenere la città radicata nel suo passato, non ha permesso quel mescolamento di popoli come accaduto nelle città più cosmopolite.
Il forestiero, da conquistatore armato, si è trasformato in un visitatore da cui diffidare, scambiare poche confidenze e mantenere un certo distacco. Il turismo a Siena fa la voce grossa ma è di breve durata, per molti, qualche ora en route da Firenze a Roma, una capatina per ammirare i monumenti principali, pranzo in trattoria tipica e via. Il turista è visto come uno sconosciuto ingombrante che occlude le vie e che con la bella stagione stanno spaparanzati come otarie a prendere il sole in Piazza del Campo. Come tutte le convivenze forzate, i Senesi ci hanno fatto l’abitudine; un po’ come hanno fatto con i piccioni. Il turismo per Siena è una risorsa irrinunciabile, nonostante questo, in molti ne farebbero  volentieri a meno. Se ne sentono di tutti i colori, spendono poco, nei ristoranti ordinano solo cappuccini e  che sarebbe meglio ripristinare le porte medievali e tenerle chiuse  il giorno del Palio. Ho anche sentito qualcuno vantarsi per  aver spedito un turista, che aveva chiesto indicazioni stradali, nella direzione opposta; non è possibile venire a Siena e non sapere dov’è il Duomo, che diamine!
I Senesi sono musoni di natura, non sono perennemente arrabbiati, sono così e basta, non sorridono neanche quelli che sarebbero tenuti a farlo per contratto: i concierge degli hotel, il gelataio, i camerieri o gli impiegati all’informazioni turistiche. Lo sapevi Rob che l’Ufficio Turistico ha cambiato ancora sede? Una volta era al terzo piano di un palazzo in Via di Città segnalato dalla solita insegna minuscola, per accedervi bisognava suonare il campanello, fare due rampe di scale e cercare il portone giusto. Tutta fatica sprecata, l’impiegato impreparato era di poco aiuto, se anche fosse stato erudito, non aveva molta importanza perché non parlava altre lingue che l’italiano. Per una breve parentesi, l’ufficio venne trasferito al quartiere periferico dello Stellino e qui preferisco sorvolare e fare no comment; sfido chiunque a spiegare l’utilità di un Ufficio Informazioni all’imbocco della tangenziale. Finalmente è approdato in Piazza del Campo dove un cartello scritto a pennarello informava che non vendevano biglietti e nemmeno davano informazioni sugli hotel o sugli orari di alcun tipo di mezzo di trasporto. Infine si è trasferito in Piazza Duomo, una collocazione discutibile perché spesso, le gite si concludono proprio lì; è un po’ come se uno cercasse di vendere creme solari protettive agli Inglesi di ritorno dai Caraibi. Ti ricordi quella volta che ti accompagnai alla stazione e ti feci notare che il servizio autobus a Siena qualche genio aveva pensato bene di chiamarlo TRAIN? Più tardi, in coda allo sportello che aveva l’insegna TRAIN Tickets, ti facesti tante di quelle risate. Diventasti paonazzo ascoltando l’impiegato che respingeva gli increduli turisti e nel suo inglese stentato  spiegava  che train a Siena non voleva dire treno, ma autobus.
Il fiume di turisti ha significato negli anni un incremento delle guide, per ottenere il patentino, oltre a conoscere le lingue bisogna sostenere un esame di storia dell’arte. Per questo, molte guide di Siena giustamente non tollerano vedere concorrenti privi di licenza accompagnare turisti in centro; qualche volta però esagerano. Il Professor Falassi, un luminare autore del celebrato saggio La Terra in Piazza, si è beccato una ramanzina perché parlava sottovoce con un gruppetto di universitari nel Duomo, una maestra di scuola olandese, che teneva una lezione alla sua classe di ragazzini in Piazza del Campo, addirittura è stata presa a schiaffi ed uno studente dell’Università si è visto circondato e minacciato di denuncia reo di mostrare Siena alla sua famiglia il giorno della laurea. Neanche io sono stato esente dalla caccia al condottiero abusivo. Il giorno del Palio una guida ricciuta mi ha tirato per un braccio quando accompagnavo il mio editore Polacco a prendere posto nei palchi ed un'altra, solo perché indicavo un bancomat ad un mio amico, si è messa a strillare come una pescivendola. Alla fine un docente americano, stufo dei continui assalti, ha visto bene di rivolgersi ad un tribunale ed ha avuto ragione.
In pieno boom del turismo, molti Senesi proprietari di casali, appartamenti o ogni sorta di buco sfitto hanno fiutato il business; vedendo che lo facevano altri, hanno iniziato a paventare l’idea di poterli affittare. Così, senza conoscere la lingua o avere alcuna idea in merito alle esigenze di un turista, l’accoglienza innanzitutto, di colpo si sono improvvisati affittacamere. Mi sono ritrovato a fare sopralluoghi in scantinati ammuffiti e senza finestre perché i neo-albergatori volevano un mio parere; visto che c’ero, magari dargli dei consigli su come trovare qualche villeggiante interessato. In modo educato cercavo di far intendere che nel caso improbabile avessero trovato un autolesionista disposto a stare nel loculo, non sarebbe bastato consegnargli le chiavi e spiegare a gesti dove buttare il sacco della mondezza. Il turista avrebbe preteso un minimo d’assistenza: pulizie, cambio di lenzuola e prima colazione tanto per fare qualche esempio.
I Toscani stanno simpatici un po’ a tutti. Sarà un po’ per la parlata frizzante con la c aspirata, un po’ per le bellezze della regione ed anche per la collocazione geografica; un filino troppo a sud per far parte dell’antipatico nord, troppo a nord per essere identificato con l’inoperoso sud. I Toscani sono considerati di mentalità aperta, allegri ed ospitali, tutti aggettivi che neanche se mi sveglio di buon umore sono in grado d’attribuire ai Senesi. Per questo Rob, come già ho detto, ma credo valga la pena porre l’accento, la tua storia con questa gente rappresenta più d’una semplice eccezione.
Il Senese si considera Toscano, lo sbandiera e ne va fiero, ma non è che va molto d’accordo con gli abitanti delle altre città della regione. Con i Fiorentini ad esempio sono rimasti ancora ai tempi delle guerre ed ogni scusa è buona per rammentargli l’epica sconfitta patita nel 1260 a Monteaperti, gli Aretini li considerano un popolo rozzo e retrò, i Pisani lo sanno tutti (meglio un morto in casa che un Pisano all’uscio), i Grossetani sono l’ex colonia sorta dalle paludi e con i Livornesi si scannerebbero. Le cose non vanno meglio nemmeno con alcune cittadine che si trovano all’interno del territorio della sua provincia; a volte mi chiedo se seriamente non sarebbe meglio chiudere le antiche porte ed interrompere ogni contatto con il resto del mondo. Lo so che adesso stai pensando alle rivalità esistenti tra le Contrade e non avresti tutti i torti. Ma di questo, come già detto. ho deciso di non parlarne, almeno non per adesso. Siena non è una bellezza fine a se stessa, una cattedrale nel deserto; uscendo dalla città vecchia, dopo avere scavalcato i ribrezzi sorti nel dopoguerra, non importa in quale direzione, le magnificenze riprendono a scorrere. A nord basta fare pochi chilometri per ritrovarsi nel Chianti, una regione collinare composta da terra aspra di origini vulcaniche e difficile da coltivare. Questo spiegherebbe perché è in gran parte ricoperta di boschi. Per la sua posizione, fu il teatro delle guerre tra le repubbliche Senesi e Fiorentine e per questo è disseminata di castelli e fortificazioni. Per la sua indigenza, non fu prediletto dagli Etruschi ed eccetto qualche strada che l’attraversa, pressoché ignorato al tempo dei Romani. Nel Medio Evo, fu diviso in feudi, dati in proprietà a dei signorotti.  Fino al dopoguerra sono campati sfruttando i contadini che, per cavar qualcosa da quei campi rocciosi, si spezzavano in due. Negli anni dello sviluppo economico italiano iniziò l’esodo, che nel giro di poco portò al quasi totale abbandono delle campagne. L’emigrazione non fu così drammatica come in altre zone d’Italia perché lo sviluppo delle industrie a livello locale riuscì in parte ad assorbire le popolazioni delle campagne; così le famiglie non si trovarono costrette ad andare a cercare fortuna in paesi lontani.
Per questo le campagne sono state in gran parte risparmiate dagli scempi e gli abusivismi; eccetto poche eccezioni, non c’era rimasto nessuno che potesse rovinarle. La fortuna del Chianti, oltre alla produzione del rinomato vino Chianti Classico, è dovuta in gran parte agli stranieri che lo hanno valorizzato acquistando e ristrutturando i casolari in stato d’abbandono. Vedendo come i Chiantigiani hanno ridotto i paesi dove si sono trasferiti viene da dire meno male. Rabbrividisco al pensiero a cosa sarebbe potuto accadere a quelle case coloniche; prima che emettessero le ordinanze di salvaguardia, magari le avrebbero ricoperte con la calcina o peggio, abbattute per sostituirle con cascinali in cemento armato.
Castellina in Chianti, costruita in una posizione strategica, una volta era fortificata e, per accedervi, v’erano due imponenti porte. Il paese sopravvisse alle battaglie medioevali, ed eccetto un danno minimo alla Porta Fiorentina, anche alla Seconda Guerra Mondiale. Anziché sistemarla, i Castellinesi pensarono bene di raderla al suolo; così scampo' alle guerre ma non alla furia dei suoi stessi cittadini. Non contenti, con la scusa che ostacolava l’ingresso alle auto, riservarono la medesima sorte anche alla Porta Senese che  venne smantellata senza pietà; il paradosso è che il centro storico oggi è chiuso al traffico. Qualche anno più tardi, anche se a valle si stava sviluppando un polo industriale incentivato dalla superstrada e lo scalo ferroviario, un imprenditore locale  costruì il suo gigantesco molino a ridosso dell’antico cassero medioevale. Per caricare e scaricare le merci, per anni i camionisti si sono trovati costretti a salire lungo le tortuose, strette e spesso anche sterrate strade polverose del Chianti.  L’industria ebbe successo a tal punto, che il proprietario investì i suoi profitti nella costruzione di una seconda impresa; una produzione di mangimi zootecnici. Il complesso ciclopico venne eretto in uno dei punti più alti del Chianti appena fuori dal paese tanto che era visibile ovunque e, come tocco finale, qualcuno ebbe la brillante intuizione di verniciare i giganteschi silos d’un improbabile color rosa fucsia; vistosi a tal punto che si notavano addirittura dalle colline metallifere Pisane. Le industrie sono fallite, centinaia di persone hanno perso il lavoro ma, al tempo stesso, il Chianti è diventato di gran moda e, grazie al turismo, Castellina è riuscita a sopperire la perdita. I turisti, attratti dalle bellezze paesaggistiche ed eno-gastronomiche del territorio sono arrivati in gran numero; nessuno credo abbia pianificato un viaggio con lo scopo di visitare Castellina. Ricapitolando, il paese era stato smembrato dai Castellinesi che con solerzia non avevano esitato a distruggere le stupende porte d’accesso e le mura,  simboli d’un periodo d’oppressione e, nessuno aveva protestato quando l’antica torre medievale venne soffocata dai moderni silos. Adesso che non servono più, anziché destinare alla stessa sorte quelle inutili carcasse, tra l’altro pericolanti, da anni discutono come recuperarli. Il problema Rob è che a qualsiasi cosa un giorno potrebbero essere destinate, saranno l’ennesimo cazzotto nell’occhio.
Proporrei di fare come fate voi, un bel po’ di dinamite e boom, farli saltare, però poi non costruirei nulla; anzi si, rimetterei in piedi le due porte. Cosa c’è di così strano a proporre d’investire i soldi che gli stranieri sganciano  per ridare al paese la sua bellezza originale? Una volta ne parlai con un assessore, mentre lo facevo teneva la testa inclinata come fanno i Basset Hound quando si sforzano di capire.
Lasciando Siena nella direzione opposta ci si trova immersi in un paesaggio desolato che nel Pliocene era sommerso dagli oceani. Per via del terreno da cui sono composte vengono chiamate le Crete e, proseguendo più a sud, sfociano nella meravigliosa Val d’Orcia. Il paesaggio è brullo ed attraversato da colline, più dolci ed ondulate di quelle d’origine vulcanica del Chianti, ed è caratterizzato da poderi isolati, fontoni che raccolgono l’acqua piovana, calanche, balze e biancane. Molti non sanno che il territorio fu disboscato per seminare il grano ma, la peste nel 1348 decimò la popolazione di Siena e, le aree coltivate, non servivano più. I terreni rimasti incolti furono tralasciati al dilavamento della pioggia che nei secoli l’hanno plasmata fino a farle prendere quel suggestivo aspetto lunare diventato il paradiso di registi e fotografi. L’abbandono totale, in parte s’interruppe nel settecento quando arrivarono alcuni coraggiosi dalla Sicilia a riprendere le coltivazioni e, negli anni sessanta, i pastori Sardi che hanno portato con se i loro greggi di pecore e la produzione del formaggio pecorino.
Quanti chilometri devi percorrere a casa tua Rob per vedere i paesaggi cambiare in modo così repentino? Probabilmente anche varcando il confine di vari Stati ti ritroveresti sempre attorniato dalle stesse monotone pianure coltivate a cereali. Il territorio Senese invece è bello quanto è vario, contrastante e multicolore come se un Dio avesse voluto sperimentare in un fazzoletto di terra una serie di distinte elaborazioni paesaggistiche e cromatiche; al resto c’ha pensato l’uomo coltivando le terre nel rispetto della natura e costruendo tutti quei borghi diventati famosi nel mondo: San Gimignano, Montalcino, Montepulciano tanto per citarne qualcuno. Nomi altisonanti da far rabbrividire, come se Doctor J, Abdul Jabbar, Michael Jordan giocassero tutti nella stessa squadra di basket.
Non sono solo le straordinarie bellezze che li hanno resi famosi ma lo sono anche alcuni dei loro prodotti. I vini innanzitutto: il Nobile di Montepulciano, il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico, la Vernaccia di Sangimignano, ma anche gli oli d’oliva extravergine della Val d’Orcia e le bistecche della Val di Chiana. Stiamo parlando di prodotti prelibati premiati con tutte le onorificenze; eccellenze create dalle capacità dei nostri avi ma spesso valorizzate e, di recente mi sembra anche commercializzate, da gente d’altre nazionalità. La gente del posto sembra essere solamente capace d'auto-celebrarsi in assemblee alla Camera di Commercio, associazioni di categoria, consorzi vari e sprecare tempo in chiacchiere. Non voglio stare qui a fare l’elenco delle aziende passate in mano straniera,  basta solo che ti faccia  l'esempio del mio paese;  tre aziende vinicole e tre proprietari d’altrettante nazionalità. Le specialità del posto oggi sembrano siano diventate le frodi dei soliti furbi che cercano di sfruttare il buon nome che questi luoghi hanno saputo guadagnarsi grazie al paziente lavoro dei nostri antenati.
Sono state eseguite condanne perché c’era chi acquistava cisterne di vino ed olio dal sud Italia, ed anche dall’estero, per tagliarlo e poi venderlo come DOCG e DOP locali. Me lo hai detto tu Rob che per vendere un qualsiasi prodotto pare sia sufficiente sfruttare la parola Tuscan; lo fate  a casa vostra, figuriamoci se non lo facciamo a casa nostra.
Per completare l’excursus nel territorio Senese, sarebbe corretto includere la Val d’Elsa, il Monte Amiata o la Val di Chiana. Tecnicamente si trovano in provincia di Siena ma per motivi storici o per la lontananza hanno poco da spartire con il capoluogo; e poi, lo scopo di questa lettera non è quella di fare concorrenza alle guide del Touring Club. La zona a sud est, conosciuta come la Montagnola, invece ha molto da condividere con le recenti vicende di Siena; non tanto per le colline ricoperte di boschi di lecci e castagni ed i terreni argillosi e rossastri, ma per un affare che ha coinvolto la sua parte più pianeggiante. Nell’area si trova un piccolo aeroporto che si è trovato al centro di una lunga contesa  che può servire come esempio per spiegare l’irragionevole voglia di grandeur ed onnipotenza della classe dirigente di Siena. Sono pronto a scommettere che avrai messo su un’espressione delle tue leggendo dell’esistenza di un aeroporto a Siena. In realtà non sono tanti a conoscerne l'esistenza.
L’aeroporto di Ampugnano nasce addirittura negli anni trenta come aeroporto militare, ospitò un’importante scuola di pilotaggio e venne usato come base per gli Stukas durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli anni, Ampugnano è stato poi aperto al traffico commerciale e turistico comunitario ottenendo tutti i certificati ed i requisiti per decolli ed atterraggi notturni. Il traffico non è mai stato molto intenso, basti pensare che il personale deve occuparsi in media di una decina di passeggeri al giorno; per questo l’Enac lo ha inserito tra i dieci aeroporti più inutili d’Italia. Tra i clienti, oltre all’Aeroclub, fino a quando si misuravano in serie più competitive, ne usufruivano anche le squadre di basket e calcio.
All’improvviso questo piccolo scalo nascosto tra le colline del Senese è balzato agli onori delle cronache perché sembrava stesse per trasformarsi in uno dei principali aeroporti in Italia, e nel progetto, si parlava di allungare la pista, costruire terminal e tutto ciò che per un hub internazionale sarebbe stato necessario. Col tempo avrebbe dovuto accogliere centinaia d’atterraggi giornalieri e qualcosa come quattro milioni di passeggeri l’anno. Come accade quasi sempre in situazioni come queste, la cittadinanza si è divisa in due fazioni. Quella a favore sosteneva il progetto Ampugnano inquadrandolo come un ulteriore passo nella scalata di Siena. Quella contraria lo riteneva un inutile sperpero (chiedendosi anche da dove diavolo potesse saltar fuori tutta quella valanga di denaro) e soprattutto un danno ecologico del tutto ingiustificato. I più s’interrogavano insospettiti dai soliti intrecci politici e la lunga mano della massoneria; non poteva essere un caso che il Presidente dell’aeroporto fosse anche un ex impiegato della banca ed era considerato l’ex tesoriere della loggia massonica del Gran Oriente d’Italia. Alla fine tutto si è esaurito in una bolla di sapone correlato con il solito processo ancora da celebrare ed il rinvio a giudizio per nove persone per falso ideologico e turbativa d’asta.
Il progetto originale era stato presentato dal fondo d’investimento con sede a Lussemburgo, Galaxy e dove tra i soci c’era la Cassa Depositi Italiana controllata non a caso dalla MPS. Il progetto prevedeva un graduale ampliamento in varie fasi che si sarebbe dovuto concludere nel 2020 con la cementificazione di una superficie pari a quasi venti ettari di terreno e l’investimento di circa settanta milioni di euro. Mentre i SI al bar si gongolavano che in tempi brevi si sarebbero potuti imbarcare in pratica sotto casa per un weekend lungo nel Dubai, i NO si sono organizzati in proteste e cortei che a Siena non si erano mai visti.
Le intercettazioni sulla vicenda Ampugnano hanno mostrato in pratica quello che era il potere Senese. Senza l’influenza di MPS e della Fondazione, secondo l’impianto accusatorio della Procura, neppure la Cassa Depositi e Prestiti e Galaxy avrebbero partecipato all’ampliamento.
Credo che il progetto fosse utile quanto aprire una porchetteria alla Mecca anche perché potrei pensare a mille posti più idonei della Montagnola Senese per costruire un aeroporto. L’impatto ambientale sarebbe stato devastante e secondo gli esperti avrebbe inquinato una vena acquifera fondamentale per il rifornimento idrico della città. Neanche volando, termine poco adatto in questa circostanza, con la fantasia riesco ad immaginare tutti quegli aerei che volano sulle colline del Chianti, le Crete e la Val d’Orcia, nel frattempo riconosciuta patrimonio UNESCO.
Forse la città avrebbe beneficiato d’un incremento di visitatori; del genere low cost come i voli che li avrebbero dovuti trasportare, incrementando così quella tipologia di turismo mordi e fuggi tanto disdegnato dai Senesi. Sicuramente sarebbe andato a discapito dei turisti facoltosi, quelli che scelgono di soggiornare nelle campagne presso gli agriturismi, i residence, che prendono in affitto un casolare o addirittura ne posseggono uno; l’inquinamento acustico avrebbe contribuito ad allontanarli.
L’unico punto con cui i SI riuscivano in parte a convincermi era che non si sarebbe trattato di costruire un aeroporto ma far funzionare quello esistente. Così com'era non sarebbe mai servito a molto, aveva una gestione onerosa e difficilmente avrebbe potuto attirare società interessate ad investirci. Per ampliarlo si sarebbe dovuto munirlo con vie d’accesso moderne; si presume che un aeroporto internazionale debba avere una rete di comunicazione all’altezza. Ad Ampugnano si accede ancora da una strada statale fatta di curve e dossi che poi diventa una viuzza stretta che in certi punti non è larga a sufficienza per il traffico a doppio senso di marcia. Si sarebbe dovuto creare anche un servizio di bus e shuttle perché, almeno non si rimedi un passaggio con l’Ape di Gosto nei campi a zappare l’orto, l’unica alternativa è prendere il 33 barrato A per Rosia alla fermata ad un chilometro di distanza.
Anni fa mi recavo spesso all’aeroporto di Ampugnano, non per prendere l'aereo ma perché c’era una accogliente trattoria a conduzione familiare con il caminetto sempre acceso. Mi ricordo quando ci andai in compagnia di quella tua amica Americana che anni dopo mi confidò che quando le avevo proposto d’andare a mangiare all’aeroporto, si era immaginata in un Self Service di un Terminal a riempire il vassoio con cibi precotti. Sono andato a fare un sopralluogo e sono stato accolto da un cancello chiuso con un lucchetto ed un vecchio ATR arrugginito abbandonato a bordo pista. Purtroppo la trattoria non c’è più e la struttura, che ospitava anche la scuola d’aviazione, è in rovina, così come la pista di Go Kart è ridotta ad un cumulo di detriti. Avevano sognato uno scalo moderno in grande ed invece hanno perduto anche quello vecchio rimanendo con un campo d’aviazione che pare più adatto a coltivarci le patate.
Non capisco Rob come tutto questo sia potuto accadere a Siena, forse hanno messo qualche sostanza rimbecillente nelle condutture dell’acqua. Non so. Sono tante le domande che mi pongo. Come facevano ad esempio anche solo a considerare d’inaugurare un aeroporto quando la città non ha neanche una ferrovia decente? Per percorrere i poco più di settanta chilometri che la separano da Firenze il treno deve effettuare tredici fermate impiegando quasi un ora e mezzo. Pensare di potenziare la ferrovia e collegare la città con aeroporti già esistenti sarebbe stato un progetto molto più sensato. Ma di logico e saggio qui pare non ci sia rimasto quasi più nulla.
La Fortezza di Santa Barbara, con i suoi quattro bastioni angolari, veglia su Siena dal 1560 ed è lecito pensare che fu eretta a difesa della città. Al contrario, venne progettata dai Medici invasori per tenere a bada le iniziative dei cittadini bellicosi che ambivano a scacciarli.
Il predecessore Carlo V ne sa qualcosa; la fortezza precedente, che aveva fatto costruire nel 1552, fu rasa al suolo dai feroci indomiti Senesi.
La roccaforte venne smilitarizzata nel Settecento ma la struttura ha mantenuto la sua imponenza e suscita ancora un senso di austera robustezza; forse per il suo scopo e forse anche per la sua architettura rigida, i Senesi le hanno da sempre riservato uno strano rapporto d’amore odio.
Il parco sovrastante, da cui si può godere di una bella vista sulla città vecchia, fu progettato nel 1937. Oggi è poco curato, ha le aiole spoglie ed è un po’ un prolungamento del grigio giardino della Lizza: grigio è il ghiaino che lo ricopre, la scultura dedicata a Garibaldi, il triste monumento al cavallo, il tribunale ed anche i malinconici cigni costretti a sguazzare in un minuscolo specchio d’acqua sporca. Non sarà un caso che la Fortezza era anche uno dei luoghi prediletti dai Senesi che per togliersi la vita si lanciavano dalle mura.
Nel secondo dopoguerra, nacque l’idea di aprire al pubblico un’enoteca, sfruttando le vaste sale sotterranee ad archi e volte a mattoni. Qualche anno più tardi, nei giardini in estate progettarono anche una manifestazione pubblica: la Mostra dei Vini Italiani. Grazie a tutte queste iniziative Siena focalizzò l’interesse dei viticultori e dei commercianti del settore nel centro Italia. Siena stava diventando una sorta di capitale enologica, non solo perché aveva saputo sfruttare al meglio gli ambienti della fortezza ma, anche per la sua centrale posizione geografica e la straordinaria varietà di vini di prestigio prodotti nel suo territorio. Col tempo e con la fama acquisita suggerirono anche di cambiare il nome in Enoteca Italiana donandole così una dimensione più nazionale. Dopo i fasti e le onorificenze si è poi addormentata sugli allori ed oggi, grazie anche alla manifesta incapacità degli amministratori scelti dai suoi soci: la Regione Toscana, la Provincia, il Comune e la Camera di Commercio di Siena, sembra stia giungendo al capolinea.
Vederla fallire fa una certa rabbia; l’ente è l’emblema di una struttura in mano ad un popolo incapace e fossilizzato dove la massima aspirazione pare essere ancora il posto fisso in banca. I presupposti per fare bene c’erano tutti: gli ambienti splendidi e soprattutto un potenziale bacino d’utenza di decine di migliaia di turisti che scelgono di venire in Toscana anche perché attratti dai suoi vini. Sarebbe stato sufficiente allestire un museo del vino serio ed utilizzare gli spazi per appuntamenti a tema che avrebbero potuto avere risonanza a livello mondiale. La Mostra dei Vini che attirava un numero straordinario di appassionati invece fu accantonato a favore della più dinamica Verona.
L’Enoteca Italiana si è trasformata in un wine bar di lusso, un luogo dove la cricca del MPS si recava a mangiare e bere a sbafo. Le costose iniziative finalizzate ad attirare visitatori e presentate in pompa magna, in realtà non richiamavano un granché ma servivano a beatificare chi le aveva ideate; a beneficiarne era la solita casta d’amministratori e politici.
È sufficiente farsi un giro on-line e consultare quei siti dove si recensiscono alberghi e ristoranti per rendersi conto dello stato disastroso in cui è piombata l’Enoteca. Le critiche sono a tutto campo e sono impietose, si legge della discutibile scelta dei vini esposti, gli stranieri si lamentano perché il personale non parla inglese e nemmeno sorride; ma a Siena questa non è una novità. Un italiano particolarmente malevolo ha denunciato tra la lunga sfilza di rimostranze anche l’infiltrazione di pioggia raccolta nei secchi e di essere deluso a tal punto di vergognarsi d’essere italiano.
La mancanza di dialogo esistente tra i Senesi e chi Senese non è ha contribuito ad alzare un muro d’incomunicabilità che ha portato ad ignorare le esigenze di chi sceglie di visitare Siena ed il suo territorio. In altre zone votate alla produzione enologica, è sufficiente munirsi di una mappa e partire; le aziende vinicole di solito sono attrezzate ad accogliere visitatori di passaggio offrendo semplici tour e degustazioni. Da noi il turismo del vino è più complesso; poche aziende hanno capito i vantaggi che nel tenere le porte delle cantine aperte. Alcune lo fanno su prenotazione, ma dai toni scocciati, pare che sia solo per farti una cortesia. Un po’ in stile Enoteca Italiana, le visite si trasformano in spocchiose digressioni tecniche adatte solo ad esperti del settore. Tutto questo snobismo non è poi tanto strano, forse si spiega perchè da noi in passato il mondo enologico era quasi tutto in mano agli aristocratici; alcune delle vinicole più importanti sono state tramandate per generazioni da famiglie con titoli nobiliari: Baroni, Conti e Marchesi.
Spesso non serve presentarsi in livree da pinguino con il tastevin d’argento legato al collo. Mi viene da pensare ad una ragazza che si è trasferita a Siena dal nord Europa, ha intercettato le esigenze dei turisti, ha allestito un piccolo fondo in centro ed inaugurato un Wine School. I corsi che offre hanno lo scopo di fornire ai turisti delle semplici nozioni basilari sull’enologia; tutto molto casual ed efficiente. Mi pare che dalle parti tue li definite Crash Course.
Il personale sciopera perché da mesi non riceve lo stipendio intanto che i vari presidenti e dirigenti s’incensano e si glorificano osannando l’operato dell’Enoteca e tutto quello che ha significato per lo sviluppo del settore: che erano precursori e che hanno aperto la strada al Vinitaly. Tutto vero. Stanno però parlando di chi li ha preceduti. Rob, il vero problema è che manca l’umiltà. Nessuno sembra disposto a battersi la mano sul petto ed assumersi le proprie colpe e, sei lo fai presente, gli interessati diventano aggressivi e ti bollano come il solito qualunquista senza cuore. Come spesso accade, si cerca d’intervenire quando ormai il danno è fatto, in questi giorni è stato lanciata una petizione per salvare l’ente con tanto di raccolta di firme. In sintesi, i responsabili del fallimento chiedono ai cittadini di convincere lo Stato a salvare con i soldi dei contribuenti l’Enoteca così che quelli che l’hanno distrutta possono rimanere al loro posto. Fino a quando c’era la banca, tutto era lecito, anche far fallire un’azienda, c'era Babbo Monte a tappare le falde e salvare la nave che affondava; un po’ come un genitore facoltoso che salda i debiti del figlio incapace. Adesso però la nave ammiraglia MPS non può più nulla, è stata silurata anche lei e sta colando a picco con tutta la sua flotta
Rob, ammettiamolo pure senza malizia, il tuo è un amore incondizionato per Siena ma, fosse stata una di quelle cittadine industriali affossate in una piana nebbiosa, dubito che saresti tornato tutte quelle volte per la sua gente.
Quanti studenti la penseranno come te? La bellezza avrà avuto un ruolo nella scelta dell’Università di Siena a discapito d’altre facoltà? Non credo siano domande retoriche.
Affittare una stanza in una casa che si affaccia sui vicoli di questa bomboniera di città immersi nella tranquillità che Siena sa offrire, possono essere condizioni ideali per dedicarsi allo studio. Magari la vita notturna che offre non sarà il massimo per un giovane ma la sera si possono tranquillamente fare quattro passi, bere una birra o sedersi in un caffè in Piazza del Campo.
Il primo documento in cui si parla di studenti fuorisede a Siena è datato 1240 quando il podestà imponeva a tutti quelli che affittavano alloggi, il pagamento di una tassa al Comune per finanziare i docenti che insegnavano Medicina, Grammatica e Diritto. Nel 1321, la città accolse numerosi professori e studenti fuoriusciti dall’università di Bologna a seguito d’una diatriba interna e nel 1357, l’imperatore Carlo IV riconobbe lo Studio Senese fra le Università del Sacro Romano Impero. Nel 1416 venne fondata la Casa della Sapienza, la prima struttura del genere destinata ad accogliere e dare vitto ed alloggio agli universitari. Durante il periodo di decadenza del Cinquecento e la contemporanea ascesa dell’ateneo di Pisa, l’università riuscì a mantenere una sua importanza convogliando a Siena idee innovative e moderne ed una lunga lista di docenti di un certo peso. Nonostante tutti gli sforzi ci fu un nuovo declino generale che andò avanti fino all’avvento degli Asburgo-Lorena quando, Leopoldo I, dette all’ateneo una nuova organizzazione ed incrementò il numero delle cattedre. I Francesi invasori, nel 1808, addirittura la chiusero del tutto per un periodo. Dopo la riapertura, i moti risorgimentali degli studenti li spinsero ad arruolarsi partecipando in gran numero alla battaglia di Curtatone; il Granduca stizzito, per rappresaglia, chiuse alcune delle facoltà.
Con l’unità d’Italia, l’università riprese vigore ma, nonostante la sua ripresa d’attività, nel 1892 il Ministro per la Pubblica Istruzione propose di chiuderla del tutto ma, le rimostranze dei cittadini e delle amministrazioni locali li costrinsero a ritirare la proposta. L’ateneo, dai quattrocento iscritti a cavallo delle due guerre, con il boom degli anni ottanta, è passato ad oltre ventimila. Negli anni, alle storiche facoltà di Medicina, Chirurgia e di Giurisprudenza si sono aggiunte Farmacia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Economia, Lettere e Filosofia, Ingegneria e Scienze Politiche. Poi, sul più bello, sono arrivati gli scandali Senesi che hanno coinvolto anche l’università danneggiando il buon nome costituito nei secoli e costringendo molti studenti ad iscriversi altrove.
I primi segnali sono arrivati quando nel 2010 il Rettore dell’Università Focardi, si ritrova indagato insieme ad altre ventisei persone per falsità ideologica in atti pubblici; si parla di un buco amministrativo di duecento milioni di euro. Durante le indagini sono emersi un altro milione e mezzo da pagare per mancati versamenti Irpef ed i rimborsi gonfiati che hanno portato alla sospensione di quattro professori. Sono stati anche recapitati avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità avvenute nel voto per l’elezione del Rettore che aveva sostituito Piero Tosi, poi rinviato a giudizio per tentata concussione; accusato d’aver favorito il figlio per ottenere il posto di ricercatore. Il professor Tosi adesso è Direttore Generale del Policlinico.
Con l’acquisto con soldi pubblici d’aragoste da parte di Focardi e co si è raggiunto il tragicomico. A detta degli accusati servivano per certe ricerche nel campo della biologia marina; anche fosse, sono finiti lo stesso in pentola.
L’università rappresenta l’ennesima negazione della meritocrazia, un vocabolo in via d’estinzione nella lingua italiana. Non conta essere eruditi e capaci ma avere le conoscenze altolocate, la tessera del partito ed anche la giusta parentela. Nel caso di Siena, il Partito Democratico rappresenta il potere ignobile degno delle peggiori organizzazioni; una specie di mafia rossa che ha tenuto sotto scacco la popolazione giostrando a proprio piacimento la totalità degli incarichi degli uffici pubblici e privati. Amici e parenti, conoscenti e simili, montepaschini e piddini tutti uniti appassionatamente. La famiglia Barni n’è l’emblema. Mauro, ex Rettore dell’Università di Siena, ex Rettore dell’Università per Stranieri ed anche ex Sindaco è il padre di Monica, l’attuale Rettrice dell’Università per Stranieri e Giovanna che è presidente delle Cooperative Colture e che fa parte della Deputazione Generale della Fondazione della MPS e grazie anche al voto della sorella, adesso sta nel consiglio dell’Accademia Musicale della Chigiana. Senza vergogna.
I turisti abbiamo detto, a Siena sono tocca e fuga, gli studenti no, si presume che almeno uno non sia un genio, per ottenere la laurea debba frequentare una facoltà almeno per qualche anno. Per questo la città accoglie un esercito di giovani che si trasferisce qui; e. per una città di circa cinquantamila abitanti, si tratta di un numero di residenti che fa percentuale.
La loro presenza rappresenta non solo una straordinaria opportunità per l’economia ma anche una ventata di freschezza in una città anagraficamente vecchiotta e di conseguenza poco dinamica. Grazie a loro molti Senesi hanno anche trovato impiego presso le facoltà spalmate in diversi punti della città; imboscando molti fannulloni e persone con problemi vari a scaldare la sedia in qualche segreteria, mensa universitaria o casa dello studente. Gli studenti per anni hanno rallegrato le serate con le loro feste goliardiche e sono i frequentatori delle osterie e pub sparsi per il centro. Soprattutto la loro presenza ha gonfiato il valore delle case ed i Senesi si sono arricchiti senza imbarazzo spremendoli per un posto letto affittato spesso al nero. Il business è diventato talmente redditizio che molti Senesi hanno scelto d’abbandonare il territorio della propria Contrada, trasferirsi nelle palazzine anonime dei nuovi quartieri ed affittare la casa dentro le mura. Nonostante questo, al pari dei turisti, gli studenti non sono mai stati ben visti dai cittadini un po’ classisti e pieni di pregiudizi. E’ difficile fornire una spiegazione, non si capisce perché il pizzicagnolo tutto sorrisi e formaggi, quando ha terminato di servire la signora della porta accanto, al cospetto dello studente fuorisede si trasforma in uno scontroso diavoletto della Tasmania. Gli anziani in parte si possono anche giustificare, farlo con i giovani è un po’ più difficile, è raro vedere ragazzi del posto socializzare con quelli che vengono da fuori; a volte pare di vivere un piccolo apartheid, i Senesi da una parte, ed il resto del mondo dall’altra.
In giro non si sentono molti mea culpa, un po’ come ho sentito fare dai dipendenti dell’Enoteca, si protende più al vittimismo e scaricare le inettitudini sugli altri. La crisi Rob, speravo potesse anche servire ai Senesi per ricredersi, scendere dal piedistallo e comprendere che non avevano merito per il benessere in cui sguazzavano. Non potevano credere di poter sfruttare all’infinito i benefici del lavoro degli avi ed accumulare ricchezze sui propri conti correnti personali. Volendo essere spietati si sono comportati un po’ come quelle piante parassitarie che s’attaccano sui tronchi d’alberi, crescono e diventano sempre più rigogliose, poi quando non c’è più linfa da poppare, inesorabilmente cessano di vivere entrambi. Avessero avuto un minimo di gratitudine, anziché limitarsi ad ammucchiare danari avrebbero potuto restituire qualcosa a beneficio della città; in una logica di dare ed avere funziona così. In passato la cittadinanza lo faceva; il Duomo è l’esempio più eclatante.
La maggior parte dei Senesi danno l’idea d’essere attaccati alla loro città ed ogni occasione buona per intonare qualche canto che glorifichi il suo splendore. La sensazione è che sia un patriottismo ipocrita che si evidenzia soprattutto nelle occasioni di manifestazioni sportive; lo fossero realmente, avrebbero avuto un atteggiamento diverso nei confronti dei responsabili che hanno affossato la città portandola al minimo storico di sempre.
Negli ultimi tempi, alcuni Senesi si sono un po’ ravveduti ed hanno deciso di fare il percorso inverso tornando a vivere tra le mura; di conseguenza ora sperano d’affittare i lori condomini extramoenia agli studenti. Pare che anche le amministrazioni abbiano avuto la stessa brillante idea a giudicare dalla nuova Casa dello Studente di recente costruzione.
La struttura è di una mostruosità senza pari, una palazzina rettangolare imprigionato in una struttura di metallo che ricorda vagamente un carcere. A prima vista pare si siano dimenticati di levare le impalcature; solo spremendo le meningi si capisce che non sono ponteggi ma qualcosa a che fare con l’architettura contemporanea. L’ignobile costruzione, eretto in una buca nebbiosa soggetta alle brinate sta appiccicato ad un cimitero e vi fosse, potrebbe competere per la palma per essere il mausoleo al degrado. Come non bastasse, La Casa dello Studente di Siena, non è nemmeno tanto vicina a Siena, a dirla tutta non è nemmeno nel Comune di Siena ed è servito malissimo dai servizi pubblici. Quando lo vidi, più per lo stupore che il disgusto, la mascella andò a sbattere con violenza sullo sterno. Ti faccio solo questa domanda Rob. Chi lo ha progettato, quando ci passa davanti si vanta? “La vedi quella turpitudine laggiù nel canalone accanto al campo santo? Quello tutto ingabbiato? L’ho fatto io!” Eh, lo so Rob, i vostri, a confronto, sono dei Taj Mahal.
Un altro esempio è l’Università per Stranieri fondato solo nel 1917 che da qualche anno si è trasferito dal palazzo a due passi da Piazza del Campo nella nuova sede con vista sul sottopasso della ferrovia. Si potrebbe discutere che la scuola nel centro era fatiscente e poco funzionale, tutto vero ma, con i soldi sperperati nella costruzione di quello nuovo, avrebbero potuto comodamente ristrutturare quello esistente che è rimasto mezzo vuoto ed ancora in cerca d’acquirenti. Gli studenti stranieri avrebbero sicuramente preferito che la scuola fosse rimasta nella città vecchia, se non altro per comodità visto che alloggiano quasi tutti dentro le mura. Per seguire le lezioni invece sono costretti a recarsi nei pressi della stazione ferroviaria che non credo sia una di quelle costruzioni che si associano nell’immaginario quando si pensa a Siena. Il palazzo vuoto, in attesa che qualcuno si aggiudichi la gara d’appalto, non è un caso unico, vuote sono rimaste centinaia di case ed appartamenti lasciati dai Senesi per trasferirsi nei quartieri porcheria così come vuoti sono molti fondi che dopo il fallimento dei negozi sono ancora alla ricerca di nuovi locatari. In disuso sono un gran numero di chiese ed istituti religiosi per mancanza di adepti. Vuoto è rimasto il Palazzo delle Papesse costruito nel 1460 ed una volta sede della Banca d’Italia poi trasformato in un museo d’arte contemporanea che ha avuto vita breve e che ora è stato messo all’asta. Vuoto è il palazzo dell’INPS per mancato utilizzo in Via della Stufa Secca ma che nonostante ciò continua a pagare ben 890.000 euro d’affitto con i soldi dei contribuenti. Chiuso è lo storico Hotel Toscana e l’Istituto Santa Teresa, un vecchio convitto femminile che avevano iniziato a ristrutturare ma poi se ne sono dimenticati e, lì è rimasta anche la gru che torreggia sulla città facendo concorrenza alla Torre del Mangia ed il Campanile del Duomo. Inutilizzato è il Palazzo Marsili in Via di Città e quello del Capitano risalente al 1200, il padiglione Conolly dell’Ospedale Psichiatrico San Niccolò da quando venne chiuso nel 1978 e, se la Pinacoteca verrà trasferita come dicono, allora anche il Palazzo Bonsignori andrà a far compagnia a questa flotta di vascelli fantasma.
A tutto questo abbandono s’andrà ad aggiungere il Palazzo della Provincia che in ordine di grandezza è secondo solo a quello Pubblico in Piazza del Campo. Il nuovo Palazzo che è ancora un cantiere, è stato in parte finanziato dalla Banca quando ancora distribuiva generosi sacchi di banconote come si fa con le caramelle ai bambini a Halloween. Fu scelta una zona paludosa ed infestata di zanzare che prima però andava bonificata per il rischio che contenesse residui bellici inesplosi dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel corso del risanamento del terreno non trovarono nessuna bomba ma una falda acquifera che creò nuovi disagi e ritardi al cantiere. I lavori iniziarono nel 2009, per ora sono stati spesi quasi quindici milioni di euro ed il progetto che ancora è ben lontano dall’essere concluso prevede che il palazzo ultimato sia alto sette piani per una superficie di 4510 metri quadrati, due piani interrati con 130 posti auto, un piano terra con front office, auditorium, sale riunioni, bar interno e ben 210 uffici per ospitare gli oltre quattrocento dipendenti. Non è un refuso, sono quattrocento gli impiegati in un ente di cui non ho mai capito l’utilità; degno di una trama per un libro sui misteri
La palude è stata sanata ma da quando la banca non è più il genio della lampada che esaudisce i desideri dei politici locali, i fondi hanno smesso d’arrivare. I lavori interrotti alla fine sono ripresi con un finanziamento di altri due milioni ma quando il gigantesco palazzone sarà finalmente consegnato, non potrà essere utilizzabile causa una nuova norma antisismica che prevede una spesa di circa altri cinque milioni di euro per la messa in sicurezza.
L’ironia è che lo Stato in bancarotta si è accorto dell’inutilità delle Province in Italia ed ha deciso d’abolirle. La notizia però non è di fresca data, lo sapevano già quando fu posta la prima pietra ed allora costruire quel gigante serviva quanto una fabbrica di tacchi a spillo nel Sahara. Così fra poco ci sarà un palazzo nuovo e scintillante che non potrà essere abitato, di proprietà di un ente che non esisterà più e che sarà difficile destinare ad altro. Immagino già la cerimonia con la creme dei parassiti della società, Presidenti, Sindaci, Assessori, Vescovi e chi più ne ha e che tutti imbellettati dopo le foto di rito del taglio del nastro, si avventeranno sui tavoli imbanditi di leccornie; tutto a spese dei contribuenti.
Spostare alcuni degli enti ed uffici fuori dal centro storico è stata sicuramente una buona idea così come è logico che i nuovi supermercati, outlet ed i centri commerciali trovino un collocamento in zone con posteggi e nei pressi di vie di grande comunicazione. Non si capisce però perché i governanti di Siena, nonostante l’economia della città conti molto sui turisti, stia facendo tutto per sbattere fuori dal centro anche loro. Negli ultimi anni le amministrazioni hanno dato l’okay alla costruzione di tutta una serie di alberghi non solo brutti ma collocati nei pressi di centri commerciali, davanti a distributori di benzina, all’uscita della tangenziali o con vista sui quartieri vergogna.
Così la città conosciuta per le sue meraviglie non ha alberghi che si affacciano sulla Piazza del Campo o Piazza Duomo, ma in compenso è ben provvista di residence con vista sul quartiere in vetta alle classifiche di quelli più brutti dell’universo. Lo so che adesso stai pensando che in una realtà normale qualcuno avrebbe pensato d’adibire quei palazzi storici non più in uso in alberghi ma non qui. Ti ricordi dov’era l’Ostello della Gioventù? Si, è ancora là, nel posto meno idoneo concepibile. Pensa quanto starebbe bene in centro anziché all’ingresso della superstrada. Ma a Siena si sa, i giovani non sono ben visti, se poi sono giovani e stranieri peggio che mai, meglio tenerli ad una certa distanza.
Siena è anche considerata la culla della lingua e molti stranieri vengono qui anche per iscriversi ai corsi di perfezionamento d’italiano. Consentimi d’andare un po’ fuori tema, lo faccio solo perché di mestiere fai lo scrittore. Molti stranieri esaltano la nostra cultura anche ma noi siamo esterofili patologici e facciamo di tutto per rigettarla; la nostra lingua compresa. A differenza dei nostri cugini Francesi e Spagnoli, ormai la stiamo imbastardendo infarcendola di parole straniere che poi stroppiamo e spesso usiamo in maniera impropria.
T’improvviso un paragrafo nonsense. Ero on-line e dopo aver controllato la e-mail ho cliccato con il mouse per aprire l’attachment e sul display è apparsa la special offer all inclusive per lo stage di know how per uno start up dove il target era diventare supervisor, ho fatto un download, salvato il file sul pen drive e poi con il toner eco friendly l’ho stampato. Sono andato nel box a prendere l’auto, ho ascoltato una compilation della mia band preferita, poi ho acceso la radio dove lo speaker leggeva le breaking news ed intervistava il premier a proposito della convention dove avrebbe presentato il suo road map tutto inclusive di job’s act, welfare e la devolution per combattere l’austerity e lo spread. Al parking del supermarket ho preso il trolley e con i coupon ho comprato del junk-food ed ho fatto un coffee break con un sandwich scambiando due battute con il barman che aveva un buon sense of humour, un vero showman degno di una star di quelli che calpestano il red carpet nel showbiz. Avevo un invite per un party in un loft nella building, per entrare ho mostrato il badge al body guard alla reception, per fortuna non c’era un dress-code ed allora la T-shirt era ok. Ho incontrato un mio amico che lavoro nel catering business, un tipo un po’ snob, abbiamo bevuto un drink e mi ha presentato suo partner che fa il personal trainer e che chiama con un nick buffo dicendomi che aveva fatto coming out e che era politically correct dire così. Prima di salutarci ci siamo fatti un selfie col suo smart phone, ci siamo scambiati le nostre news, ho preso il mio tablet e siccome c’era il wireless, in streaming ho guardato il match fra i top team…basta, mi fermo qui. Hai afferrato no? Torniamo a noi.
Il Sindaco del PD, Valentini, inutile ripeterlo, è un dipendente del MPS; una delle costanti nella Siena del nuovo millennio. Il suo predecessore, che in maniera machiavellica, era stato indicato dal segretario nazionale del PD come il Sindaco che la città si meritava, era stata commissariato assieme alla giunta. Nonostante fosse al centro degli scandali ed anche indagato per il fallimento di un pastificio nel sud Italia, ha pensato bene di fare campagna elettorale per il collega di partito. I Senesi, a parole indignati a tal punto da minacciare d’imbracciare i forconi, si sono ravveduti perché hanno dato retta al Sindaco uscente, eleggendo il successore che aveva indicato. Roba da psicoanalisi.
Ai tempi dello splendore della Repubblica tutto questo non sarebbe stato possibile. Nel Trecento la giunta del governo era formata da nove cittadini dalla classe media che venivano estratti a sorte da un gruppo di persone scelte dal Podestà, dal Capitano del Popolo (che spesso erano forestieri) ed i Consoli della Mercanzia. Fra i requisiti vigeva l’ineleggibilità per i parenti e predecessori in modo da assicurare ampia rotazione ed evitare concentrazioni di potere.
Immagina Rob se ripristinassimo un sistema di quel genere; pensa solo ai soldi che risparmierebbero anziché sperperarli in inutili campagne elettorali. Ma si sa, il passato è retrogrado e superato.
Per dimostrare quanto la città fosse all’avanguardia basta fare un giro al vecchio ospedale o Spedale come lo chiamano qui; il più antico nella storia dell’Occidente.
Sorto sulla Via Francigena verso la fine dell’ottavo secolo, il primo documento che ne fa menzione del 1090 lo descrive come un istituto polifunzionale. Lo scopo del Santa Maria della Scala non era solo d’assistenza per i malati ma funzionava anche da ricovero per i poveri e bambini abbandonati e, era il luogo d’accoglienza delle migliaia di pellegrini che portavano tanta ricchezza in città durante il loro passaggio. I profitti erano reinvestiti in maniera accorta acquistando terreni coltivabili e costruendo quelle magnifiche fattorie fortificate chiamate Grance, che raggiunsero il loro culmine nel XVesimo secolo.
La conduzione dello Spedale, che nel corso degli anni si è ampliato in maniera esponenziale, era responsabilità dei canonici, poi la gestione andò ai frati prima di passare in maniera definitiva al Comune. Nel 1995 l’attività è stata interrotta ed è stato deciso di recuperarne i locali e trasformare il complesso in un nuovo polo museale. L’edificio neogotico, tappezzato da una straordinaria raccolta d’affreschi di molti artisti della Scuola Senese dell’epoca, accoglie la chiesa della Santissima Annunziata, il Palazzo del Rettore, la Casa delle Balie e tutta una serie di Cappelle, Passaggi, Oratori, Corsie, Sale e locali che ospitavano varie Confraternite e Compagnie.
L’ospedale, per secoli un fiore all’occhiello, quasi mille anni più tardi, è diventato un simbolo della malasanità. Riprendere con le telecamere pazienti coricati in corsie del Mille ed affrescate nel Trecento erano situazioni ghiotte da sfruttare nei reportage incentrati sulla decadenza del servizio sanitario nazionale.
La costruzione del nuovo Policlinico fuori dalle vecchie mura, non troppo distante dalla stazione FS, sarebbe dovuto partire già nel 1938, ma lo scoppio della guerra bloccò tutto. Nel 1962, venne posta la prima pietra ma, per alcune vicissitudini politiche, i lavori furono nuovamente interrotti fino alla ripresa definitiva nel 1970. Nel 1975, finalmente fu inaugurato il primo lotto, il secondo nel 1984, il terzo nel 1992, il quarto nel 1996 ed il quinto nel 2003. La struttura, che nessuno ha messo in discussione l’utilità, è gigantesca ma chi lo ha progettato non ha tenuto in considerazione che avrebbe oscurato la splendida vista sulla città vecchia che si godeva dalle colline del Chianti.
Il mastodontico Policlinico, come tutti gli ospedali, è spigoloso e triste, perdersi nei corridoi sterili e freddi è semplice; basta saltare un cartello e si ha l’impressione d’essere entrati nel labirinto del Minotauro. L’estetica, che nella nostra società è stata accantonata in nome della praticità, sostengono i puristi, nel nome del risparmio e del profitto secondo me, non poteva avere alcuna importanza in una clinica moderna. I nostri avi non la pensavano così a giudicare dal Santa Maria della Scala; non solo efficiente ma costruito con materiali costosi ed abbellito assoldando gli artisti di grido dell’epoca. I degenti si potevano permettere di stare sdraiati ed al tempo stesso ammirare le opere del Vecchietta, del di Bartolo, del Manetti, del di Tommè e del Lorenzetti sulle pareti, soffitti, corsie e cappelle affrescate.
Per questo il vecchio Spedale non poteva che essere adibito ad un complesso museale e capisco quanto restaurare i circa quarantamila metri da cui è composto sia complicato e soprattutto oneroso. La parte che converge nel Palazzo Squarcialupi è stato in parte recuperato e viene utilizzato per allestire mostre ma le amministrazioni Senesi non sono state in grado di gestirlo in maniera adeguata. Le rare volte che ho telefonato per informazioni, non c’era quasi mai nessuno in grado d’essermi d’aiuto. Mi ricordo quella volta che ero in coda per fare il biglietto, la fila scorreva molto a rilento anche perché una delle addette era impegnata a giocare sul computer, (l'ho vista, era il solitario Spider) ed un’altra (l'ho sentita), faceva le moine al telefonino con il fidanzato.
Si è discusso molto su cosa fare di tutti quegli spazi all’interno del complesso, sono stati spesi molti soldi, sono stati inaugurati dei percorsi, altri sono ancora incompleti e fin ora i visitatori (pochi per la verità) non hanno espresso l’entusiasmo sperato.
Santa Maria della Scala è collocato a pochi metri dal Duomo, una delle opere più grandiose del medioevo, l’immagine manifesta delle ambizioni della Repubblica di Siena e che solo la peste ha impedito di portare a pieno compimento. Nonostante questo, rimane in ogni caso fuori proporzione; potrebbe comodamente essere la Cattedrale d’una megalopoli abitata da milioni d’abitanti anziché d’una città di qualche decina di migliaia.
Fosti proprio te a sostenere che andava sfruttato meglio, che sarebbe stato il caso di far pagare un biglietto d’ingresso, sistemare un’illuminazione efficace e magari diffondere una colonna sonora adeguata. A quei tempi ogni qualvolta c’era una messa, gli inservienti circoscrivevano la zona delle panche e cacciavano i turisti; tutto questo per il privilegio di quattro vecchiette ingioiellate che pretendevano per se una delle cattedrali più grandi del mondo. Ti chiedevi se non fosse un po’ sprecato così e se non fosse stato il caso che celebrassero la messa in una qualsiasi delle altre centinaia di chiese e cappelle inutilizzate sparse per la città. La prima persona a cui esposi la tua idea mi bollò come un eretico che non aveva alcun rispetto per la istituzioni ecclesiastiche, la seconda mi tacciò d’essere posseduto dal demonio ed allora lasciai perdere.
Ci sono voluti anni, ma alla fine anche i governatori ed il clero, che qui arrivano sempre dopo la martinicca, hanno concordato che fosse il caso di far pagare l’ingresso ai non residenti. Oggi è possibile ammirare il Duomo in tutto il suo splendore, noleggiare audio guide, girare attorno l’altare, apprezzare il pulpito del Pisano, il pavimento intarsiato in marmo, le statue di Michelangelo e Donatello e gli affreschi del Pinturicchio e del Sodoma sotto una illuminazione confacente. Dopo qualche anno di gestione amatoriale e di perdite finanziarie, il Comune ha compreso la propria incompetenza ed ha ceduto non solo il management del Duomo ma anche quello di quasi tutti i musei cittadini ad una ditta esterna. C’è ancora molto da fare ma la strada intrapresa sembrerebbe quella giusta. La conquista maggiore è che non ci sono più le fastidiose messe quotidiane per la platea di quattro bacucche a rovinare la visita e di conseguenza nemmeno gli inservienti buttafuori che a spintoni obbligavano tutti quanti ad uscire.
Il Santa Maria della Scala, anche se è in pratica attaccata al Duomo, finora non è riuscito ad attirare molte delle sue centinaia di migliaia di visitatori. E’ un peccato ci sia così poca sinergia perché l’uno completa l’altro.
Sarebbe interessante riproporre il vecchio Spedale allestendo le sale con installazioni scenografiche atte a ricostruire gli ambienti d’una volta. Si potrebbe coinvolgere il visitatore in modo interattivo in un salto indietro nel tempo, riproponendo dal vero le scene cliniche medioevali immortalate negli affreschi. Non si tratterebbe di snaturare gli ambienti ma riportarle, anche se solo virtualmente, in parte alla loro destinazione. Sicuramente non sarebbe facile, ma se fatto bene, avrebbe una certa risonanza, se non altro per la sua originalità.
Per anni si è parlato di aprire al suo interno un museo dedicato al Palio. C’è ne sono già diciassette a Siena, uno per Contrada; immagino quanto volentieri cederebbero i loro tesori ad un museo pubblico. Improponibile.
Nei vari progetti, si parla col tempo di trasferire le opere esposte in maniera vergognosa dalla Pinacoteca Nazionale ed anche ripristinare il museo d’arte contemporanea una volta ospitato al Palazzo delle Papesse. Per adesso, non è stato fatto e più che assistere ad aperture imminenti si legge sempre più spesso, di chiusure temporanee e sospensioni dei cantieri. Sono state spese circa venticinque milioni di euro ma per ora il Santa Maria della Scala rimane forse il più bel museo che Siena non ha mai avuto.
Per colpa delle poche aree di sosta, in passato quando ci dovevamo recare nel centro storico eravamo obbligati ad usufruire dei posteggi quasi tutti ubicati in zona Fortezza. Questo spiega perché la maggior parte delle attività commerciali erano quasi tutte concentrate nella parte nord della città vecchia.
Negli anni, la città è stata dotata, attorno alle mura e nei pressi di alcune delle Porte medioevali, di moderni parcheggi; alcuni anche attrezzati con comode risalite. Grazie a questi accessi, alcune zone meno conosciute sono state valorizzate ed hanno visto fiorire negozi ed attività commerciali.
Fra posteggi in struttura, in superficie e parchimetri vari sparsi un po’ ovunque, la Siena Parcheggi s.p.a. gestisce circa 4500 posti auto a 1.50 euro all’ora. Incassa anche i 120 euro che ogni pullman di turisti paga al checkpoint ed i bollini per le zone a traffico limitato.
Per gran parte dell’anno, i posteggi sono pieni ed i pullman scaricano a getto continuo migliaia di visitatori. Per questo ho sempre immaginato la Siena Posteggi come uno di quei pozzi di petrolio che hanno reso ricchi gli sceicchi arabi. Sono decine di migliaia gli euro incassati in tempo reale ogni ora, sette giorni su sette per tutto l’arco dell’anno. Tolto il canone di concessione annuale che la società sborsa al Comune di Siena, i costi di gestione e gli stipendi della trentina di dipendenti (i posteggi sono incustoditi ed automatizzati), ho sempre immaginato affari d’oro e soldi a palate da riempire il deposito di Paperon de Paperoni. Il bilancio annuale pubblicato, che sono andato a sbirciare sul loro sito, invece mi ha deluso, i profitti sono poco più che una manciata di spiccioli.
Sulla pagina web invece ho scoperto il Presidente, un uomo dalle doti fuori dal comune. Il Sig Paolini, che di mestiere fa il commercialista, non percepisce solo la paga per dirigere la Siena Parcheggi, ma anche per fare il Sindaco Revisore della Finanziaria Senese di Sviluppo, della Industria Farmaceutica Galenica Srl, del Gruppo Ceramiche Giambarelli, dalla Coop Orsa Maggiore e dalla Siena Solar Nanotech. Lo stacanovista è anche iscritto all’albo dei giornalisti, quando c’è bisogno, fa il conciliatore alla Camera di Commercio e, visto che gli avanza tempo, presiede la Fondazione Rocco Barnabei. L’ho immaginato con indosso la calzamaglia di Superman, perché oltre ad avere capacità manageriali fuori dal comune, deve essere in possesso di molti superpoteri, tra cui il dono dell’ubiquità. Per un attimo ho creduto potesse essere un avido qualunquista che ha sfruttato i suoi agganci per accaparrarsi tutte le poltrone possibili ma, mi sono dovuto ricredere. Non può esistere una persona così ingorda, di sicuro il fine sarà stato quello di mettere le sue qualità a beneficio della collettività e, se alcune delle società non navigano in buone acque, sarà colpa della crisi. Che dici Rob se ti inviassi il curriculum? Chessò, magari potresti trovargli una poltrona in una di quelle multinazionali; tanto è risaputo che prima o poi tutti i migliori cervelli arrivano lì da voi.
Panem et Circenses è la locuzione latina usata quando, per mantenere il consenso, il potere organizzava attività ricreative atte a distogliere le attenzioni dei cittadini dalla vita politica. A Siena c’è chi sostiene che tutti quei soldi che la banca avrebbe versato nelle casse delle Contrade, ma soprattutto in quelle del basket e del calcio, sarebbero servite proprio a questo. Il popolo si dilettava ed i dirigenti della banca, con il beneplacito delle amministrazioni, si spartivano il bottino e se la spassavano. Le Contrade, di cui entrerò in dettaglio più avanti, hanno rinnovato le sedi ed in occasione dei palii, per pagare i fantini ed inscenare coreografie altisonanti hanno staccato assegni con qualche zero di troppo.
Per la concorrenza impari con le squadre di calcio metropolitane, Siena difficilmente avrebbe potuto permettersi una squadra competitiva, anche per questo ha preso campo la pallacanestro; meno popolare a livello nazionale ma più alla portata di una città di provincia.
La Mens Sana, nel basket che conta, ci è arrivata negli anni sessanta quando arrivò per la prima volta a ridosso della massima serie. La consacrazione al vertice arriva però solo nella stagione 1972-1973 con la promozione in Serie A conquistata dalla squadra composta in maggior parte da atleti del posto, allenati da un Senese e sponsorizzata dalla fabbrica locale di ricciarelli: la Sapori. Tutto molto bello.
La passione è contagiosa, sorge un palazzetto tra i più grandi d’Italia, al tempo considerato un gioiellino ed arrivano anche i primi giocatori professionisti Americani. Ha inizio una fase dove la squadra, con alterne fortune, sale e scende dalla Serie A alla B, poi retrocede in Serie C, ci resta quattro anni, poi sale nuovamente in B, ancora una fugace apparizione in A per tornare in B e risalire in A negli anni novanta. Da lì in poi la permanenza della Mens Sana nella massima serie diventa fissa; la squadra conquisterà i play-off con regolarità ed addirittura anche il diritto di giocare in Europa.
La squadra di calcio nasce nel 1904, adotta il nome Robur nel 1908, ed eccetto qualche sporadica apparizione in Serie B, galleggia in modo anonimo per tutto il secolo nelle serie semi professionistiche del calcio Italiano. La squadra, che per anni è stata anche sotto la presidenza del Senese Danilo Nannini, (quello del panforte) giocava nel piccolo stadio a due passi dal centro contro squadre di città più o meno delle sue dimensioni. I gruppetti di fedelissimi a sostegno della Robur ci sono sempre stati, ma le tribune era difficile riempirle e se domandavi ad un Senese a caso per chi tifasse, la risposta era per una delle solite squadre titolate della Serie A; incredibile ma vero, tra queste c’èra anche la Fiorentina.
Tutto normale, una cittadina medio piccola, una squadra di basket da centro classifica in Serie A, quella di calcio in C, poi con l’inizio del millennio cambia tutto.
La banca, che fino ad allora aveva sponsorizzato solo in modo parziale la squadra di basket, decide di coinvolgersi in modo più diretto e per la prima volta sulle maglie appare la scritta Monte dei Paschi di Siena. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti, una tifoseria appassionata ma non opprimente, una città a dimensione d’uomo e sopratutto la banca più antica del mondo ben disposta a sborsare; un mix perfetto. In pochi anni, Siena scala le vette e diventa una piazza cestistica molto ambita. La dirigenza avrà anche avuto a disposizione un budget importante da cui attingere ma, nessuno mette in dubbio che è stata anche accorta a scegliere allenatori, dirigenti e staff all’altezza. La Mens Sana sa come valorizzare ed ottenere sempre il massimo dai suoi giocatori ed inaugura una stagione di successi senza eguali. Dal 2003 al 2014, la squadra conquista ben 8 campionati, 7 supercoppe, 5 coppe Italia, 1 Coppa Saporta e per 4 volte raggiunge le Final Four della massima competizione continentale.
Il calcio non poteva essere da meno. Era inammissibile che una città con le sue aspirazioni avesse una squadretta che si arrabattava ai margini del calcio dilettantistico. Non era nemmeno giusto che la banca discriminasse il popolo calcistico a favore di quello cestistico; andavano accontentati anche loro.
La banca decide di sponsorizzare la squadra con una delle sue società e, dietro le quinte, approva e manovra l’acquisto della Robur da parte d’un facoltoso imprenditore edile del sud. Nel giro di pochi anni, il Presidente patron De Luca, coniando il motto la Lucida Follia, conduce la Robur dall’anonimato delle serie minori, prima in Serie B e poi in Serie A. I tifosi lo elevano a salvatore della causa calcistica. Non si era mai visto un terrone tanto amato in città e per riconoscenza le amministrazioni gli concessero la costruzione di un ponte sulla ferrovia. Gli spettatori, con la promozione si sono intanto moltiplicati come lemuri anche se tutti giurano d’aver seguito la squadra dai tempi delle serie inferiori in casa e fuori. Per giocare in Serie A, l’impianto però non è idoneo, nell’attesa che a De Luca venga dato il beneplacito per iniziare la costruzione di uno nuovo, quello vecchio viene adeguato con delle tribune appoggiate su delle impalcature fatte di tubi innocenti.
Le scalate della Mens Sana e della Robur non passano inosservate, la stampa nazionale dedica articoli sul fenomeno Siena; la cittadina modello, il più alto tenore di vita in Italia grazie anche all’accortezza della Banca e la sua Fondazione.
Nasce uno strano antagonismo tra le due tifoserie, da una parte i Mensanini considerati più snob che vedono il calcio come una minaccia intrusa che rischia di portare via visibilità ai trionfi della squadra di basket. Dall'altra, i Roburrini, finalmente liberatesi del complesso d’inferiorità adesso non sono da meno e non vogliono essere più considerati quelli dello sport minore di Siena; al Rastrello sono uscite con le ossa rotte anche squadre del calibro di Roma, Juve e Inter!
Le due squadre che prima si sostenevano con i profitti delle vendite dei ricciarelli e del panforte adesso sono delle potenze nelle grazie della Monte dei Paschi. La banca, come non bastasse, presa da un delirio d’onnipotenza sponsorizza anche la Virtus ed il Costone, le altre squadre di basket Senesi che raggiungono anch’essi livelli mai sognati; anche la pallacanestro femminile ne usufruisce ed arriva a sfiorare la Serie A.
I tifosi della Mens Sana, dopo avere trionfato su tutti i fronti a livello nazionale, sognano di portare a casa l’Eurolega, quelli della Robur iniziano a pronunciare con convinzione la parole Europa e Champions League. A Siena vanno e vengono (soprattutto arrivano) campioni strapagati a rinforzare entrambi i fronti, giocatori contesi ai massimi livelli in tutti i campionati più importanti d’Europa e non solo. Nessuno fa più caso che accanto alle squadre che compongono l’Eurolega, Atene, Berlino, Mosca, Istanbul, Madrid, Tel Aviv e Barcellona, la piccola Siena non manca mai. In molti danno per scontato che Siena sia una megalopoli di qualche milione d’abitanti.
Starai immaginando quanto saranno stati contenti i tifosi vero Rob? Macché. Il campionato Italiano diventa un noioso monologo dominato dalla Mens Sana ed il pubblico al palazzetto s’annoia e diminuisce; anche vincere sempre diventa uggioso. Per portare a casa la benedetta Eurolega, la gente pretende un ulteriore sforzo economico da parte della banca per compiere il decisivo salto di qualità.
Al Rastrello affiorano i primi mugugni ed addirittura appaiono striscioni e cori contro la società, perché dopo anni di Serie A, anche una salvezza conquistata in largo anticipo comincia a stare un po’ stretta.
La passione sportiva, che dovrebbe essere un divertimento, ma questo è un fenomeno tutto italiano, si trasforma in un pretesto per sfogare la propria frustrazione e mettere in atto il lato becero del campanile. Gli stadi si trasformano nei luoghi ideali per sfogarsi, insultare chiunque reo d’indossare una sciarpa con colori diversi e dar sfoggio al peggior repertorio d’insulti. I tifosi ospiti, per regolamento, devono stare separati in una tribuna recintata e, quando la Robur gioca in casa, per la sicurezza, la città è privata di un migliaio di posti auto solo perché sono troppo vicini alla stadio. Il giorno prima della partita, il posteggio deve essere sgomberato, durante lo svolgimento, i vigili devono fermare e respingere tutte le auto all'altezza fortezza e, prima che il posteggio possa essere riaperto, va ripulito dal sudicio lasciato dai tifosi. Per i disagi recati agli abitanti del quartiere ed ai turisti, l’impianto nuovo diventa una priorità. I primi progetti prevedono una pioggia di milioni che serviranno per costruire un centro sportivo avveniristico nella periferia sud di Siena e che dovrebbe conglomerare anche una nuova arena per il basket.
Niente di tutto questo accadrà. De Luca invece si ritroverà con una rosa troppo ampia di giocatori sulla busta paga ed una società che comincia ad essere pericolosamente indebitata. Per ripianare le perdite, ma anche per provvedere all’iscrizione della squadra al campionato, deve chiedere un prestito alla banca. La MPS vuole garanzie, lo stesso De Luca si trova costretto ad impegnare azioni di due società facenti capo al suo gruppo. Nel frattempo anche la squadra di basket si scopre carica di debiti fino al collo ma, siccome dirigenti di banca ed amministratori della città sfilano nel palazzetto in doppio petto a fianco delle mogli ingioiellate e s’ingozzano al buffet gentilmente offerto all’intervallo, nessuno crede che il giochino sia in pericolo.
De Luca se ne va (morirà nel 2007), in attesa di una nuova proprietà il Presidente ad interim della Robur diventa Pierluigi Fabrizi, ex Direttore Generale MPS, poi viene acquistata dall’avvocato Romano, Lombardi Stronati, che prima d’essere indagato per evasione fiscale ed essere condannato per bancarotta, fa in tempo ad essere molto contestato e vedere la squadra retrocedere in Serie B.
Intanto che il calcio continua a cambiare Presidenti, il basket ruota tutto attorno alla figura di Ferdinando Minucci, un volpone che da un ventennio s’atteggia da dandy, il boss indiscusso, lo stratega e l’uomo capace di scegliere allenatori e giocatori come nessun altro nel mondo della pallacanestro sa fare.
Si mormora che la banca avrebbe concesso fidi alla famiglia Romana di costruttori Mezzaroma in cambio dell’accollo di debiti della Robur ed anche come licenza sulla costruzione dello stadio nuovo. L’inizio promette bene, il neo presidente e sua sorella sono giovani ed entusiasti e riportano subito la Robur in Serie A.
La Mens Sana, pur vedendo il budget ridotto, si trova costretta a rifondare la squadra. Se ne va anche Simone Pianigiani l’enfant prodige, l’allenatore nato a Siena capace di vincere sei scudetti consecutivi. Nonostante questo, vince ancora il campionato, le squadre sembrano anche più forti della crisi.
Le crepe nella banca si allargano, diventano voragini da cui sgorgano gli scandali che come uno tsunami schiacciano tutto il sistema, sport compreso. Il calcio torna in B, i Mezzaroma si sentono gabbati e smettono non solo di pagare gli stipendi ma anche le bollette, la guardia di finanza inizia col pignorare il pullman e la squadra viene sistematicamente penalizzata di punti per il mancato pagamento dell’IRPEF. I tifosi organizzano cortei di protesta e sfilano davanti al Comune minacciando ripercussioni e di mettere la città a ferro e fuoco. Per tenerli buoni vengono illusi che una società straniera, sfruttando la legge salva calcio, costruirà uno stadio spettacolare con tanto di auditorium, piscina, box auto e centro commerciale al posto di quello vecchio. Si parla anche di cordate di miliardari e sceicchi arabi interessati a rivelare la società e qualcuno c’era anche cascato; in realtà si tratta solo di placebo per tenere buono il popolino. Il Minucci intanto finisce in manette con altre tre persone per associazione a delinquere finalizzata all’evasione e alla frode fiscale, la squadra arriva ancora in finale, (che perderà) ma viene dichiarato il fallimento e la Mens Sana chiude i battenti. Il calcio, termina il campionato in Serie B, i Mezzaroma se ne vanno tra gli insulti lasciando un debito scioccante e così finisce anche l’epopea della Robur.
E’ difficile parlarti dell’aria che si respirava a Siena negli ultimi mesi di vita delle due squadre. Hai presente Rob gli ultimi giorni di Hitler asserragliato nel Fuhrer bunker? I carri armati russi erano a pochi chilometri e lui farneticava di vincere la guerra coccolando un plastico di Berlino capitale del Reich con i monumenti faraonici mai costruiti. Siena era un po’ così, tutto andava a rotoli, la gente perdeva il lavoro, i negozi chiudevano e le ditte fallivano ma per strada, sui social network e nelle assemblee non si parlava che dei nuovi sponsor in arrivo, dei soldi dei petrolieri e di una inesistente società straniera che avrebbe eretto lo stadio dei sogni. Le squadre invece sono state cancellate; al loro posto sono state costituite altre due con nomi simili e che adesso giocano entrambe in degli anonimi campionati di dilettanti.
In un batter d’occhio, Siena ha dilapidato molte ricchezze e compromessa in gran parte la sua reputazione. Il suo nome, che una volta si associava al Palio, ai Nannini, la banca ed il panforte, adesso s’abbina bene anche alle ruberie ed ai falsi in bilancio. Era inevitabile, per mesi gli scandali della MPS sono stati in testa alla Hit Parade delle notizie più diffuse nei telegiornali ed i media ci aggiornavano sui nuovi tasselli che andavano ad aggiungersi all’intricata vicenda. All’improvviso non si è più saputo nulla, la sensazione era che dall’alto qualcuno avesse deciso che per ora poteva bastare così.
Nell’attesa dei lunghi tempi della giustizia italiana, i governanti Senesi garantiscono che il peggio ormai è passato, i colpevoli saranno puniti e che Siena è pronta per un nuovo Rinascimento.
In realtà la città non pare sia agli albori d’un nuovo eldorado, somiglia più ad un pugile barcollante che aspetta d’incassare l’ultimo fendente che lo manderà al tappeto. Il colpo del KO.
La ripartenza si presume debba avere inizio con un rimpasto, la rimozione dei dirigenti incapaci e della deficiente classe politica ma per ora questo non è successo. Se non si sottopongano ad un trapianto del cervello, non vedo come possa essere possibile che di colpo da asini si siano potuti trasformare in dei giudiziosi amministratori.
I propositi bellicosi di vendetta dei cittadini sono stati riposti nel cassetto; aria fritta, così come la rivoluzione in stile giacobino minacciata battendo sulle tastiere del computer nei gruppi d’indignati sui social network.
I più nostalgici avevano sognato una sommossa rispolverando le gesta di Francesco Agnolo, meglio noto come Barbicone che nel 1361 stufo dei governatori rei di ridurre in schiavitù il popolo, di sua iniziativa fece irruzione nel Palazzo Pubblico, ne afferrò uno a caso e lo scaraventò dalla finestra. Il popolo, grazie al coraggio del loro concittadino, insorse e rovesciò il governo dei tiranni. Realtà o leggenda non è dato saperlo con esattezza. I tempi sono cambiati; in ogni caso nessun Senese contemporaneo ha la stoffa per compiere azioni di questo genere.
Come per il defenestratore, se è necessario citare un atto audace o un qualcosa di cui potere andare fieri, i Senesi sono costretti ad andare a scavare nel passato remoto: palazzi, chiese, opere d’arte, avvenimenti che siano. La battaglia di Monteaperti, che in quel lontano 4 Settembre 1260, sancì la vittoria dell’esercito Senese su quello Guelfo, e che viene sventolata e glorificata in tutte le salse fino alla nausea ne è la prova. Durante le celebrazioni viene omesso sempre un piccolo dettaglio; fu una delle rare vittorie di un conflitto in cui Siena uscì pesantemente sconfitta.
Seguire in massa le trasferte della Robur, ridotta a giocare sui campetti di calcio prive di tribune e la Mens Sana nelle tristi palestre dei campionati minori in cui sono state costrette a competere, pare sia diventato il motivo di vanto più in voga di questi tempi. Non credo che partire in migliaia alla volta di Gavorrano o Cecina sia la cartina di tornasole per rilanciare l’immagine di Siena. Non me la sento di biasimarli. Magari è un buon sistema per esorcizzare con allegria la crisi, fare finta sia solo un male passeggero, un incidente di percorso. L’importante è tenere osservazioni del genere per se. Chiunque osi parlare dell’inopportunità del calcio e basket in un momento drammatico come quello che Siena sta attraversando, è accusato d’essere un nemico della società, un provocatore, una persona da cui tenere le distanze. Te lo dico per esperienza Rob, non voglio stare qui ad elencarti la lista di minacce ed offese che ho ricevuto, alcune davvero originali e fantasiose. Credevo si trattasse di una minoranza, i soliti ultras esagitati, ahimè mi sono dovuto ricredere.
In sostanza non era il sistema sbagliato, quello andava bene, la colpa era d’attribuire alla congrega di farabutti che ne hanno approfittato e che per fortuna adesso sono stati scacciati; ora che sono stati colti con le mani nel sacco, il vecchio sistema Siena può essere ripristinato. Siena trionfa immortale.
Ed allora non fa notizia se i nuovi dirigenti del MPS hanno deciso di premiarsi ed in barba alle crisi si sono aumentati lo stipendio e nemmeno se i responsabili dei fallimenti di altre aziende ed enti sono rimasti al loro posto. La gente li difende e pretende che lo Stato per salvare i loro posti di lavoro intervenga e tappi i buchi versando milioni nelle casse vuote della città per salvare baracche e burattini.
La banca, di soldi dal governo ne ha ricevuti eccome, però stenta a dare segnali di recupero, la ricapitalizzazione non ha avuto gli effetti sperati, il titolo è instabile e si prevedono ancora un bel po’ di tagli e licenziamenti e, come non bastasse, altre aziende nell’orbita della banca si trovano costrette a chiudere, compresa anche un fiore all’occhiello, la Siena Biotech, ormai un morto che cammina.
Nella Siena che dovrebbe cambiare, insomma cambia poco o nulla. C’è chi organizza una marcia silenziosa per le vie della città, una protesta di proposito senza bandiere e vessilli. Partecipano in pochi, qualche infiltrato politico dell’opposizione, alcuni liberi professionisti, nessun dipendente del MPS, pochi impiegati pubblici e soprattutto, i giovani che avrebbero dovuto esserci in gran numero, si contano sulla punta delle dita. La gente è evidente ha paura, l’angoscia si percepisce e si nota da come certi personaggi, che meriterebbero la pubblica gogna, sono riveriti. Sono tornati i tempi dei baciamani omertosi e del incensarsi per essere amico di questo o di quel leader politico o presidente.
Tra questi, il giornalista Stefano Bisi, famoso per avere definito un groviglio armonioso il sistema Siena in una intervista prima della debacle. Mesi dopo è diventato Gran Maestro della Loggia Massonica del Grand Oriente d’Italia. Nel frattempo, dalle pagine del quotidiano concorrente al suo, esce la notizia che sarebbe sotto inchiesta per avere riscosso mazzette dalla squadra di basket.
Se non sbaglio anche da voi Rob le logge massoniche hanno un certo peso nella società. Ammetto la mia ignoranza in materia e di non conoscerne bene le funzioni, a me è sempre venuto d’associarle ad una versione adulta di quei clubbini di bambini che si riuniscano nel casottino in fondo al giardino. Non mi hanno mai suscitato curiosità e, se qualcosa non m’appassiona, non perdo tempo a documentarmi sulla loro utilità: ammesso che ne abbiano. Meno indifferenza nelle faccende del Gran Maestro della Loggia del Grand Oriente d’Italia immagino dovesse averla la persona che ha espresso la sua colorita opinione imbrattando un guardrail della tangenziale.
I Beatles ventenni avevano raggiunto l’apice e a trenta si erano già sciolti, Steve Jobs e Bill Gates avevano fondato la Apple e la Microsoft, Alessandro Magno aveva conquistato mezzo mondo, Giacomo Leopardi aveva scritto l’Infinito ed Orson Wells, Quarto Potere. A Siena la maggioranza di ventenni è alla ricerca d’un lavoro e ci sono molti trentenni così sfiduciati che non avendolo mai trovato ci hanno rinunciato.
Da voi Rob, quando un giovane esce dal College non fa notizia se trova subito un impiego ben remunerato da permettergli l’indipendenza ed anche mettere su famiglia. Qui è un po’ diverso. Potrei portarti come esempio un ragazzo disoccupato costretto a vivere con la madre baby pensionata a quaranta anni ed il padre, ex impiegato pubblico, che la pensione l’ha presa che n’aveva una cinquantina. Oltre ai vitalizi, incassano gli affitti degli immobili che hanno ereditato a cui va aggiunto un altro, acquistato con la liquidazione e lo stipendio che papà prende lavorando al nero presso un’azienda agricola. Conducono una vita dignitosa, la colf, un’automobile a testa, casa al mare, settimane bianche, ristoranti chic e viaggi esotici. La madre, oltre essere una fan dello shopping, ha fatto del salone di bellezza la sua seconda casa ed il babbo, il weekend, se ne va a caccia nei boschi armato di fucile di marca, agghindato in livree mimetiche haute couture e l’ultimo modello di SUV per trasportare la sua muta di cani con pedigree.
Al figlio unico, cresciuto protetto in un mondo dorato, coccolato e viziato era richiesto solo che studiasse fino ad ottenere la laurea, così è venuto su incapace anche di rifarsi il letto ed a svolgere qualsiasi mansione cosiddetta pratica. Come molti, ha potuto portare a compimento solo la prima parte del progetto dei genitori, ma in attesa di trovare l’impiego per cui ha studiato, non gli hanno permesso di svolgere lavori umili o part time.
Il risultato è una generazione di signorini sfiduciati cresciuti con il mito del posto fisso, a cui è stata privata la possibilità di fare scelte ed è stato proibito anche di fare la vendemmia perché troppo poco dignitosa per un addottorato. Giovani assuefatti ad una vita piatta priva di sacrifici e responsabilità a cui non è richiesto mai d’alzare un dito; apparecchiare la tavola, andare a fare la spesa alla Coop o recarsi alle Poste a pagare le bollette. Un tenore di vita invidiabile ma noioso conseguito senza versare una goccia di sudore e dove la prospettiva più eccitante è quella d’arrivare al weekend per seguire la squadra del cuore con gli amici.
La causa principale della disoccupazione va attribuita alla crisi, ma in parte le colpe vanno divise con le solite famiglie che in barba alla meritocrazia ed ai concorsi pubblici, trovano il modo di tramandare le poltrone di padre in figlio, ai superman che occupano un numero imprecisato di poltrone ed anche un po’ agli anziani ingordi che in età pensionabile non hanno intenzione di mollare il proprio posto di lavoro.
Un rispettabile signore Senese, che ha lavorato presso la MPS, che è stato Consigliere Comunale, Amministratore delegato del Consorzio per la Tutela del Palio e che attualmente è il direttore della rivista locale, Il Carroccio, insomma un rappresentante di quello che un blogger definisce la casta, si è reso conto del vecchiume che regna in città. Per denunciare la mancanza di ricambio generazionale ha scritto un articolo che è stato pubblicato su uno dei quotidiani locali, il problema è che Senio Sensi proprio giovincello non è visto che è nato ancora prima del passaggio del fronte. Potrebbe essere lui il primo a dare il buon esempio.
Rob, lo sai che non ho niente contro gli anziani, spesso sono i protagonisti nei miei libri ispirati a persone realmente esistite. Hanno sempre goduto del mio rispetto anche perché erano consapevoli del loro ruolo ed hanno capito quando era giunto il momento di farsi da parte. Come in una squadra di football, dovrebbero essere i giovani a giocare e gli anziani ad allenarli. A Siena invece sono sempre gli anziani a ballare ed i giovani relegati al ruolo marginale di spettatori; immagina che noia dover assistere ad una partita dove le squadre in campo sono composte esclusivamente da giocatori ultra settantenni.
Dato che l’ho menzionato, vale la pena spendere due parole anche sul Consorzio per la Tutela del Palio. In un mondo dove per vendere un prodotto, si profanerebbero le più sacre delle icone, per proteggere il Palio di Siena e le sue Contrade, negli anni ottanta è stato fondata una organizzazione per impedirne il mercimonio selvaggio.
Fosse esistito in passato, il Consorzio, oltre ad avere impedito l’utilizzo improprio delle araldiche, sarebbe servito a supervisionare un film come La Ragazza del Palio impedendo che uscisse nelle sale piene di strafalcionerie e falsi anche grotteschi. Per questo, chiunque desidera utilizzare gli stemmi o fare uso delle immagini del Palio è obbligato a rivolgersi al Consorzio e nel caso pagare i diritti.
A giudicare dal volume di gingilli, gadget, oggetti di merchandising e porcherie d’ogni genere che riportano colori e simboli delle diciassette Contrade, la sensazione è che il Consorzio abbia smarrito un po’ del suo nobile fine.
È sufficiente farsi un giro on-line e con un clic si può acquistare di tutto: borse, cappellini, bandiere, fazzoletti, ceramiche, tazze, magliette, ciondoli e bigiotteria. I prodotti, che la maggioranza dei Senesi aborrano, (escluse forse le ceramiche prodotte dagli artigiani del posto) sono quasi tutte realizzate da aziende che non hanno legami con la città e che di conseguenza non portano alcun beneficio all’economia.
I Senesi, molto ligi nel rispettare alla lettera le tradizioni paliesche, in particolare quando indossare i fazzoletti o sventolare le bandiere, devono così assistere impotenti alla svendita dei preziosi simboli della loro tradizione.
In occasione d’un mio intervento all’Ambasciata Italiana di Varsavia, dove ero stato invitato a parlare del Palio e di Siena, avevo mostrato il fazzoletto della mia Contrada alla platea. Al mio rientro, mi toccò una ramanzina perché il mio gesto fu considerato irrispettoso. Galeotta fu una foto scattata da uno dei partecipanti e postata su un social network. Visto che c’erano mi ordinarono anche di levare dal mio sito web una foto che mi ritraeva monturato; la ragione era che secondo loro sfruttavo le araldiche delle Contrade per vendere i miei libri. Mah.
Sono alcune delle contraddizioni della Siena del nuovo millennio: un contradaiolo invitato a presenziare una conferenza sul Palio rischia la gogna e non è libero di postare una foto di se stesso sul suo sito personale. Si permette però ad un ristorante qualunque nel mondo di sbandierare i vessilli delle Contrade in sala e, vendendo tutti quei gadget online, non si può impedire ad una signora di legarsi un fazzoletto con le araldiche tanto per abbellire la sua mise al garden party. Dove sta la coerenza in tutto ciò? Viene lecito domandarsi quanto il fine del Consorzio sia ancora quello di tutelare gli interessi dei Senesi ed il Palio o se invece, sia diventato solo una macchina per trarne un profitto.
Per molti Senesi che seguono la Robur, il rilancio di Siena sarebbe coinciso con la costruzione d’uno spettacolare stadio nuovo polifunzionale. In Italia, il calcio si sa ha la precedenza su tutto, non c’è terremoto, attentato o avvenimento d’alcun genere che tenga; se in televisione c’è una partita in corso se ne riparla nell’intervallo fra il primo e secondo tempo. Con il crollo degli spettatori dovuto anche in parte agli stadi fatiscenti, il governo, che di solito per varare una legge impiega un’eternità, in tempi record ha approvato la cosiddetta legge salva calcio. Il decreto prevede una serie d’agevolazioni e sgravi fiscali per la realizzazione di stadi nuovi a condizione che includono anche altre attività commerciali. Hai presente no Rob dove si trova lo stadio a Siena? Il progetto prevedeva il riempimento della vallata con una colata di cemento fra la Fortezza e la Basilica di San Domenico, l’abbattimento d’alberi, l’eliminazione totale del poco verde ed una galleria sotterranea scavata sotto la collina per agevolare il flusso di auto e pullman dei tifosi. Sarebbe bastato trovare una ditta disposta ad investire una somma ingente nel progetto, gli acquirenti per i box auto realizzati nei sotterranei che sarebbero serviti a finanziare il progetto, ed una ottantina di commercianti di buona volontà che avrebbero dovuto trasferire o aprire le loro attività all’interno del nuovo centro commerciale. Terminata la prima fase, si sarebbe passata a quella successiva, ancora più facile perché ci sarebbero stati gli sceicchi in fila, incantati dallo stadio ipertecnologico, a voler acquistare la squadra. Con i migliori calciatori del mondo sotto contratto e la squadra in Champions League, i tifosi ospiti sarebbero arrivati a fiotti, gli ottanta negozi avrebbero fatto affari d’oro, l’economia Senese avrebbe avuto un boom e tutti felici e contenti. Un vero affare per tutti insomma. Per convincere la cittadinanza, è stata convocata un’assemblea dove ognuno poteva dire la sua, (e mentre il primo cittadino spippolava annoiato con il suo i-phone se ne sono sentite di tutti colori) ed un'altra per mostrare il plastico in scala dell’obbrobrio svelato tra uno scroscio d’applausi. Sono state raccolte firme, stampati adesivi e magliette ed aperte pagine su Facebook. Nonostante l’assurdità d’un progetto così sproporzionato, chi manifestava la propria contrarietà, era un idiota che d’economia non ci capiva nulla ed i negozianti che si rifiutavano d’esporre l’adesivo, meritavano d’essere boicottati. Tutta la faccenda si è lentamente sgonfiata anche se molti tifosi non si sono ricreduti; convinti che costruire il cementone a ridosso della città vecchia infarcita di negozi sia la ricetta anticrisi. Sbaglierò ma non credo esista alcuna ditta autolesionista a tal punto da buttare tutti quei milioni in una cittadina di poche decine di migliaia d’abitanti, isolata nel sud della Toscana e con collegamenti da terzo mondo. L’occasione di riscatto Rob, Siena l’avrebbe avuta ed è stata servita su un piatto d’argento, ma purtroppo non l’ha saputa sfruttare. Siena sarebbe potuta diventare una delle due Capitali Europea della Cultura. L’investitura, oltre ad una visibilità notevole avrebbe concesso la possibilità di mettere in mostra la sua essenza, il suo sviluppo culturale, di ricevere una pioggia di denari dalla comunità Europea ed un incremento del turismo di qualità.
La felice iniziativa, che in origine si chiamava Città Europea della Cultura, fu creata dalla Ministra Greca Melina Mercouri nel 1985, con gli anni si è evoluta ed ha contribuito a fornire un crescente impatto culturale e socio-economico grazie ai numerosi visitatori attratti nelle città insignite. La competizione è diventata sempre più accanita ed i criteri di selezione si sono perfezionati. Per non favorire una nazione sull’altra, è stato deciso che a turno ciascun paese membro della CEE, ospiterà la manifestazione. Nel 2019, sarebbe spettata a due città, una Bulgara e una Italiana. Nel 2012 l’Italia ha inviato le candidature delle città interessate che sono state esaminate da una giuria composta da tredici esperti culturali indipendenti, sei designati dall’Italia e sette dalle istituzioni europee. La commissione ha poi selezionato le sei finaliste: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena. Nei due anni seguenti, fino al verdetto finale, le città rimaste in lizza avrebbero dovuto convincere la giuria attraverso una serie d’iniziative contenute in un Bid-Book. Per vincere la competizione, le istituzioni hanno assoldato un team d’esperti sotto la direzione del Professor Sacco da Bologna, un uomo considerato il guru in materia, il meglio sulla piazza o, come lo ha definito il Sindaco, il genio assoluto.
Man mano che il tempo passava non trapelava nessuna notizia, tutto si svolgeva nel più stretto mistero. I quotidiani e le emittenti locali ogni tanto pubblicavano qualche intervista e Sacco dimostrava d’essere una persona cordiale e ben disposta. La cittadinanza era fiduciosa anche perchè la lotta pareva impari; Siena avrebbe vinto per manifesta superiorità. La città può vantare un passato glorioso ed è zeppa di cultura. Le contendenti a confronto non hanno nulla: Perugia è una brutta copia, a Ravenna c’è solo la nebbia, a Lecce nemmeno quella, a Matera quattro sassi e Cagliari non si sa bene cosa ci stia a fare. Come avrebbero non potuto premiare Siena? La scelta però non si sarebbe basata sulla sua bellezza o sul suo passato luminoso. La giuria, oltre progetto avrebbe valutato l’entusiasmo e forse anche qualche spinta politica; tutti elementi carenti nella Siena del nuovo millennio.
Per la candidatura il colore ufficiale scelto è stato il Magenta, il simbolo una mano aperta che batte il cinque che è finito su T-Shirt ed adesivi, poi è stato lanciato in rete un video promozionale con alcuni cittadini che ballavano per strada il tormentone del momento, ed altri sono stati invitati a comporre una catena umana da Porta a Porta. Quello che sarebbe accaduto nel 2019, nel caso Siena fosse stata designata, però rimaneva avvolto nel segreto. Nessuno metteva in dubbio che il Professor Sacco non si stava impegnando ma l’impressione era che evitava di proposito il coinvolgimento attivo degli abitanti. Le proposte delle altre città candidate intanto erano trasparenti e consultabili online; quello di Siena sarebbe rimasto Top Secret fino al gran giorno dell’investitura. Cominciavano a trapelare sospetti che Siena non fosse favorita e quando il verdetto ha incoronato Matera, la delusione è stata evidente ma non è stata una sorpresa.
La vera sorpresa invece è stato il Bid-Book, quando è stato svelato il contenuto, sui social network i Senesi si sono scatenati con commenti sarcastici. Così la sconfitta di Siena poteva essere giustificata ed i cittadini avevano il capro espiatorio. Mettiti comodo Rob, perché sto per condensarti le centinaia di pagine di progetti presentati per la candidatura di Siena Capitale della Cultura 2019.
Il contenuto d’un Bid Book dovrebbe essere innanzitutto scritto con un linguaggio scorrevole e sobrio per rendere i concetti chiari e comprensibili a tutti. Leggendolo ho avuto l’impressione che fosse stato scritto intenzionalmente per stupire i giurati per i giurati con effetti speciali, utilizzando di proposito un linguaggio complesso, concetti arzigogolati e farcendolo d’inopportuni anglofonismi.
L’introduzione, oltre ad essere scritta in una forma grammaticale impropria, è palese che non è frutto d’una persona né esperta, tantomeno amante di Siena; è fiacca, non ispira curiosità e non invoglia la visita. Segue un lunghissimo preambolo su quello che sarà il progetto vero e proprio; una inutile sintesi di tutto quello che verrà dopo. La parte successiva infatti raccoglie l’esposizione in dettaglio dei dodici progetti a sua volta suddivisi in un’infinità di testi, proposte e sottoprogetti d’ogni genere. Si chiude con la parte finanziaria doverosa per rendere trasparenti spese e bilanci, ai ringraziamenti ed anche alla lista di persone coinvolte nei progetti (ho scoperto con meraviglia che c’era anche il mio).
Il Bid Book, essendo il depliant ufficiale di Siena Capitale della Cultura, il catalogo contenente il programma, avrebbe dovuto essere consultabile da tutti. Come spesso accade sono rimasti distanti dalla popolazione scegliendo di fare di testa loro ed i risultati si sono visti.
I dodici progetti pilota chiamati flagship, non solo sono in inglese, alcuni sono giochi di parole difficilmente comprensibili anche per un madrelingua, figuriamoci per un cittadino comune: Copy Wrong, We Are Leonardo, Gift of Life, Tuscany in Your Bathroom, Citizens of the Elswhere, Infective Roads, Still Dancing, Cultural Emergency Room, Napkin Economics, Play The City, The Space Between, Parasite.
I temi includono una serie d’iniziative che nell’arco dell’anno si sarebbero svolte a Siena ed in alcuni casi, zone limitrofe o città gemellate coinvolte. Per esempio Cultural Emergency Room è dedicato all’uso della cultura per guarire traumi psicosociali. CopyWrong riguarda la libera circolazione d’idee e prodotti culturali. Gift of Life affronta le narrazioni di un luogo, come le usiamo e ne abusiamo, come possiamo rielaborarle o collegarle alle storie simili di altro luoghi. We Are Leonardo intende mantenere vivo il patrimonio di Leonardo da Vinci, il suo spirito, il suo atteggiamento scientifico, la sua curiosità e creatività, la sua motivazione verso l’apprendimento, Tuscany in Your Bathroom riguarda il rapporto che abbiamo con gli stereotipi culturali, come li decostruiamo e come li remixiamo. Eviterò di nominare le centinaia di sottotitoli di ogni mostra, installazione, messa in scena o proposta che sono sempre in lingua Inglese così come ometterò la lista di nomi degli artisti e compagnie teatrali, ensemble eccetera che sono nella stragrande maggioranza stranieri.
Ci sarà una mostra itinerante dove gli oggetti esposti saranno trasferiti di città in città fino a raggiungere Siena di mano in mano con una lunghissima catena umana. I moderni pellegrini riposeranno in monumenti scultorei durante le loro soste sulla Via Francigena. Il Buon Governo del Lorenzetti sarà il punto di partenza di un cammino a ritroso dal centro della città alle periferie, lungo il quale il collettivo d’artisti di strada riprodurrà il capolavoro in forme contemporanee. I turisti potranno realizzare con stampanti 3D dei souvenir fai da te basate sulle loro sensazioni raccolte nel corso della visita in città. Il maestro Bollani viaggerà in tutta Europa con un piano montato su un carro trainato da buoi bianchi di razza Chianina. Incontrerà gli abitanti dei luoghi e musicisti folk, per improvvisare su melodie da questi proposte nelle piazze di piccoli comuni Europei. Il pianista suona la campanella sul carro, e come per magia tutte le campane di Siena suoneranno insieme per salutare il carro delle vecchie e nuove canzoni. Delle sorgenti saranno intrappolate in grandi cubi di resine trasparenti che impediscono all’acqua di scorrere. Gli effetti di luce trasformeranno le facciate degli edifici in enormi iceberg e i visitatori si troveranno in un immobile tranquillo paesaggio. Si terrà un Boom Box Car Contest internazionale per selezionare un gruppo di veicoli dotati di altoparlanti esterni. Verrà chiesto a musicisti locali e ospiti stranieri di suonare brani elettronici originali composti su più tracce che saranno distribuite fra le auto che correranno su un percorso stradale intorno a Siena. Dei partecipanti, guidati da un percorso di luci cammineranno verso le mura della città, ed al sorgere del sole, una lunga catena umana abbraccerà Siena in un assedio d’amore. Il Santa Maria della Scala verrà utilizzato per portare in vita le opere di un drammaturgo. Verrà proiettato un video dedicato ai massimi responsabili della conservazione del patrimonio artistico e culturale di Siena: i muratori del Medio Oriente e Sud America e le badanti dell’Est Europeo. Ci sarà un corso utopistico per imparare ad inciampare, gettare benzina sul fuoco, creare incomprensioni; le forme elementari della comicità moderna per trasformarsi in clown moderni. Raccoglieranno barzellette nelle osterie per salvare il patrimonio dell’umorismo. Verrà riproposto il gioco rivisto del telefono senza fili per ricreare la forza creativa degli errori accidentali. Sarà lanciato un workshop con il fine d’utilizzare Google, Facebook ed Instragram nel modo sbagliato. Sarà inaugurato il Centre for Performing Heritage, il think tank di Copy Wrong. Vedremo il lancio del laboratorio itinerante di pensiero critico nei supermercati, palestre, case di cura e centri d’accoglienza per immigrati. C’illustreranno la progettazione dell’accessibilità urbana: ad esempio rampe realizzate con stampanti 3D. Allestiranno container polifunzionali addossati alle mura contenenti droni e la piattaforma d’elaborazione Arduino che ospiterà chiunque voglia progettare il futuro della città. Vedremo trasformate le facciate dei palazzi di Piazza del Campo in un vero teatro multimediale dove verranno proiettati volti di persone diverse riunite dalla circolarità della piazza. Ascolteremo la recitazioni di poesie nei vicoli che affrontano le questioni dell’integrazione e multiculturalismo e la trasformazione di alcuni eco mostri e palazzi inutilizzati in opere d’arte contemporanee. Ci saranno tutta una serie d’installazioni per ricreare le stanze d’infanzia e spazi dei ricordi degli immigrati che vivono a Siena, così che gli originari della città, possano comprendere le storie di vita dei loro vicini. Saranno realizzate sculture di materiale organico e cattedrali fatti di alberi in un museo all’aperto sulla Francigena. Godremo di danze mobili che avranno inizio nelle piazze pubbliche, scuole ed uffici postali. Ci sarà un bus che girerà la provincia contenente un cinema che proietterà sul territorio clip rari tratti da film europei. La camomilla sarà importata dalla Romania per istituire un mercato solidale e che sarà bevuta insieme agli zingari, fanfare e cantanti. Architetti ed artisti realizzeranno delle strutture su frammenti di territorio di particolare interesse che saranno inviate in altre città. Verrà sviluppato un progetto sull’integrazione islamica creando uno spazio mobile che poi verrà inviata a Jeddah per poi tornare carica di nuove energie culturali. Verranno raccolte le storie degli immigrati a Siena in un format digitale multimediale e creato un giornale orale dove un narratore racconterà le storie in sei luoghi differenti della provincia. Una compagnia danzante interpreterà l’alfabeto traducendo varie lingue in un’unica lingua del corpo. Verrà sviluppata un’azione sul patrimonio della violenza dove le comunità in conflitto inizieranno la loro partecipazione con una donazione di sangue reciproca. Il masgalano in argento, il premio riservato ai migliori figuranti delle Contrade durante le passeggiate storiche dei due Palii, sarà fabbricato ad Istanbul. Le storie di Siena saranno portate a nuova vita attraverso una maieutica socratica e ri-narrate secondo i punti di vista degli artisti. Un regista musulmano creerà una caccia al tesoro per scoprire le storie nascoste della città. Una ricercatrice reinterpreterà la storia di Pia de’Tolomei prendendola a modello sul ruolo delle donne nella storia. Verranno recuperate aree verdi, specie indigene estinte e l’uso di particolari piante che attraggono le farfalle diventando così luoghi per la meditazione. Installeranno dispositivi portatili specchianti per permettere la vista oltre il muro. Suoni verranno incanalati nei bottini sotterranei ed usciranno dalle fontane unendo così le diciassette Contrade. Piazza del Campo verrà trasformata in una enorme piscina su cui le persone potranno navigare e la città diventerà una tavolozza piena di colori e musica. Grazie alla tecnologia sarà possibile tornare indietro nel tempo ed osservare i pellegrini sostare di fronte al Santa Maria della Scala. L’arte intesa come terapia ed allora i Senesi ed i visitatori diventeranno pazienti per un giorno sperimentando azioni teatrali comiche in una sala d’attesa farsesca. Nella Cappella del Manto un team multidisciplinare composto da medici e psicoterapeuti dell’Azienda USL 7 offre una vera visita medica. Un’ambulanza culturale girerà la provincia e le caritatevoli sorelle del triage daranno vita ad una somministrazione intensiva di cure ospedaliere. Il Santa Maria della Scala ospiterà anche un grande progetto pedagogico sulla nozione di cura ispirata da due favole: La Bella Addormentata e La Storia Infinita. Verranno montate installazioni sonore in luoghi poco conosciuti della città. Gli artisti guideranno i pazienti culturali nell’affrontare i propri fantasmi per far emergere il loro disagio e grazie ad installazioni artistiche e performance dal vivo i risultati dei loro percorsi di cambiamento saranno visibili a tutti. Una performer assemblerà testimonianze di vita reale sui fallimenti volti ad evidenziarne non soltanto il carattere universale ma anche il ruolo intrinseco nelle nostre vite. Verrà realizzato un teatro diretto a persone con diverse forme di disagio o di esclusione sociale. Ci sarà un corso di tango accessibile ai portatori di condizioni fisiologiche o patologiche invalidanti. Le anziane ospiti di una casa di riposo per suore, di età compresa tra 84 e 104 anni interagiranno con i bambini della scuola attraverso la musica e il teatro.
Saranno previsti laboratori e progetti dedicati a persone con gravi malattie che saranno invitati a fare un viaggio di consapevolezza nella propria patologia. Verrà aperto un Repair Café un luogo d’incontro libero completamente dedicato al riparare le cose insieme per promuovere una maggiore sensibilità verso una società più socievole e sostenibile. Ci saranno artisti Africani provenienti da paesi in guerra che dialogheranno con i loro colleghi europei e verrà collocata una installazione in uno spazio pubblico in città che racconterà la costruzione d’un ospedale pediatrico in Sierra Leone. Si produrranno filmati e performance teatrali con il coinvolgimento di pazienti con forti invalidità attraverso l’impiego della tecnologia che permette loro di comunicare nuovamente con il mondo esterno. Il centro storico sarà riempito di musiche vecchie e nuove e passeggiando con lo Smart Phone si potranno registrare dei suoni che attraverso una App vanno a collocarsi su una mappa della città. Arriveranno bande della tradizione Pugliese ed Andalusa che suoneranno le commoventi marce della Settimana Santa che saranno cantate da vocalist Sardi e Corsi. Verrà realizzato un archivio digitale partecipato della musica popolare Senese progettato per essere inserito in una rete Europea di centri dedicati alla conservazione e trasmissione della cultura rurale. Nove orchestre di jazz legate ad altrettante accademie musicali europee suonano e viaggiano fino a Firenze su treni veloci per poi spargersi nel territorio toscano a bordo di eco-treni. Si fermeranno in nove città, torneranno a Siena dove troveranno ad attenderli la Siena Jazz Big Band alla stazione. Poi ciascuna ensemble verrà piazzata su uno spicchio di Piazza del Campo, la Big Band ai piedi della torre e suoneranno le composizioni scritte da eminenti autori europei. Piccoli ensemble formati da studenti di conservatorio si ritroveranno a suonare in contemporanea in aeroporti abbandonati in tutta l’Europa. Inviteremo musicisti di diversa estrazione a suonare davanti agli antichi dipinti cittadini che raffigurano scene di battaglia. Saranno ripresi e poi il regista uscirà da quelle stanze per raccogliere le voci della comunità per narrare la storia di un gioco fra il tempo ed il destino. Installeranno lettere giganti dell’alfabeto nelle valli verdi per segnalare la soglia tra il qui e il la. Verranno realizzati adesivi stilizzati per essere esibiti sui balconi della città. Immagini del passato e quelli del presente saranno sovrapposti con dei fotomontaggi così da rendere trasparente la relazione. Si chiederà di twittare le foto degli edifici in disuso e proporre come recuperarli così che una Open Street Map sarà messa a punto nella Sala del Mappamondo. Ci saranno giochi urbani con tecnologia mobile e dispositivi ludici e le facciate degli edifici si trasformeranno in schermi per proiezioni digitali. Alle porte di Siena si installeranno postazioni mobili per pubblicare la propria guida turistica della città. Le guide proporranno percorsi alternativi che raccontano di quegli angolini dove si è dischiuso al visitatore un aroma segreto, o di quella panchina che ha propiziato la nascita di una nuova storia sentimentale. Verranno formati nuovi medici utilizzando le nuove metodologie dei giochi seri. Si svilupperà una mappatura interattiva in 3D del corpo umano che verrà visualizzato utilizzando tecnologie come l’olografia in un ambiente immersivo e interattivo. Varie comunità senesi saranno coinvolte in giochi urbani con l’aiuto degli artisti che saranno co-creatori di una serie di visitazioni misteriose. Appariranno vari oggetti enigmatici dai colori vivaci posizionati in luoghi insoliti, senza spiegazioni sulla loro provenienza e significato. Un distributore sparerà semi di piante rare. Voleranno dei droni che trasformeranno il cielo in una enorme interfaccia con cui tutti potranno giocare. Un circo ed i goliardi Senesi invaderanno allegramente le strade di Siena mettendo in scena una varietà di spettacoli carnevaleschi per gli studenti e gite scolastiche. Artisti europei e artigiani creeranno nuovi percorsi di contaminazione creativa che saranno esposti in tutta la provincia. Verranno edificati dei padiglioni con mattoni composti di funghi viventi che ospiteranno le collaborazioni tra gli artisti. I cittadini e i funzionari della pubblica amministrazione lavoreranno insieme per produrre manufatti e performance in spazi pubblici, affrontando i problemi da punti di vista non convenzionali. Un artista coinvolgerà la comunità nella sperimentazione e costruzione di ecosistemi biologici e sociali in grado di auto-evolversi. Saranno considerate di rimettere in attuazione vecchi esperimenti accantonati inserendole nel contesto attuale. Sarà inaugurato il Café EUself che fornirà ai cittadini e turisti un luogo conviviale dove riposare, incontrarsi, sfogliare un archivio digitale e portare il proprio contributo nel flusso delle invenzioni collettive. Nella adiacente Inspirational Room avrà la funzione di zona cuscinetto ludica che aiuterà i visitatori a raggiungere lo stato d’animo che predispone all’invenzione e che si concentrerà sulla promozione del bricolage e del pensiero computazionale nei bambini. Verrà allestito un workshop per studiare come sarebbe cambiata la storia se il trattato di Versailles fosse stato scritto in maniera diversa. Ci saranno incontri sul ruolo della donna nella Prima Guerra Mondiale ed attraverso la danza le cause dei conflitti armati in specifiche zone di guerra. Ci saranno installazioni e proiezioni sui muri per rappresentare i rapidi cambiamenti sociali avvenuti all’interno della società Europea dopo la caduta del muro di Berlino. Saranno realizzate delle installazioni multimediali utilizzando TV, monitor, alluminio, lettori DVD e mobilio, tutti di seconda mano. Saranno esposte in contesti di vita quotidiana con l’obbiettivo di favorire la riappropriazione per uso pubblico dello spazio pubblico. I cittadini potranno discutere con economisti, imprenditori ed esperti di finanza di tutta Europa in modo informale. Ci sarà un concorso internazionale di progettazione per artisti, architetti scienziati, paesaggisti e ingegneri che cerca di far dialogare soluzioni estetiche e pragmatiche per rispondere alle sfide energetiche. Nell’area rurale la competizione si concentrerà sullo sviluppo di una relazione armonica tra la terra e il vento. Nell’area urbana la competizione si svolgerà presso una fonte e si occuperà della creazione d’energia mediante l’utilizzo dell’acqua corrente della fontana. Degli artisti giocheranno con le strutture chimiche create dall’interazione tra i materiali plastici e l’acqua per spingere le persone alla riduzione dell’impiego di plastica monouso. I cittadini e visitatori saranno chiamati a postare le proprie immagini della Toscana che saranno poi manipolate dagli studenti Parigini per individuare possibili tendenze culturali. Ci sarà una ricerca fotografica di vecchie stazioni dimesse, località termali in decadenza e persone assolutamente normali. Saranno poi chiuse in capsule del tempo e sepolte in luoghi simbolici di Siena. Le torri di San Gimignano e la Torre del Mangia saranno trasformate in lavagne interattive che si aprono a nuove storie. Verranno fissate tre enormi bandiere nel cuore di Siena ed i passanti potranno cambiare la direzione del vento e quindi il moto delle bandiere interagendo direttamente dal proprio Smartphone.
Sarà prodotto un vino nuovo dedicato al 2019, ci sarà un gigantesco banchetto sulle mura di Siena, i Cinesi di Prato saranno coinvolti in vari progetti sulla coltivazione della terra. Sarà sistemata un’installazione 3D sul paesaggio Toscano utilizzando alimenti freschi della tradizione alimentare locale. La cerimonia di chiusura prevede un concerto su un palco volante, una piattaforma galleggiante sopra le persone riunite in Piazza del Campo, questi musicisti eccezionali eseguiranno un concerto cui tutti possono partecipare: i cittadini di tutta Europa saranno invitati a sintonizzare i propri dispositivi audio sulla stessa frequenza e ad amplificare la loro partecipazione aprendo e utilizzando le loro finestre e balconi come megafoni.
Il garbuglio di proposte che ti ho elencato non danno l’idea d’avere molto da spartire con Siena vero? Sorge il sospetto che fosse già quasi tutto scritto e che la città sarebbe servita solamente a fare da contenitore o da palcoscenico di lusso. Per bere la camomilla con gli zingari, proiettare immagini sui palazzi o sotterrare capsule del tempo non c’era bisogno di candidare Siena; sono cose che avrebbero potuto fare da qualsiasi altra parte.
Mi reputi una persona strampalata se m’aspettavo di leggere nel programma di incontri con autori di fama, mostre d’arte, concerti di musica classica, settimane dedicate al cinema d’essai o altre manifestazioni bizzarre di questo genere? Ammetto di non stare molto al passo coi tempi, conosco poco le ultime meraviglie della tecnologia e al cospetto d’una installazione ad una mostra d’arte contemporanea spesso non sono capace ad esprimere che perplessità. Forse non sono da biasimare per non avere compreso i progetti d’avanguardia partoriti dal genio assoluto del Prof Sacco. In ogni caso, la prima sensazione che ho avuto posando il Bid-Book, è che l’avesse scritto un visionario sotto effetto di sostanze lisergiche. Sarà questo il motivo per cui l’hanno tenuto nascosto? Magari per correttezza avrebbero almeno dovuto informare che nel programma era previsto che i Senesi ospitassero in casa un viandante pacifista. Mi sarei anche aspettato un maggiore coinvolgimento delle Contrade, sono l’anima di Siena, ed i Contradaioli rappresentano una fonte inesauribile di volontariato da cui non ci si può esimere. Averle escluse riprova che forse il team d’esperti assoldato non è stato in grado di cogliere appieno l’anima della città né compreso il concetto di Senesità.
Fingiamo per un secondo che i giurati avessero assegnato a Siena l’evento basandosi sulla sua cultura, ancora una volta sarebbe stata premiata per la storia, l’arte e l’architettura relativa al suo passato; di certo non per il presente. La cultura nella Siena del nuovo millennio è latitante se non addirittura in certi casi imbarazzante, alcune delle librerie storiche si sono trasformate in negozi di scarpe ed accessori, le poche sale cinematografiche rimaste si sono ristrette come i maglioni lavati con il programma sbagliato, i bei teatri sono usati con il contagocce ed offrono stagioni scarne e spesso tediose.
In compenso, oltre il dieci percento della popolazione si è messa in fila per rinnovare l’abbonamento per seguire il calcio ed il basket dove sugli spalti trionfa la cultura dell’antisportività, del vituperio e se uno volesse scrivere l’abbecedario della bestemmia, troverebbe materiale a iosa.
Detto così verrebbe da pensare che Siena di recente non abbia prodotto artisti di successo; non è esatto, solo che chi c’è riuscito è dovuto andare a cercarlo altrove. L’atteggiamento delle istituzioni è molto esterofilo e tende a favorire artisti stranieri a scapito dei suoi cittadini più talentuosi. La scultura di Cragg, un obbrobrio a forma d’una gigantesca deiezione di dinosauro, piazzata e poi rimossa nella città vecchia, è la dimostrazione.
I libri che ho scritto e che hanno avuto la fortuna di essere pubblicati in molte lingue, sono tutti ambientati in loco. Alcuni sono stati recensiti dai quotidiani più prestigiosi del mondo, uno premiato con il Notable Books dal NYTimes ed un altro addirittura con il Benjamin Franklin Award. Grazie a questo, ho avuto l’onore d’essere invitato in giro per il mondo a parlare di Siena e la Toscana nei festival, Consolati Italiani ed anche all’Expo di Shanghai. Le prime volte ho ritenuto doveroso informare via e-mail gli uffici competenti dei Comuni, Provincia e Regione locali ma, siccome avrei avuto più soddisfazione intavolare un discorso con dei moscerini della frutta, alla fine ho rinunciato. Mi avessero risposto anche mandandomi a fanculo, l’avrei trovato molto più educato che ignorarmi del tutto.
Gli assessori nei vari uffici amministrativi si danno un sacco d’arie, anche quelli di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno. Competenti o no godono di privilegi e vitalizi ed alcuni guadagnano anche più del tuo Presidente. I politici a casa tua Rob, li definite Civil Servants, anziché il nostro pomposo onorevole, perché in effetti sono semplicemente persone che hanno scelto di mettersi al servizio della comunità. Si comportano da persone normali, vanno al lavoro con i mezzi pubblici, non godono d’immunità e quando sono coinvolti in faccende poco chiare non ci pensano due volte a dimettersi.
Se le e-mail inviate agli uffici amministrativi non hanno avuto esito positivo, non è che le telefonate hanno prodotto risultati migliori. Farsi passare un assessore è quasi impossibile; non ci sono quasi mai o sono impegnati in riunione. Se lasci detto alla segretaria d’essere richiamato, ci sono le stesse possibilità che ritrovare una braciola al sangue intatta nella gabbia dei leoni. Al Consorzio Per La Tutela del Palio, sono riuscito a farmi passare l’amministratore, ma quando ha capito chi fossi, mi ha sbattuto la cornetta nel muso. Il direttore del quotidiano locale, è stato più gentile perché, almeno prima di liquidarmi, mi ha ascoltato. Mi ha spiegato che un trafiletto con la notizia di un autore locale premiato all’estero, a Siena non sarebbe fregato a nessuno; è evidente che la gente è più interessata a quegli articoli dedicati alla casalinga che si taglia un dito affettando una cipolla.
Molti lettori mi chiedono perché è così difficile trovare i miei libri in vendita qui. In Italiano non esistono perché nessuna casa editrice li ha voluti pubblicare. Non che non sono piaciuti, nessuno si è mai preso la briga di legger i manoscritti che ho inviato. Almeno credo. Non rispondere alle e-mail è un’abitudine tutta italiana; non un problema esclusivo di Siena. I libri in lingua in qualche negozio e libreria ci sono. Pochissimi. Gli accordi erano che li lasciassi in conto vendita dividendo al cinquanta percento i profitti. Molti commercianti dopo averli venduti non me li hanno riordinati e riscuotere era diventata una impresa titanica; così, non avendo voglia di litigare ed andare per vie legali, ho preferito rinunciare.
Rob, credo che Siena abbia le carte in regola per rialzarsi a prescindere, ma accadrà a condizione di un cambio radicale nel modo di ragionare della gente. L’attuale classe dirigente, le persone fameliche che occupano tutte quelle poltrone in simultanea, e certi anziani, ormai improduttivi, se ne devono andare in blocco. So che l'ho già scritto ma vale la pena ribadirlo. Ai lori posti ci dovrebbero mettere persone valide, meglio se giovani e non figli di questo e di quello o amici di partito dei loro predecessori. A Siena ci sono tanti individui in gamba che non sono ammanicati con politici e caste varie e che meriterebbero qualche chance. Se non sono capaci, un calcio nel sedere e fuori dalle balle; non come le nullità che non solo mandano in bancarotta gli enti che amministrano ma che rimangono al loro posto premiati e riveriti.
Dico una banalità se scrivo che si devono tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione. Il Comune di Siena, che ha circa seicentocinquanta dipendenti, ma che non è in grado di raccogliere la spazzatura, quest’anno ha speso due milioni di euro per delle misteriose consulenze esterne. Andrebbero eliminati albi, registri e tutta quella improduttiva burocrazia. Dovrebbero impedire che prima ancora d’aprire un’attività, l’imprenditore sia costretto a versare tutti quei soldi che servono solo ad arricchire lo stato. La città vecchia andrebbe ripopolata con degli incentivi per fare in modo che i giovani desiderosi di staccarsi dai genitori, non siano obbligati ad andare a vivere alle Badesse o Ponte a Tressa. Se è di turismo che Siena deve vivere allora i Senesi devono togliersi l’assurdo complesso di superiorità e sforzarsi d’essere un pochino più accoglienti. Fondamentale sarebbe inaugurare finalmente il polo museale di Santa Maria della Scala e spingere per avere collegamenti ferroviari e strade più decenti. Gli uffici dell’amministrazione dovrebbero stare a disposizione dei cittadini e non stare sempre a mettere il bastone tra le ruote; specie a chi ha voglia di fare. Si attaccano ad assurdi cavilli solo per spillare soldi come hanno fatto l’altro giorno a quei commercianti che si sono visti multati rei d’avere un adesivo attaccato sulla vetrina del negozio ed hanno fatto rimuovere centinaia di cartelli che indicavano agriturismi, ristoranti ed alberghi; così a rimetterci sono solo i turisti che girano a vuoto chiedendosi perché in Italia ce l’hanno con loro.
A venti anni, nel pieno della mia passione per il Chianti, pensai che accompagnare turisti a scoprirne le bellezze, potesse essere una buona idea; sicuramente originale, perché non lo faceva nessuno. Non la pensavano così o forse è meglio dire che non capivano esattamente cosa intendessi quando esposi la mia idea alla Camera di Commercio di Siena. Negli uffici della Regione addirittura mi presero in giro dicendomi, parole testuali, te sei tutto grullo. Non era poi così difficile, proponevo tour nel Chianti, mica nello spazio a bordo d’un astronave con destinazione Alfa Centauri. Mi ricordo che mentre illustravo il mio progetto uno dei due impiegati sfogliava la Gazzetta dello Sport e l’altro mi ascoltava grattandosi la testa con gli occhi sgranati come un nasello lesso.
Solo l’ostinazione tipica dei ventenni mi suggerì d’andare avanti ed allora mi affidai ad uno studio legale che studiò attentamente la disciplina in vigore ed alla fine mi consigliò di prendere la partita IVA come libero professionista. Ho svolto la mia attività per anni, il lavoro strano, come lo definivano i miei amici impiegati di banca, pagando regolarmente le tasse fino a quando il Chianti è stato scoperto dal turismo di massa. Le regole sono diventate più severe, per svolgere il mio mestiere non era più sufficiente la Partita IVA, era necessario che prendessi licenze e permessi vari. C’ho provato, secondo alcuni uffici per essere in regola avrei dovuto prendere il patentino di guida turistica di Siena (anche se operavo nel Chianti), altri sostenevano che per legge dovevo trasformare la mia attività in una agenzia di viaggi (non ho mai capito che c’entrasse) altri ancora che prendessi la licenza di Noleggio con Conducente, anche se il mio non era affatto un servizio di trasporto. Feci comunque qualche tentativo, l’unica licenza disponibile si trovava in un comune ad un ora da casa, ammesso che me l’avrebbero concessa, per ottenerla avrei dovuto sborsare una somma considerevole ed acquistare anche un’autorimessa in loco. Come vedi, anziché incoraggiare la mia attività, che oltretutto andava bene, mi sono trovato costretto a chiuderla. La cosa più strana era respingere i clienti che mi contattavano e spiegargli i motivi per cui non avrei più potuto accompagnarli. Soprattutto i tuoi connazionali Rob; sarebbe stato più facile illustragli il Bosone di Higgs e le ragioni per cui è conosciuto come la particella di Dio.
Adesso però basta parlare di me. Torniamo a Siena. Ti ho scritto che tende a vivere molto sul suo passato, che i suoi abitanti sono all’antica ed anche molto conservatori; è strano perchè non c’è nessuna relazione tra le due cose. Quando fu terminata la costruzione della Chiesa di Provenzano, i Senesi decisero di dedicarle un Palio che sarebbe andato ad aggiungersi a quello tradizionale dell’Assunta. Non mi risulta che ci furono sommosse o proteste popolari. Ti lancio una provocazione, tanto questa è una lettera confidenziale che non verrà letta da nessuno a Siena. Nel caso lo fosse, oltre a rischiare qualche denuncia, che sarebbe la meno, ho paura che finirei i miei giorni avvolto in una camicia di forza in qualche ospedale psichiatrico. Immagina se qualcuno proponesse un terzo Palio, fammi improvvisare, da celebrare, chessò, ogni Ottobre. Un Palio tutto al femminile. Te lo immagini? Donne tamburine, alfiere e fantine che sfilano nella passeggiata storica indossando, al posto di monture medioevali, costumi più attuali creati apposta per l’occasione; un Palio laico, dedicato alla donne di Siena ed al nuovo millennio, anziché al periodo della Repubblica e la Madonna. Sarebbe un segnale forte a dimostrazione che Siena è nuovamente una città propositiva e soprattutto, tornata ad avere un pensiero d’avanguardia. Ne parlerebbero i giornali di tutto il mondo e l’immagine della città ne trarrebbe giovamento Capisci adesso perché ho nominato la camicia di forza? A Siena se qualcuno uscisse con una follia del genere diventerebbe lo scemo del villaggio.
È ovvio che si potrebbero fare mille cose più normali ma ho voluto toccare di proposito ciò che per i Senesi rappresenta la più sacra delle icone. La continuità va benissimo, ma se la città non si stacca dal cordone ombelicale che la lega al suo passato ed inizia a guardare avanti, rimarrà impantanata nella melma.
Il Palio laico sarebbe anche un’occasione per uscire dai vincoli con la Chiesa a cui la città è incatenata. Il clero, in particolare modo il Vescovo, anche negli anni della crisi, continua a vivere, nel lusso occupando un palazzo sontuoso. Sai benissimo che non sono praticante anche perché non m’identifico con gli ecclesiastici così distanti dagli insegnamenti basilari del Cristianesimo. Predicano bene e razzolano male e grazie ai concordati, non pagano le tasse, hanno sconti ed agevolazioni e lo Stato gli passa di tutto, anche le sigarette. Santa Caterina e San Bernardino, i santi più legati a Siena vivevano in maniera ben diversa. Non so se è il classico giochetto per distrarre il popolo da problemi più seri, ma di recente hanno rilanciato il miracolo delle Sante Particole: le ostie custodite nella Chiesa di San Francesco che dal Settecento ad oggi, non si sarebbero decomposte. Se Dio manifesta la sua onnipotenza attraverso quattro wafer essiccati, potrebbe fare di meglio dato che hanno scoperto cibi, ben più difficili da conservare, intatti nelle tombe degli Antichi Egizi. La cosa più triste è che un esercito di Senesi crede a tutto ciò, idolatrano statue di Santi e Madonne e si recano in pellegrinaggio ad arricchire gli imbroglioni di Medjugorje.
Sul futuro della città non è necessario dichiararsi ottimisti o pessimisti, è sufficiente essere realisti. Gli ottimisti erano i coglioni sul Titanic che sono annegati perché credevano nell’inaffondabilità della nave ed i pessimisti quelli che sentendosi spacciati non hanno nemmeno provato a mettersi in salvo; come spesso accade gli estremi s’incontrano. Siena è un po' la bella donna che ha avuto la vita facile ma, una volta sfiorita la bellezza, non potendo più campare di rendita, ha dovuto cercare altre vie.
Ti ho scritto che avrei dedicato qualche parola alle Contrade ed al Palio, ma adesso credo che non è necessario. In questa lettera non ho risparmiato critiche a nessuno e non che le Contrade ne siano esenti ma, le ritengo una delle poche cose da salvare in questa città martoriata da fallimenti e scandali. E poi, l’universo delle Contrade lo hai saputo raccontare così bene tu nel libro che gli hai dedicato. Potrei concludere la lettera con l’allegoria del Buono e del Cattivo Governo, il ciclo di affreschi databili al 1338-1339 di Ambrogio Lorenzetti conservato sulle pareti del Palazzo Pubblico. Sarebbe troppo scontato. Se la parte buona l’aveva dedicata al governo del suo tempo, l’altra, con la personificazione dell’avarizia, la superbia e la vanagloria, sembra la cartolina di quella attuale.
Qualche ora fa, mentre camminavo per le vie della città ho notato che c’era qualcosa che mi stava turbando, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Poi ho compreso che era la malinconia che provavo pensando a tutte le cose che volevo scriverti. Ho alzato gli occhi che si sono fissati sul cielo rivestito da piccole nuvole che sembravano potessero minacciare un po' di pioggia. Quando li ho abbassati sono entrato sul Corso affollato di gente che passeggiava ed andava alla ricerca degli sguardi delle persone che incrociava. A Siena, è raro che siano sconosciuti perché si sono incontrati mille altre volte, anche se magari non si sono mai scambiati una parola. Tutte le volte il cervello si mette all’opera, cercando inconsciamente d’associare i volti ad una Contrada, alla scuola che hanno frequentato o al mestiere che svolgono; forse un modo per sentirsi rassicurati.
Le nuvole che macchiettavano il cielo si sono sciolte come zollette lasciando il cielo color cobalto. Il sole, riflettendo sui vetri delle case, faceva rimbalzare i raggi sui muri antichi rischiarando quegli angoli che a Siena restano quasi sempre nell’ombra. I mattoni hanno cambiato per un attimo tonalità alterandosi in un rassicurante granata infuocato, poi il sole senza indugi è sceso dietro al caos di tetti ed è scomparso alle spalle d’una delle migliaia di splendide colline sparse per la provincia. Il cielo è passato dal turchino all’azzurro scuro, al grigio cenere fino a quando è stato sforacchiato dai flebili bagliori delle stelle.
La lettera che ti ho scritto, in risposta alla tua interrogazione, spero non ti abbia messo di malumore. Mi auguro che abbia colto il fine che è anche quello di mostrare il mio amore incondizionato al luogo dove vivo e che difenderò da chi è intenzionato a fargli del male. Qualunque cosa accadrà Siena riuscirà sempre ad emanarmi quel senso di vita e di carattere che forma l’attrattiva delle migliori opere dell’uomo e le campagne che la circondano, quel senso di completezza che sento nella terra che calpesto e nell’aria che respiro.

Un abbraccio

Dario